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Aprí un occhio, ancora assonato, e si giró per guardare la sveglia.
Cazzo sono le 5 di mattina
Si alzó, cercando di ignorare il dolore ai muscoli e la stanchezza dovuta alle 4 ore in meno di sonno.
Devo ricordarmi di chiamare Frank
Si appuntó mentalmente Gerard dopo essersi vestito. Afferró lo zaino e una felpa trovata per fortuna sulla sedia e scese al piano inferiore, in cucina.
Non si stupí di trovare la madre seduta a capotavola, le braccia appoggiate al tavolo, le mani aperte con il palmo rivolto verso il legno.
Prima di trovare qualcosa di commestibile fu costretto ad aprire vari pensili, la maggior parte vuoti
Devo fare la spesa

-Esco- si limitó a dire, chiudendosi la porta dietro le spalle.
Rimase li, fermo per qualche secondo, gli occhi chiusi, lo zaino stretto in una mano, la felpa nell'altra.
É sempre stato Frank a salvarmi da tutto questo. Devo chiamarlo

Sì incamminó verso la scuola, cercando di ricordarsi che materie aveva quel giorno.
Prime due ore: matematica.

Non ce la posso fare

Si bloccó sul posto per poi tornare indietro.

Al primo anno del liceo, quando volevano saltare scuola, lui e Frank andavano sempre in un giardino a dieci minuti da casa sua, un piccolo parco con qualche altalena e uno scivolo.
Bastava che uno dei due stesse male e nemmeno l'altro sarebbe andato a scuola.

Lanció lo zaino per terra, lasciandosi cadere sulla solita panchina, quella dove si sedevano sempre lui e Frank.

Quando si convinse a controllare l'ora erano già le 6:45 quindi si decise a chiamare il ragazzo.
Uno squillo
Due squilli
Tre squilli

Questa é la segreteria telefonica di Frank Iero, se non ho risposto é perché ho qualcosa di meglio da fare che parlare con voi, non richiamate

Sorrise, riconoscendo la segreteria dell'amico, ripromettendosi che lo avrebbe richiamato.

Rimase li per qualche ora, steso sulla panchina con la testa appoggiato allo zaino. Ogni tanto qualche passante gli lanciava un occhiata e tirava dritto ma lui se ne era sempre fregato di quello che la gente pensava. Non avrebbe certo iniziato a preoccuparsene ora.

Quando decise di andarsene erano già le 6 di sera e aveva provato a chiamare Frank già altre tre volte ma era sempre scattata la segreteria.

Arrivato a casa trovó sua madre seduta sul divano, a fissare la televisione spenta, una bottiglia di birra in mano.
-Ciao!-
Lo salutò una voce dalla piccola e malmessa cucina.
-Ciao Mikey-
Rispose al fratello.

Mikey gli corse incontro, abbracciandolo
-Anche oggi non sei andato a scuola vero?- chiese con tono affettuoso, un finto sorriso sulle labbra

-No, ho provato a chiamare Frank quattro volte, ma non mi risponde-
A quel punto, il sorriso del minore vascilló un attimo e negli occhi passo un lampo di terrore.
Gerard lo ignoró, voltandosi verso la madre, ferma nella stessa posizione.
-É stata così tutto il giorno, si é alzata solo per bere- gli sussurró all'orecchio il fratello, confermando i suoi sospetti.

Il più grande allora marció deciso verso il divano, strappando la bottiglia di mano alla donna, che finalmente posó la sua attenzione su di lui e provó a riprendersela, riuscendo peró solamente a cadere per terra.
Ma Gerard non si fermó e si diresse in cucina.

Quando Mikey si decise a seguirlo, dopo aver aiutato la donna ad alzarsi, lo trovó a svuotare il frigo da tutte le bottiglie di birra, per poi buttarle in un sacco nero della spazzatura e uscire di casa.

Quando rientró, pochi minuti dopo, il sacco era sparito.

-Cosa hai fatto!- urló la madre, la voce roca e strisciata, non parlava da troppo.

-Sei nostra madre! Dovresti prenderti cura tu di noi, dovresti lavorare per aiutare a mantenerci! Sei un peso e stai trascinando tutti giù con te!
Tutte le volte che arriva quel bastardo di nostro padre con i soldi che dovrebbero aiutare a mantenerci tu li spendi in alcol!
Adesso basta, se vedo un altra bottiglia di birra in casa, ti sbatto fuori!-
Urló, in preda alla rabbia. Strinse i pugni cosí forte da lasciare il segno delle unghie sul palmo. Voleva scaraventarsi su quella donna che diceva di essere la loro madre ma che non lo aveva mai dimostrato e buttarla fuori di casa.

Mikey si avvicinó per cercare di calmarlo ma Gerard se ne andò prima che potesse dire niente.
Una volta nella sua stanza, frugó nello zaino alla ricerca del telefono. Appena lo trovó non fece altro che riprovare a chiamare Frank.
Ti prego Frank ho bisogno di te
Sì ritrovo a pensare in continuazione, come un disco rotto.
Uno squillo
Ho bisogno di te
Due squilli
Aiuto
Tre squilli

Prima che partisse la segreteria lanció il telefono sul letto.
Doveva far tornare quel ragazzo nella sua vita o sarebbe impazzito.

Si infiló sotto le coperte, senza degnarsi neanche di cambiarsi, togliendosi solamente le scarpe.
Si addormentó subito dopo.

-Gee aspettarmi!-
Gli urló dietro Frank, mettendosi a correre per riuscire a raggiungerlo.
Appena ci riuscì, lo afferró per un braccio, scoppiando a ridere e lo costrinse a voltarsi.

-Stronzo- sussurró prima di baciarlo.
Quando si separarono stavano ridendo entrambi. Era un nuvoloso sabato sera di settembre e i due erano usciti insieme per poter sfruttare ancora un po' la libertá prima dell'inizio della scuola.

Il giorno dopo si sveglió urlando, le lacrime agli occhi e un terribile mal di testa.

Se siete arrivati fin qui, significa che avete letto il primo capitolo e spero che abbia stuzzicato il vostro interesse.
La storia é corta e ispirata ad un episodio di criminal minds, i capitoli sono 4 e li ho già scritti.
Detto questo, spero non vi faccia troppo schifo!

Memories•Frerard• Where stories live. Discover now