Sotto lo stesso tetto

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Era appena iniziato il mese di Aprile, mese che preferivo, sentivo l'aria meno fredda accarezzarmi la pelle e il cinguettio allegro degli uccelli.

Tutto sommato era una bella giornata, il sole faceva ogni tanto la sua comparsa e i nuvoloni grigi erano quasi spariti.

Cercavo di vedere sempre il lato positivo delle cose, o almeno ci provavo.

Ad esempio ero al verde, avendo consumando un sacco di soldi in vestiti, scarpe e gioielli, eppure sorridevo lo stesso.

Seguivo la filosofia del sorridere di più, anche perché qualcuno si sarebbe potuto innamorare del mio sorriso.

Magari un ricco principe con un maestoso castello in collina.

Mai dire mai, bisogna avere fede, sempre.

Precisiamo che non ho un uomo e non ho intenzione di averne per il momento.

Dopo la delusione con Kevin circa un anno prima, avevo deciso di darmi alla castità, ero una donna indipendente, non avevo bisogno di nessuno.

Sicuramente mi mancava il sesso o meglio fare l'amore, perché dalla prima volta, sono sempre riuscita a fare solo l'amore.

Il sesso senza sentimenti è privo di fondamenti, un unione temporanea che porta un immenso senso di vuoto.

Fin da piccola ho avuto una visione delle cose ben precisa, dovuta alla mia testardaggine.

Ora ho ventiquattro anni, frequentavo l'ultimo anno di medicina e vivevo a Londra, in una casa troppo grande per una sola persona.

Ho lasciato l'America appena compiuta la maggiore età, lasciando di conseguenza anche la mia famiglia, o meglio un padre e una madre assenti, che per mesi erano lontani in missioni umanitarie, ricordo appena la mia infanzia, sempre se ne avessi trascorsa una.

Riconosco il loro scopo lodevole di aiutare gli altri, ma io?

Sono loro figlia e non mi hanno mai aiutato, dandomi per scontata, umiliando quella che stavo diventando.

Quando ho preso questa decisione, Robert mi ha cacciato di casa e Claire lo ha convito a spedirmi un assegno mensile, per fortuna cospicuo.

Sono nata in una famiglia agiata ed essendo figlia unica ho goduto di tutti i sfarzi.

Soldi, lusso, shopping nelle migliori boutique, ammetto che è l'unico vizio che mi sono portata fino in Gran Bretagna.

Non riesco proprio a rinunciare alle mie sedute di acquisti compulsivi, per questo spesso sono una semplice studentessa al verde, ma vestita di Gucci.

"Allora ti muovi?".
Sbuffai, cominciando a trotterellare dietro a Jennifer, meglio conosciuta come Jenny, la mia unica amica da ben tre anni.

È stata abbandonata dai genitori in un orfanotrofio, ha provato a rintracciare sua madre, che all'epoca aveva sedici anni, ma lei si è rifiutata.
Siamo anime in pena, nonostante la nostra facciata allegra e sicura.

"Jenny, non correre"dissi perentoria.

"Sei lenta"mi rimproverò.                                                                                                                                     
"Non sono lenta, solo che non cammino tutta storta come te"sorrisi trionfante.

"Credo che sia colpa dei trampoli che ostini a metterti ai piedi, ti rendono una lumaca"mi fece la linguaccia e gettai un occhiata alle sue sfondate Nike bianche.

"Si chiamano Louboutin, sei una capra"accelerai il passo.

"Come vuoi"scrollò le spalle, mentre attaccava con il nastro adesivo un volantino verde.

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