Parte 4: Coffe, tea or me?

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L'orologio sul comodino di Louis, vicino al posacenere pieno di mozziconi, segnava mezzogiorno e trentacinque, ma la stanza era ancora immersa nel buio delle tapparelle tirate giù del tutto

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L'orologio sul comodino di Louis, vicino al posacenere pieno di mozziconi, segnava mezzogiorno e trentacinque, ma la stanza era ancora immersa nel buio delle tapparelle tirate giù del tutto. Le pareti, ed ogni cosa in quella camera, erano impregnate d'un forte odore di Camel e del Jack Daniel's rovesciato sul tappeto ai piedi del letto. Bottiglie di birra e pacchetti di sigarette vuoti erano stati dimenticati negli angoli e dietro i mobili, mentre rimasugli di tabacco si confondevano con il parquet maroncino. In cucina, i piatti sporchi erano ammucchiati sul piano da lavoro, perché il lavandino era già pieno di stoviglie ed i vestiti sporchi, abbandonati in giro per il piccolo appartamento vicino all'università che Louis una volta condivideva con Zayn, sottolineavano l'anarchia che da qualche giorno regnava in quel posto.

Da quando Louis era tornato a casa, aveva passato il tempo chiuso dentro, sempre con la stessa tuta addosso, finendo le scorte di alcol che aveva negli angoli più remoti della cucina e tutte le sigarette o buste di tabacco custodite in casi d'emergenza come quello, nei cassettoni dell'armadio. Non era uscito all'aria aperta, se non affacciandosi sulla finestra per fumare alle tre del mattino e non si faceva una doccia da quando aveva lasciato l'isola in Tailandia. Decisamente l'odore che c'era in quella casa, al momento, non era dei migliori.

Zayn non era tornato.

Louis si chiedeva se a questo punto mai lo avrebbe fatto. La loro casa era ancora piena delle sue cose e, ovunque lui fosse ora, aveva con se solo il necessario che aveva messo in valigia, per partire per la Tailandia.

Era assurdo come una storia d'amore come la loro potesse finire così, senza una parola. Zayn non lo aveva neanche cercato per sapere come stava, se era tornato a casa, se aveva bruciato tutte le sue cose (effettivamente questa era un'idea da prendere in considerazione). Louis lo aveva lasciato andare, è vero, ma Zayn non aveva fatto nulla per impedirlo.

Alcuni giorni, quando il castano andava a letto alle 4 del mattino, perché non riusciva a dormire, si svegliava con la sensazione che il telefono stesse squillando, quando in realtà era spento. Era inutile negalo, amava ancora Zayn e, nonostante tutto, sperava solo che tornasse a casa il più presto possibile.

Louis stava ancora dormendo tra le lenzuola sporche, per smaltire la sbornia della sera prima, quando il proprio cellulare, sul comodino incominciò a squillare, questa volta però, per davvero. Venendo svegliato da quel rumore fastidioso, il ragazzo si rigirò tra le coperte e nascose la testa sotto il cuscino, per ridurre al minimo quel fastidio, ma un po' perché la testa gli pulsava, un po' perché sotto sotto una chiamata la aspettava da tanto, afferrò il telefono e rispose, senza neanche leggere il nome sullo schermo.

«Pronto ...» mugolò con voce roca per essersi appena svegliato e per le sigarette che, a forza di fumare, gli avevano reso la voce leggermente più profonda.

«Louis Tomlinson?» una familiare voce maschile rispose dall'altra parte del telefono.

Non era Zayn.

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