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Quella mattina Gerard decise che sarebbe andato a scuola. O meglio, si rese conto che era da tre settimane che non ci andava. Quando si metteva in testa di andarci finiva sempre per ritrovarsi nel giardinetto.
Quel giorno sarebbe stata la volta buona.

Ma quando fece per uscire di casa venne bloccato da Mikey, che usciva dalla cucina, seguito dalla madre.

-Gerard oggi arriva nostro padre, é meglio se resti a casa-
Il maggiore spostó lo sguardo sulla madre, i giorni precedenti e successivi alla visita del padre erano sempre i peggiori. Ma ora Gerard le aveva tolto l'alcol, cosí la donna si limitó ad accendersi una sigaretta, ignorando il divieto di non fumare in casa, e si asciugó una lacrima, convinta di non essere vista.

-Oh okay- rispose finalmente al fratello per poi lanciare lo zaino in un angolo e lasciarsi cadere sul divano.

-Perché questo mese arriva prima? Di solito viene verso fine mese mentre ora siamo ad inizio dicembre-

A questa domanda il fratello sembró a disagio, cosí si sporse un pó di piu verso di lui, curioso

-Allora?-

-Gliel'ho chiesto io. Deve parlaci di una cosa- rispose per poi sparire in camera. Gerard sentí chiaramente la porta sbattere con forza.
Donna si avvicinó al figlio e aprí la bocca, come per dire qualcosa, ma poi si lasció cadere accanto a lui, la sigaretta stretta tra le dita.

Le ore passavano lente, in modo innaturale, a parere di Gerard, che si era trovato all'improvviso senza fare niente e con l'obbligo di restare in casa ad aspettare l'arrivo di una delle persone che più odiava al mondo.
Era anche colpa sua se ora stavano cosí. Non glielo avrebbe mai perdonato.

Alla fine Mikey lo assunse come aiuto cuoco, mentre cercava di fare un piatto decente. Secondo Gerard era molto stupido. Lui non glielo avrebbe neanche dato un pranzo a quell'uomo.
In quel modo peró riuscì a sopportare le ore che mancavano all'arrivo del padre, che giunse sul vialetto di casa verso le 2:30.

Il pranzo fu, come tutti si aspettavano ormai, una cosa molto deprimente.
Il cibo, per quanto Mikey si fosse impegnato, aveva un aspetto terribile e il silenzio e l'odio che aleggiavano per la stanza non facevano che peggiorare la situazione.

Per la prima volta nella sua vita Gerard fece un sospiro di sollievo quando arrivó il momento di sparecchiare e riuscì a sottrarsi allo sguardo indagatore del padre che si era ritrovato addosso più volte quel giorno e si offrí di lavare i piatti.

Quando si sposarono in salotto erano ormai le 3:30.
Per il ragazzo fu molto deprimente essere costretto ad andare a prendere una sedia in cucina, perché tutti non entravano nel divano.

-Allora, perché sei qui?- si convinse finalmente a rompere quell'imbarazzante silenzio.

-Dobbiamo parlare- gli rispose freddo il padre, guardandolo negli occhi, per poi infilarsi una mano in tasca e tirare fuori un biglietto da visita.
-Questo é il numero di una psichiatra, vorrei che tu ci andassi-
Gerard se lo rigiró tra le mani per qualche secondo

-Perché?- chiese confuso.
Mikey e il padre si scambiarono uno sguardo.
-Perché?- chiese nuovamente, con più forza.
-Per Frank- gli rispose finalmente il fratello.
-Okay, non mi risponde al telefono e sembra si sia allontanato completamente da me ma non mi sembra sia cosí grave da andare da uno psichiatra- concluse, porgendo il bigliettino al padre.

Ma il padre si voltó nuovamente verso Mikey
-Come é possibile?!-
-Non lo so!-
Questo scambio di battute fece infuriare Gerard che si alzó di scatto, facendo cadere la sedia.
-Basta segreti cazzo!-

-Okay Gerard intanto ti calmi, non é possibile parlare con te se sei cosí arrabbiato- gli ordinó il padre, alzandosi anche lui, subito seguito da un timoroso Mikey.

A quel punto Gerard non ci vide più dalla rabbia e fece per gettarsi contro il padre, le mani protese in avanti e lo sguardo iniettato d'odio, ma Mikey si mise in mezzo appena in tempo.
-Fermi!- urló, allontando leggermente il fratello con una mano premuta sul suo petto.

-Stronzo!- urló il moro al padre, ormai arrabbiato anche lui.

-Stupido ingrato! Sai perché devi andare da una psichiatra?! Perché il tuo amichetto frocio é morto e tu non lo capisci perché sei impazzito completamente come tua madre! E sei stato tu la causa della sua morte!-

Gerard si immobilizzó all'improvviso, ricordando cosa era successo.

-Vogliamo i nostri soldi- aveva detto lo spacciatore.
Gerard riuscì solamente a fare un passo indietro, costringendo a indietreggiare anche Frank.

-Io... io non ho i vostri soldi, ma li troverò datemi ancora...-
L'uomo lo interruppe, facendosi sempre più vicino

-Ti ho dato anche troppo tempo! Vediamo se questo ti farà trovare la voglia di pagarmi!-

Ad un segno della sua mano, l'uomo tatuato avanzó verso i due per poi dare una spinta a Gerard, facendolo cadere, per poi afferrare Frank e trascinarlo con . Un secondo uomo, che fino a quel momento era rimasto nascosto nell'ombra, bloccó Gerard.

-Guarda!- urló lo spacciatore, un enorme sorriso sul viso
-Guarda Gerard, guarda cosa hai fatto-
Svelto, tiro fuori dalla tasca una pistola e tutto quello che percepí Gerard fu un forte rumore e il corpo di Frank che si accasciava a terra.

A quel punto siricordó solo di aver urlato con tutto il fiato che aveva in corpo, rumore di passi e di sirene della polizia.

Quando aprí gli occhi Gerard si ritrovó accucciato sul pavimento, la fronte madita di sudore e sua madre inginocchiata accanto a lui.
Appena vide che era sveglio, lo strinse a se, come non faceva da anni.
Mikey apparve poco dopo nel suo campo visivo.

-Mi dispiace, non doveva andare cosí- stava piangendo, anche se cercava di mascherarlo.
-Dove... dove é quel bastardo? - si costrinse a parlare Gerard.

-L'ho cacciato... Gerard... credo tu debba andare davvero da quella psichiatra. Ti fará bene-

Mikey lo aiutó ad alzarsi e lo strinse in un abbraccio. Rimasero cosí per qualche minuto.

-Okay, dove é quel numero?-

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