Capitolo 12

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If Mohammed will not go to the mountain, the mountain must come to Mohammed. If you want something, you have to fight for it. Life doesn't give you anything for free, there's always a price, for everything. Your job is to understand if you're willing to pay it.

Siamo in un locale vicino al ponte di Brooklyn. La musica jazz di sottofondo e le luci leggermente soffuse rendono l'atmosfera romantica. Forse l'idea di mettermi un vestito elegante, verde pastello, con uno scollo non esagerato, e non troppo corto, con dei sandali, rigorosamente bassi, non è stata una cattiva idea. Se devo correre, non avrò problemi coi tacchi e non rischio di fare cadute imbarazzanti. Temevo di essere inappropriata, ma anche il mio prode cavaliere è piuttosto elegante, un pantalone scuro e una camicia azzurra, aderente, che mette in risalto i suoi muscoli. In questo momento vorrei sciogliermi, ma a quanto pare non sono la sola ad essere imbambolata ed incapace di formulare frasi di senso compiuto. Ad essere onesta, al primo incontro ho trovato Matthew molto carino, ma niente di più, anche se qualcosa in lui aveva attirato la mia attenzione. Quando ci siamo rivisti credevo saremmo diventati amici, ora sono certa che il confine dell'amicizia lo abbiamo superato, o forse non lo abbiamo mai veramente considerato.
Calamita è di fronte a me. Ci stiamo fissando da, credo, almeno cinque minuti, cioè il tempo trascorso da quando ci siamo seduti, sorridiamo come due ebeti, senza proferire parola.
Per continuare il momento di imbarazzo totale lui abbassa lo sguardo, dedicandosi alla lettura del menù. Decido di imitarlo, pur non avendo molta fame. In questo momento ho ben altre cose a cui pensare piuttosto che mangiare.
Una cameriera viene a prenderci l'ordinazione, andandosene pochi istanti dopo. É appena ricaduto il silenzio tra noi.
"Per una volta che ti accade qualcosa di decente tu te ne stai zitta, certo che proprio non ti capisco." Ma perchè la mia stupida voce della coscienza ha sempre dannatamente ragione? Perchè ogni tanto non sbaglia, così da farmi sentire meno imbranata, goffa e incapace?

- What are we now? - domando, andando dritta al punto in modo schietto. Mi stupisco di me, alle volte. Non credevo di riuscire ad essere così diretta, ma la Sofia che vive dentro di me, spesso, si comporta come il mio alter ego, ribaltando la situazione. La verità è che mi piacerebbe poter essere sempre in grado di tirare fuori questo mio lato deciso e risoluto, ma è facile a dirsi, difficile a farsi. Assai difficile.

- What do you mean? - controbatte il giovane, abbozzando un leggero ghigno sulle labbra, come se avesse perfettamente capito dove voglio arrivare.

- Are we in a relationship?-

- I don't know. Do you want to be in a relationship? - I ruoli paiono essersi invertiti. Quella indecisa e timida ero io, ma chiunque stesse assistendo alla conversazione, sono certa penserebbe il contrario.

- I wouldn't be asking if I didn't want to- Continuo a fissarlo, dritto negli occhi, con la speranza di riuscire a captare delle emozioni dal suo sguardo, ma è indecifrabile. Lui mi sembra imbambolato, non so se sia felice o sconvolto, così provo a prendergli la mano. Sorprendentemente non la ritrae, ma stringe la mia con maggiore forza ed accennandomi un sorriso genuino, sia con la bocca, sia con gli occhi, prima di iniziare a parlare.

- It would be a pleasure to be your boyfriend. I don't know anything about your previous life in Italy, but I can't wait to find out everything about you.-

Aggiungere altre parole sarebbe superfluo ora, rovinerebbero l'atmosfera. Senza indugiare troppo, mi alzo dalla sedia, mi metto di fronte a lui, per poi premere le mie labbra sulle sue, con dolcezza e passione. Essendo in un luogo pubblico decidiamo di mettere a freno il fuoco che sta ardentemente bruciando dentro di noi, consapevoli e desiderosi di poter sfogare, in modo non così casto, quanto al momento ci limitiamo ad immaginare nei nostri pensieri più torbidi.

Credo che la serata sia una delle più belle degli ultimi anni. Sono stata fidanzata con Andrea per tre anni, ma la verità è che non mi sono mai sentita così. Non che non fossi innamorata, ma forse in cuor mio, non mi sentivo amata, non come in questo momento almeno. Dal passato, però, sento di aver imparato una grande lezione. L'amore ci fa sentire vivi, su questo non ho dubbi. Una vita senza amore non può essere definita tale, in quanto è essa stessa un atto d'amore. Dio ha creato il mondo e la vita come atto d'amore, ciò che a noi oggi spetta è superare le insidie che egli ha messo sul nostro cammino, per capire cosa voglia dire amore. Amore è sacrificio, lealtà, pazienza, coraggio, paura, passione e delusione. Bisogna provarle tutte, sulla propria pelle, per capire il vero e profondo significato del termine.

