L'attesa

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19:15

“È un po' in ritardo ma starà arrivando, lo avranno trattenuto all'istituto”

Ero seduto in quella posizione da mezz’ora e cominciavo a non sentire più il gomito ma non osavo cambiare perché sapevo che da un momento all’altro sarebbe potuto entrare e tutti i miei sforzi sarebbero stati vani.

Il presidente mi si era acciambellato contro e io avevo iniziato ad accarezzarlo distrattamente mentre aspettavo.


19:30

“Aveva una missione. Si starà preparando per essere ancora più magnifico di sempre e ha perso la cognizione del tempo.”

“miao"

“si avrebbe anche potuto avvisare lo so ma magari ha il telefono scarico"

“miao"

“ Non è così assurdo da credere!”

“miao”

“magari non gli hanno voluto prestare il telefono per chiamarmi. Sai che quella famiglia è strana.”


20:00

“miao"

“Non si è dimenticato chiaro! Sei un gatto non puoi capire"

“Miao”

“ Non è da lui. Non si sarebbe mai dimenticato di me. Lo avranno trattenuto per qualche motivo. Magari sta dando spiegazioni su dove deve andare. O sta sgusciando di nascosto fuori di casa per incontrare il suo amante segreto. Com'è romantico"

“miao”

“perché non mi permetti di sognare! Sei antipatico quando fai così!”

Con un gesto stizzito della mano feci apparire un bicchiere di vino nella mia mano e mi sistemai più comodamente sul divano.


20:30

“E se gli fosse successo qualcosa? Non ha avvisato era in missione. Lo chiamo!”

Segreteria telefonica

Non riuscivo a stare fermo. Andavo avanti e dietro per tutto il soggiorno, ero una fascia di nervi agitatissimo e preoccupato per l’incolumità di Alec.

“Non risponde! Che faccio? Se entro mezz'ora non arriva vado a cercarlo.”

Non passarono neanche dieci minuti che già non ce la facevo più. Afferrai il cappotto e prima di uscire presi un foglio di carta blu e scrissi in fretta

“Mi hai fatto preoccupare! Sono andato all’istituto per cercarti. Mettiti pure comodino e spettami. Avvisami con un messaggio di fuoco se arrivi e non mi trovi. Ti amo”

In caso arrivasse….

Corsi fino all’istituto senza mai fermarmi. L’ansia era arrivata a livelli altissimi. Dovevo sapere!
Ero a corto di fiato ma non mi fermai, continuai a correre fino a che non entrai. Vagai per i corridoi mortalmente silenziosi, un vago senso di lutto e sofferenze trasmetteva quel silenzio, cercandolo, mi diressi in camera sua.
Niente.
Letto fatto e tutto in ordine come sempre. Non incrociai nessuno nei corridoi. Sembravo l’unico abitante di quell’antico edificio.

Possibile che nel covo degli shadowhunters non ce ne fosse neanche uno? Dove sono quando servono?

A un certo punto la mia attenzione fu attirata da una voce che avrei riconosciuto fra un milione e che mi indusse serenità. Stava ridendo quindi non poteva stare male!
Aumentai il passo quasi correndo seguendo quella risata cristallina che mi avrebbe condotto dal mio Angelo.
Voltai l’angolo e la scena che mi si parò davanti fu come un pugno dritto nello stomaco. Mi mozzò il fiato e una stretta al cuore mi fece spuntare le lacrime agli occhi. Stavo morendo, neanche tutti i secoli che avevo alle spalle mi servirono a prepararmi a quello.

Uno scambio inaspettato // MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora