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Driin, driin.
《Dai, eh apri》sussurrai, pestando per terra i piedi e sfregando le mani sulle braccia. Avevo una felpa ed ero bagnata fradicia e mi stavo congelando. Un ragazzo con delle treccine blu mi aprì scazzato. 《Chi sei? Cosa ci fai qui a quest'ora?》chiese, guardandomi dalla testa ai piedi stranito. 《Sono la cugina di Edoardo e sono appena scappata di casa. Non è che mi faresti entrare?》domandai ovvia, indicando il salotto della casa, buio e incasinato. Il ragazzo si spostò facendomi passare e chiudendo la porta. Il calduccio proveniente dal riscaldamento mi fece sorridere, mentre toglievo la felpa ormai zuppa e la lanciavo nella cucina. 《No eh fai pure》disse ironicamente treccina blu, rovistando in un armadietto sotto al televisore. Mi porse una coperta. 《Il bagno è al centro del corridoio appena sali, la camera degli ospiti è a sinistra del bagno, accomodati》spiegò. 《Ora vado su a cercare se c'ho qualcosa da darti per stanotte, poi trovi un modo per trovarti del vestire》sputò acido, sparendo nelle scale e nel buio. Tornò qualche secondo dopo con in mano dei pantaloni grigi ed una felpa nera, porgendomeli. Ringraziai. 《Ti sveglio Edo?》chiese assonnato. 《Tranquillo, lascialo pure dormire. Torna anche tu a letto, farò meno casino possibile》promisi, facendo le scale ed arrivando davanti al bagno, aprendo la porta lentamente. 《Buonanotte》mormorò il ragazzo, mentre ricambiavo con un cenno del capo.
***
Le 5.30. Avevo un'ora per tornare a casa, prendere tutti i miei libri di scuola, compresi quei due mattoni di vocabolari, i miei cd, il mio caricatore, vestiti e scarpe. Poi sarei dovuta correre a scuola con tutto quel carico. Sbuffai, alzandomi lentamente e recandomi al bagno per lavarmi. Lasciai i vestiti che mi aveva dato quel ragazzo, mentre indossavo le Superga distrutte.
A: Edo QG
Torno per l'ora di pranzo, verresti a prendere le mie cose da scuola?
Camminai in fretta, mentre il sole sorgeva. Quando arrivai nella mia ormai vecchia casa, mia sorella Elena era già sveglia nella mia stanza.
《Cas!》urlò, correndomi incontro con le braccia aperte. Elena aveva 5 anni, capelli castano biondo, ricci, due occhi verdi ed un sorriso sdentato, le guance paffute. 《Hey scimmia, non urlare che svegli la mamma. Come stai?》mormorai, chiudendo a chiave la stanza e cercando delle valigie e dei borsoni: in uno, ci misi i vestiti sporchi e le scarpe, in un altro vestiti puliti e libri di scuola, nello zaino misi i libri del giorno e il caricatore. 《Dove vai?》chiese mia sorella, dondolandosi sui talloni. 《Via, ma verrò a trovarti》promisi, mentre mi cambiavo vestiti. 《Promesso?》domandò, porgendomi il mignolo. 《Promesso》
***
《Narchi, c'è un ragazzo che le deve portare via la sua mercanzia》disse scocciata la professoressa di greco. 《Scusi, faccio in frettissima, mi perdoni》dissi mortificata, uscendo dalla classe con le borse. Vidi la chioma bionda di mio cugino curva su un tavolino, accanto a lui il tipo blu. Il primo, appena mi vide, fece un sorrisone. 《Hey bellezza》mi salutò, abbracciandomi e dandomi un bacio sulla fronte, abitudine che in 17 anni mai si era tolto. 《Grazie per essere venuto, queste son tutte le mie cose》dissi, porgendogli le borse. 《Pensavo peggio》ridacchiò sollevato. 《Stasera io e Lauro lavoriamo, tu che fai?》mi informò. 《Chi è Lauro?》chiesi stranita. Biondo rasato rise. 《Sono io, piacere, chiamami anche Achille》sorrisi. 《Come l'eroe greco?》domandai. 《Come l'eroe greco. Tu invece? Come ti chiami?》chiese curioso. 《Cassandra》risposi fiera. 《Nome greco》osservò. 《Mio padre era fissato con l'antica Grecia, tipo che andava ogni anno a quelle manifestazioni balorde dove si recitavano tragedie e si parlava di queste cose, mi ha trasmesso lui tutto questo》ricordai sognante. Il ragazzo ascoltò annuendo. 《Scusate ragazzi ma ora devo tornare. Ci vediamo a casa, grazie ancora!》salutai frettolosamente, tornando in classe con un sorriso stampato in faccia.

Leggenda al quartiere/Achille LauroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora