3. Mi dovevo aspettare altri sei giorni di merda

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Aprii la porta di casa «Sono qui!» urlai e vidi la testa di mia madre fare capolino dalla cucina.

«Era ora! Vienimi ad aiutare!»

«Mamma, magari vado solo a farmi una doccia perché-»

«Non inventare scuse. Cucina. Ora.»

Sospirai, posai a terra il mio zaino e andai in cucina. Appena entrai mi fermai un secondo a guardare l'ambiente: sembrava fosse passato un uragano. C'erano pentole e padelle ovunque, gusci uova rotti e farina sparsa un po' ovunque.

«Ehm cosa è successo qua?» chiesi trattenendo una risata. Non c'era da stupirsi che mia madre non avesse notato il gelato spiaccicato sui miei capelli e sui miei vestiti. Quel posto era messo decisamente peggio.

«Prendi il grembiule e aiutami...»

«In caso tu non te ne sia accorta, anche se mi sporco i vestiti è indifferente.» le feci un gesto verso la mia maglietta, e solo allora lei sembrò realizzare la cosa.

«Norah...» disse con esasperazione «Che cosa hai combinato?!»

«I gelati del Cookies' hanno deciso di venire ad abbracciarmi...» risposi ironica.

«Norah, non mi sembra divertente come cosa!» disse lei portandosi una mano sulla tempia «Ok... Non importa! Aiutami a cucinare che tra poco arriverà tuo padre.»

«Jake non viene a darci una mano?»

«Jake è agli allenamenti.» giusto, il lunedì era sempre il giorno più lungo per lui a scuola. Non so con quanta voglia si allenasse ancora dopo tutte quelle ore seduto in classe. L'avevo sempre ammirato per questo, perché niente sembrava riuscire a fermarlo. Mentre per quanto riguardava me... Bhé, diciamo che già solo lo spostarsi dalla cucina al salotto mi costava fatica.

Ero talmente persa nei miei pensieri che sentii mia madre dirmi qualcosa, ma non compresi. Annuii automaticamente con la testa e poi mi misi subito all'opera per aiutarla con la torta.

Avevo fatto quel dolce talmente tante volte che ormai la ricetta la sapevo a memoria. Quello era il mio cavallo di battaglia in fatto di cibo: con quella torta avrei potuto conquistare il mondo.

La stavo quasi per infornare, quando sentii il campanello suonare.

«Tesoro, vai tu?» mi chiese mia madre intenta a ripulire un po' la cucina.

«Sì!» infilai la torta in forno e poi mi fiondai alla porta, convinta che fosse mio padre tornato prima del previsto e che come al solito si era dimenticato le chiavi di casa.

Aprii e per poco non ci rimasi secca.

Nicole era in piedi davanti a me, teneva una bottiglia di quello che sicuramente era vino costoso in mano e mi sorrideva troppo dolcemente per sembrare vera.

«Ciao Norah, posso entrare?»

«Cosa ci fai tu qui?!» volevo morire. Come aveva osato Jake invitarla?!

«Festeggio il compleanno del papà di Jake.» disse sorridendo falsamente

«In caso tu non te ne sia accorta, lui è anche mio padre.»

Lei si batté un dito sulla tempia «Oh che sbadata. Qualche volta tendo a dimenticare che voi siete gemelli...»

«Dimmelo quando accade, perché sarei ben contenta di fartelo ricordare.» sibilai

«Oh Nicole, sei tu!» mia madre arrivò nell'entrata sorridente. Ogni volta che vedevo come i miei genitori si comportavano con lei mi saliva la nausea. Possibile che in quella casa l'unica sana di mente fossi io?

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