6°Capitolo

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Tornammo in camera in un silenzio imbarazzato.

Appena aprimmo la porta Sebastian ci venne incontro: -se mi permettete padrone, penso che la signorina debba cambiarsi d'abito e magari potreste portarla a fare un giro per la residenza- propose. Guardai Ciel, attendendo una sua risposta. Lui si voltó verso di me:- Ti vá?- mi chiese. Ci pensai su. Non sarebbe stato male fare un giro, se per qualche motivo avessi dovuto scappare almeno conoscevo il posto. Non potevo lasciarmi trarre in inganno dal viso dolce di Ciel, quando voleva piteva diventare un bastardo megagalattico, questo l'avevo appena imparato a mie spese.

-D'accordo- acconsentí sorridendo

-Prima il vestito- disse Ciel.

Oddio.

-Ehm... Non è che avete dei pantaloni e una camicia da prestarmi?- chiesi a disagio. Odiavo indossare vestiti in casa. Ciel mi guardó chinando di lato la testa, nel suo sguardo c'era curiositá, meraviglia e divertimento.

-Vedró cosa puó fare la servitú- replicó ridacchiando

-Perchè ridi? Hai mai sentito il proverbio:"le abitudini non muoiono mai"?- chiesi infastidita dal suo comportamento. Lui di colpo si fece serio- bé, allora hai veramente una strana abitudine- dichiaró. Io alzai le spalle, qualunque cosa stesse pensando a me non importava. Non mi era mai importato di quello che si diceva in giro delle mie "strane abitudini". Certo, anche a me erano capitati monenti in cui mi sarebbe piaciuto essere come le altre ragazze che indossavano un vestito per ogni cosa facessero. Ma io non mi sentivo per niente a mio agio. Ciel intanto aveva dato irdine ad una ragazza di portarmi dei pantaloni e una camicia che fossero della mia taglia.

Intanto che aspettavo mi sedetti in una poltrona con gli occhi di Ciel che mi trafiggevano la schiena.

-Sei stanca?- mi chiese sembrava quasi preoccupato.

- Un pó- in effetti mi sentivo debole.

-É colpa della ferita- disse sedendosi nella poltrona di fronte alla mia, poi chiese:-come te la sei procurata?-

- Tutto grazie ai tuoi mostri- risposi acida, il mio tono era intenzionale ovviamente.

-strano...- borbottó-non avevano l'ordine di uccidere te- sembrava stesse parlando tra se e se. Incominciavo ad arrabbiarmi per la seconda volta in una giornata.

-Ah, e chi doveva uccidere allora?- dissi con voce che tremava di rabbia. Lui se ne accorse. Sorrise leggermente, come se ci provasse gusto.

-Bè... In realtá doveva essere un'attcco a sorpresa solo per spaventarvi, ma a quanto pare...-

-E che gusto c'era?- chiesi. Davvero non sarei mai riuscita a capirli.

-Sai, noi ci troviamo gusto-

-A far cosa? Uccidere le persone?-

chiesi sarcastica.Peró lui era serio

-a volte si-

Entró la ragazza con un cumulo di vestiti neri

-Questi dovrebbero andare-

Le porse un paio di pantaloni neri aderenti,una maglietta a mezza manica e un paio di anfibi comodissi, tutto nero.

Mi diressi verso la cabina armadio e li indossai, mi stavano.

Uscita di lí trovai Ciel in piedi vicino alla porta, la guardó con un mezzo sorriso e le disse:- Vieni, ti faccio fare il giro della casa-

Le mostró infiniti corridoi con infiniti ritratti e infinite stanze dai toni blu, turchese e nero e altrettante di colire rosso cremisi. Addirittura c'era una stanza che sembrava un laboratorio di uno scienziato pazzo ma Ciel le spiegó che lí curavano le ferite piú gravi. In ogni stanza c'era un profumo diverso a seconda di chi vi andava piú spesso. C'erano delle stanze che puzzavano di marcio e altre che profumavano come prati in fiore. La condusse in una sala da ballo inquietante quanto affascinante: era fatta tutta di pietra e al centro torreggiava un angelo con le ali spiegate e in mano una spada, Ciel le disse che quella era la sala da ballo per gli eventi piú importanti.

Mentre camminavano per l'ennesimo corridoio lui le chiese sarcastico:-Ti piace la casa fin'ora?-

-Si è bella- e non stava mentendo, era affascinata da tutta quella oscuritá, dal senso di vuoto e tranquillitá che regnava tra quelle stanze. Quasi si vergognava di provare dei sentimenti del genere perchè da lei era proibito.

