Capitolo dieci. - "Umore a terra."

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Camila Cabello's P.O.V.

Era una giornata davvero pesante. Mi svegliai che il mio stato d'animo non era dei migliori.

Avete presente quando tutto sembra avercela contro di te? Ecco, quasi la stessa cosa. Vedevo le cose in un completo colore negativo. Questo mi faceva davvero paura, pensavo come se la negatività mi divorasse e mi soffocasse.

Lauren dormiva al mio fianco. Ero quasi stupida di vedere che nel suo viso non c'era alcun segno di rabbia o qualcosa simile.

Accarezzai un po' il suo viso, ma non appena vidi come i suoi occhi si strizzarono al tatto, mi maledii per averla svegliata. «Scusa...» dissi in un sussurro e lei mi diede le spalle mentre continuava a dormire beatamente.

Avvolsi le braccia attorno al suo bacino, poggiai le labbra sulla sua spalla e inalai il suo profumo ancora una volta.

«Ti piace ciò che odori?» chiese la voce roca e io sobbalzai.
«Io... Scusa...»

«È la seconda volta che ti scusi.» mi guardò male e io sospirai. «Potresti cambiare.»

Io negai con la testa e sospirai. Mi misi sotto le coperte e pensai un po'. «Tutto bene? Sembri strana.»

La guardai e basta, non dissi niente e ignorai un po' le sue parole. «Mh, potresti rispondermi. Ti ho per caso mangiato la lingua senza che lo sapessi?» mi guardò stupita e io feci una smorfia.

Lei alzò le spalle, decise di alzarsi dal letto e di uscire fuori dalla stanza, lasciandomi completamente sola.

I miei occhi andarono dritti sul soffitto, il mio corpo si irrigidì come se fossi paralizzata da qualcosa. Avevo troppa paura. Sapevo benissimo che non sarei durata molto in questo posto.

In realtà, non sarei riuscita a sopravvivere nemmeno a Miami visto che avevo perso la mia migliore amica Dinah.

Nella stanza si sentiva solo il mio respiro. Il mio petto piano si sentiva pesante. Stavo pensando alla mia domanda.

Lauren non mi aveva risposto.

Ricordai ancora una volta il suo sguardo, non sapeva che fare, lo leggevo negli occhi e sinceramente questo mi preoccupava.

Forse era il caso di spaventarmi davvero di lei.

Sinceramente non sapevo cosa pensare. Forse dovevo prepararmi a morire.

Ero una persona davvero incoerente. Iniziavo ad aver paura di lei, ma allo stesso tempo volevo essere amata dalla stessa persona che un giorno sarebbe riuscita ad ammazzarmi.

La porta si aprì e io posai lo sguardo sul corpo di Lauren che reggeva un vassoio con dei toast, marmellata, una tazza di tè e un caffè. «Ti può bastare come "buongiorno?"» mi sorrise e si mise vicino a me.

Non provai nessun sentimento. Non ero in vena di sorridere e di dirle grazie. Non dissi nulla.

«Ma che ti succede?»

«Dovresti rispondermi.» dissi io piano con dolore. «Lauren, dimmi. Morirò? Sarai tu a rendermi a brandelli? Sarai tu a divorare il mio corpo?»

«Camila, perché pensi questo?»

«Perché non sta andando bene!» dissi di scatto piangendo. Lei sembrò seria. Lo era davvero.
«Cosa, non sta andando bene? Non ti capisco.»

Risi isterica d'un tratto. «Nessuno mi capisce.» negai con la testa mentre mi mordevo il labbro. «Tu mi stai illudendo.» dissi. «Tu aspetti che mi stia avvicinando a te, per poi ammazzarmi.»

Lei sembrò impassibile.

«Io di questo, non me ne faccio niente.» alzai la voce e presi il vassoio e lo tirai via. «Hai capito?!»

Gli occhi verdi guardarono il vassoio per terra, poi guardò me. «Tu non hai idea di ciò che mi sta succedendo.» disse. «Sto lottando contro me stessa per non staccarti quella fottuta testa che ti ritrovi.»

Io deglutii. «Non mi fai paura.» dissi ancora e lei si alzò per poi andare a raccogliere i cocci sul pavimento.
«Se fosse stato per me io questi pezzi di ceramica te li avrei conficcati dritti nella tua carne di merda, ti avrei lasciata soffrire in un fottuto posto, il più sperduto tra tutti della casa.»

«E perché non lo fai?»

«Non pensare che io non abbia il coraggio di farlo.» mi guardò seria alzandosi. «Sai a cosa stai andando incontro?»

«A un mostro, lo so benissimo.»

Lei strinse i pugni si avvicinò a me e mi prese per i capelli. «Dillo di nuovo.»

«Un fottuto mostro.» replicai. «Tu-sei-un-mostro.»

La mia testa venne sbattuta così tanto forte alla parete che Lauren mi fece perdere i sensi.

👹👹👹

Quando aprii gli occhi, sentii come il freddo stava accarezzando la mia pelle totalmente nuda. «Non pensavo che l'avessi fatto, Lauren.» disse Keana guardando Jauregui.
«E invece.» disse lei.

Ally mi fissava, forse era curiosa.

«Perché?» chiese la biondina.

«Sono un mostro? Bene, questo vorrà dire che mi comporterò come tale.» disse Lauren con durezza e io mi misi seduta. Non appena sentii dei polsini collegati alle catene, mi accorsi che ero in trappola. Che ero spacciata.

«Possiamo mangiare?»

«Non è il caso, adesso.» disse Lauren avvicinandosi a me, io tremai. «Ti piace tanto provocare, e ora come fai?»

«Sei un pezzo di merda.» dissi io tremando sia dal freddo che dalla paura. «Ti odio, mi hai portato via tutto.»

«Sei tu che sei venuta qui. Sei tu che ti sei avvicinata a me. Sei tu che mi hai "promesso" che non avrei mangiato altra carne umana. E guarda un po', sei la stessa persona che mi odia.»

«Sei una serpe. So il tuo gioco, l'ho letto nei tuoi occhi già da ieri.» piansi. «Tu vuoi ammazzarmi.»

«Andate via.» disse Lauren ignorandomi, questo mi fece pensare che nella camera ci dovevamo stare solo io e lei.

Le ragazze ci lasciarono da sole. «Allora, inizi ad aver paura di me?»

«No.»

«Cabello, sai che sono io a giocare le carte. Sai benissimo che posso spostarle a mio piacimento, sai benissimo che posso ucciderti come un fottuto insetto.» disse lei passando l'unghia affilata sulla mia guancia. «Posso fare tante cose.»

«Non ho paura di ciò che offre il mio destino.» dissi. «Sappi che potresti morire anche tu, sappi che potreste morire tutte voi.»

La vidi sogghignare e questo mi fece tanta paura. «Preparati, a mezzanotte verrò da te.» disse lasciandomi da sola.

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