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felix arrivò in corea solo due mesi prima dell'inizio della scuola superiore a seoul. era nervoso. non parlava bene il coreano, aveva paura che sarebbe stato rifiutato da tutti per questo.

felix era sempre stato giocoso, dolce, sorridente e timido. arrivato in corea continuò a studiare il coreano. persino nel viaggio era piegato su quel libro di vocaboli coreani, ogni tanto sua madre gli doveva ricordare di staccare, ma niente da fare.

«felix, sveglia, è il tuo primo giorno di scuola in corea!» urlò sua madre dal piano di sotto. «odio la scuola» disse felix fiondando la testa nel cuscino. infondo chi la amava? dopo qualche secondo decise di alzarsi o meglio, di buttarsi giú.

«buongiorno» gli disse suo padre non appena arrivò in cucina per la colazione, lui fece un cenno con testa «ho fame, mamma» «eccoti la colazione e il pranzo per scuola» «grazie» sussurò felix. dopo colazione risalí in camera sua per prepararsi. «allora vado eh» «buona giornata» dissero entrambi i genitori di felix.

camminando per le stradine incontrò molti studenti, tutti con la sua stessa divisa, quella della sua scuola. uno in particolare aveva lo sguardo basso e capelli castano scuro, quasi neri. «che tipo strano» si disse tra se. continuò a ripetersi nella sua mente come si sarebbe dovuto presentare.

arrivò a scuola, i cancelli si aprirono e tutti come zombi entrarono. «aish, che palle» qualcuno lo urtò, «s-scusami» disse l'ombra scura. suonò la campanella e si diresse verso la sua classe scritta su un foglietto. la classe era al secondo piano, i corridoi erano affollati e poi la sua attenzione si diresse verso le scale del terzo piano.

era quell' ombra scura, che saliva le scale per il terzo piano. «scusami, tu sei lee felix?» disse una voce femminile che lo distrasse dalla figura. «si sono io, signora» «allora entra e presentati ai tuoi nuovi compagni» era arrivato il momento. appena lo videro tutti gli studenti del secondo anno si sedettero e lo fissarono, «emmh, ciao a tutti io mi chiamo lee felix, sono australiano. per favore prendetevi cura di me» e si inchinò.

«prego felix, sei il benvenuto, va pure a sederti lí infondo».

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