-E ora- annunció Ciel quando si trovarono di fronte ad un portone di mogano scuro- la stanza che preferirai piú di tutte-

E aprí la porta.

Lo scenario che si presentó ai miei occhi era il piú che avessi mai visto: un corridoio enorme con file di tavoli e poltrone riposavano ai lati di enormi scaffali pieni di libri che andavano fino al soffitto. La luce entrava a fiotti creando delle zone d'ombra. Gli scaffali avevano tutti delle scalette che permettevano di raggiungere i piani piú alti. Ogni scaffale era contrassegnato da una targhetta con il genere dei libri che conteneva. I miei piedi si mossero da soli e senza accorgermene mi ritrovai a girovagare per gli scaffali sfiorando con la punta delle dita i profili dei libri. Ero affascinata, ci avrei passato tutta la vita lá dentro

É magnifico pensai

-Giá- comparve Ciel dietro di me che mi sorrideva -sapevo che ti sarebbe piaciuto-

-E come?-

-Lo so e basta- rispose semplicemente

-Qui potrai prendere tutti i libri che vorrai e portarli in camera a leggere oppure rimanere qui- stavo per rispondergli che avrei voluto rimanere lí ma una voce di ragazza interruppe la nostra conversazione

-Principe Ciel!- urló una ragazza della servitú. Ci raggiunse affannata.

-Dimmi tutto-

-Dovete venire con me, suo padre la sta aspettando-

Ciel si rivolse a me, era dispiaciuto e triste, non so come facessi a dirlo ma lo salevo.Sentivo le mie emozioni come se fossero state le mie.

Gli sorrisi dolcemente, guardando i suoi occhi color del mare agitato e tempestuoso:-vai, il dovere ti chiama- lui annuí riluttante e seguí la ragazza. Io mi voltai e presi a scegliere diversi volumi che potevo leggere.

Arrivai nella sezione"Miti e leggende di entrambi i Popoli" il nome mi incuriosí. Presi il primo libro che mi capitó e mi sedetti nella poltrona piú vicina.

Lessi svariati racconti di fate e orchi, sirene e lupi. Svoltai pagina e il titolo di quella leggenda mi fece aggrottare le sopracciglia:"Ció che accadde prima:la maledizione" stavo per mettermi a leggerlo quando il portone sbatté. Mi voltai e vidi una ragazza che mi correva incontro: aveva i capelli neri come la notte e gli occhi verdi come il prato d'estate, le labbra erano piccole e carnose e la pelle leggermente abbronzata.Mi ricordava qualcuno e doveva essere un pó piú grande di me

-Ciao- disse-sono Theresa la sorella maggiore di Ciel, mi hanno detto che eri qui cosí sono passata a fare un salto. Come ti chiami?- sorrise, sembrava molto amichevole. Sorrisi anch'io:-sono Aranel- lei sgranó gli occhi - la Principessa della Luce! É un piacere conoscerti!- disse

-Anche per me Theresa-

-Oh, chiamami solo Tessa- disse sempre sorridendo. Spostó lo sguardo verso la pagina aperta alla leggenda che stavo leggendo e la sua espressione mutó completamente: divenne seria e quasi impaurita.

-Non dovresti leggere quella roba vecchia- disse -non ne vale la pena-

-Perchè?- chiesi, lei mi guardó seriamente -non leggerla e basta- poi di colpo il suo viso cambió di nuovo espressione e un grande sorriso le si formó in volto:- É stato un piacere, ora devo andare. Ciao!- e corse via lasciandomi sorpresa a fissare la porta che si chiudeva. Che strana ragazza. Mi riscossi, presi il libro e corsi fuori dalla biblioteca. Diretta verso camera mia.

Spazio autrice:

Ehi Ehi!

Ciaoooo... Allooora, mi scuso per eventuali errori grammaticali del capitolo e quant'altro di scandaloso.Come sempre vi invito a votare e commentare. Ma parliamo del nuovo personaggio:Tessa! Di sicuro una DETERMINATA persona capirá perche ho scelto questo nome per la sorella maggiore di Ciel. Cosa credete che fará? E perchè era cosí misteriosa riguardo al libro che stava leggendo Aranel? Beh, lo scoprirete! Ahahahahah... io non spoilero niente!

Saluti

Salla

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