Andrea è senza dubbio una parte importante del mio passato, che probabilmente non cancellerò mai completamente dai cassetti della mia memoria, però ora sono pronta a guardare al futuro, con una nuova consapevolezza di me, degli altri e di quello che voglio. Essere felice.

Terminiamo la cena, senza dire molte parole: sono gli sguardi a parlare per noi.

Matthew, mi trascina a forza a ballare, in mezzo alla sala. Sono una frana totale nei balli di coppia, ho sempre danzato da sola, ma anche lui non è di certo Fred Astaire. La musica jazz ha un ritmo travolgente, che farebbe risvegliare anche i morti, poi ha un non so che di vintage, ma allo stesso tempo moderno, che mi affascina, perchè alle mie orecchie suona come una fusione perfetta tra il passato ed il presente.

Quando il locale si svuota decidiamo che è anche il nostro turno di andare via. Ci concediamo una passeggiata sul celebre ponte della Grande Mela, al chiaro di luna. Proprio come le classiche giovani coppie camminiamo mano nella mano, con i piedi che si muovono in modo perfettamente sincronizzato. È come se fosse una melodia perfetta appena creata dal pianista: ogni nota è al posto giusto, i tempi sono armoniosi ed il risultato ottenuto è pura emozione.

Il ragazzo al mio fianco non mi ha lasciata andare per un attimo, nè con lo sguardo, nè fisicamente. La sua presenza è costante, mi fa sentire appagata. E allora perchè dal mio stomaco si materializza uno strano senso di inquietudine?

È come se avessi un presentimento di qualcosa che sta per accadere, e che rovinerà tutto. Credo di avere semplicemente paura. Paura di fare, o dire, la cosa sbagliata al momento sbagliato. Matthew ha notato che qualcosa mi disturba, lo vedo dai suoi occhi che mi guardano preoccupati, ma gli faccio un cenno che preferisco parlarne dopo che mi ha accompagnata in albergo.

Entriamo nella hall e chiamiamo l'ascensore. Mentre attendiamo sento alle mie spalle una voce invocare il mio nome.

- Sofia! Sofia! - Non posso crederci. Non può essere lui. Non può ripresentarsi nella mia vita, non ora. Matthew mi guarda, per capire chi sia questa voce maschile che mi chiama, ma i miei occhi in un attimo si fanno cupi e rabbiosi contemporaneamente. Senza dire nulla al mio fidanzato, mi volto, per guardare in faccia quel ragazzo, dopo tanto tempo. Tempo impiegato per dimenticare e far sì che il suo corpo, la sua voce ed i suoi occhi mi fossero totalmente indifferenti. La missione non mi pare, però, sia stata un successo, perchè ho un leggero sussulto quando le mie orecchie odono il mio nome invocato da Lui.

- Andrea, che cosa ci fai tu qui?-

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Buon pomeriggio lettori e lettrici.

Mi scuso per l'assenza, normalmente aggiorno ad inizio settimana, ma purtroppo è un periodo in cui non riesco nemmeno a respirare praticamente.

A molti di voi non fregherà niente, mi rendo conto, ma volevo raccontarvi una delle più belle emozioni che ho provato nella mia vita. Domenica ho visto la partita di pallavolo Piacenza vs Trento, la mia squadra preferita. Sapendo com'era andata alla scorsa partita, in cui non sono riuscita ad avere una foto ricordo con alcuni tra i giocatori che mi piacciono, ero partita abbastanza disillusa. La partita in sè è stata molto bella da un punto di vista tecnico, grandi colpi e grandi scambi, ma la parte migliore è stata la seconda. Sono riuscita ad avere una foto con Giannelli, Lanza e Carbonera. I primi due in particolare sono i miei idoli, che mi tengono incollata alla tv ogni volta che giocano, e che mi fanno capire quanto ami questo sport, anche se purtroppo non posso più praticarlo in prima persona. Vi giuro che le mie mani tremavano.

Poi ho saputo di aver passato l'esame universitario di cui attendevo i risultati e sono davvero felice, visto che la sessione di settembre è stata un fallimento totale.

Parlando invece di cose più pertinenti, che mi dite del capitolo? Vi aspettavate questo ingresso/ritorno da parte di Andrea? E ora cosa credete accadrà? Scrivetemelo nei commenti!

Mi scuso per questa nota autrice infinitamente lunga, ma mi faceva piacere raccontarvi una cosa per me molto bella.

Ci vediamo al prossimo capitolo,

Giulia

Tutta una questione di chimicaWhere stories live. Discover now