Cesare

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L'aria d'estate stava velocemente svanendo tra i corridoi lilla del liceo dove Camilla, Alice e Leonardo passavano le loro giornate in una lenta monotonia che li accompagnava durante ogni singola ora di quell'interminabile Ottobre.
Più veloci, invece, erano i passi degli studenti nuovi, che saltellavano di qua e di là in fibrillazione e schiamazzavano, occupando fastidiosamente i corridoi durante gli intervalli.
Nessuno aveva proprio il tempo per sentire la mancanza della sabbia sulla pelle e degli aperitivi con gli amici, perché ognuno stava finalmente dando un senso alla propria presenza in quel luogo.

Alice e Camilla avevano ormai appuntamento fisso da Roby's.
Le divertiva sedersi sugli sgabellini rossi a parlare di qualsiasi cosa, anche la più inutile, guardando dalla gigantesca vetrata il mondo fuori. Passavano uomini eleganti, donne arrabbiate, coppie che parlavano, ma le ragazze non potevano sentire le loro parole. Allora partiva un'analisi accurata dei personaggi per indovinare che cosa stessero dicendo.
Bastava decisamente poco per farle divertire.

E fu proprio in uno di questi pomeriggi normali e allo stesso tempo molto speciali che qualcosa cambiò nella loro routine.
Una piccola scintilla innescò una macchina che non si sarebbe più fermata e che avrebbe prodotto innumerevoli novità.
Camilla stava tranquillamente mangiando la sua piadina crudo e mozzarella quando qualcosa le andò di traverso. Si era incantata.
Alice nel tentativo di trattenere le risate per la scena davvero esilarante - almeno dal suo punto di vista - capì subito il perché, e non ci pensò due volte a farlo notare alla bionda.
«Se lo guardi di nuovo così al posto di mangiare la piadina rischi di mangiarti lui direttamente».
La ragazza sgranò gli occhi, e poi si mise a ridere di riflesso. In realtà si stava accorgendo solo in quel momento che si era trovata nuovamente a guardarlo. Lui. Il proprietario di quello zaino che vedeva sbucare da ogni parte, come se lo avesse legato a una calamita di cui lei teneva l'altro polo. Ma Camilla non voleva vederlo, quel ragazzo, anzi, lo trovava ogni volta più idiota della precedente, con il suo sorriso da modello e quelle mani, che le erano rimaste impresse nella mente in un qualche strano modo, chissà come.
Ecco.
Si era incantata di nuovo. Doveva fare qualcosa per quel suo problema di concentrazione durante i discorsi.
Alice cercava solamente di capire cosa potesse esserci di speciale in tutto questo.
«Guarda che un mio compagno lo conosce...» la ragazza con le lentiggini risvegliò nuovamente Camilla dal suo torpore. Non sapeva bene neppure lei cosa volesse significare realmente la frase che aveva appena pronunciato -o forse sì- ma aspettò solamente la risposta dell'amica.
«No grazie.» Risposta secca, decisa, probabilmente più del necessario. Ma la risolutezza durò ben poco: si sa, la curiosità è femmina, anzi, la curiosità è Camilla.

Dlin. Qualcuno era entrato nel bar e d'istinto le due si girarono a guardare verso l'ingresso.
Si chiuse dietro la porta, salutando in modo cordiale, un ragazzo alto, biondo, dall'aria precisa e metodica, che ordinò un piatto di pasta e una bottiglietta d'acqua.
Alice lo riconobbe subito: era il suo compagno di banco, con il quale solo quel giorno era riuscita, finalmente, a scambiare due parole.

Come un fulmine a ciel sereno, Leonardo aveva parlato:
《Non dovresti disegnare sugli appunti di greco》. Sorpresa Alice aveva alzato un sopracciglio guardandolo.  Sembrava serio, quasi autoritario, e lei non sapeva cosa rispondere: optò per il silenzio.
《Scusa, non volevo essere invadente, ma i tuoi disegni mi piacciono e secondo me dovresti metterli su un quaderno e tenerli con cura》 si giustificò il ragazzo guardandola distrattamente.
《Oh, beh, guarda che il fascino dei miei disegni deriva esclusivamente dal fatto che siano su fogliacci》.

Ecco, adesso era Alice ad essersi incantata a pensare a quel breve colloquio, quando inaspettatamente il ragazzo si diresse proprio verso il tavolo a cui stavano sedute davanti a una piadina ormai fredda le due ragazze e, dopo una richiesta breve ma cortese si sedette con loro in attesa della sua pasta presentandosi alla bionda: «Leonardo, per gli amici Leo». Non diceva mai "piacere", perché non poteva sapere se i suoi incontri sarebbero stati piacevoli, e Leo detestava fare o dire qualcosa senza prima esserne certo.

Alice cercò lo sguardo di Camilla e poi indicò con gli occhi il ragazzo dello zainetto.
"No, no, non puoi farlo" . La bionda pregò per un secondo, ma era troppo tardi: Alice stava già parlando.
《Dimmi, conosci il ragazzo con quello zainetto?》 .
Leonardo rimase in silenzio per un secondo poi sorrise 《È Cesare, un amico di Meth. Perché?》 .
《Oh, niente di che》Alice rispose, pensando che finalmente "zainetto" aveva un nome.
Da sotto il tavolo, Camilla le tirò una gomitata piena di gratitudine.

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