18-ALEX

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Aprii gli occhi pensando, come prima cosa, alla data.

Era il giorno del concerto.

Non mi sembrava vero poter suonare in un locale più grande. Era qualcosa di sublime. Mi alzai sedendomi sul letto. Tutta la mia euforia si spense appena focalizzai la mente sul secondo dei miei pensieri: Eva.

Da quando era venuta a bussare alla mia porta e aveva visto Camilla non ero più riuscito a parlarle. Avevo tentato, moltissime volte, ma lei fuggiva sempre. A dire il vero l'aveva sempre fatto, eccetto la sera del nostro bacio. Li ero stato io a scappare da lei, chiedendole qualcosa per la quale non era ancora pronta.

Eppure...

Chissà cos'era venuta a dirmi quella sera. Mi alzai e, con gli auricolari nelle orecchie decisi di uscire per una corsetta. Questa volta Ian mi fece compagnia mentre a lunghe falcate percorrevo il parco. Durante il tragitto incontrai Riccardo col quale scambiai qualche chiacchiera sull'imminente serata. Avevo scoperto che il mio nuovo amico avrebbe lavorato dietro al bancone del bar e gli promisi di presentargli gli altri componenti della band.

«Dico davvero, secondo me sarà un successone!»

Sorrisi mentre mi stringevo i lacci delle scarpe. «Tu dici?»

«Assolutamente si! Se fate poi la dedica come la scorsa volta... beh le ragazze impazziranno!», sostenne bevendo un sorso d'acqua.

Mi alzai e misi le mani sui fianchi. L'aria mi usciva dai polmoni e a contatto col vento creava un leggero vapore.

«Non credo che la faremo», mi limitai a dire e Riccardo, capendo di toccare un tasto dolente, decise di non indagare oltre.

Mentre tornavamo a casa decidemmo di fermarci in una pasticceria per fare colazione. Ordinai un caffè e una brioche alla crema.

«Me lo dici perché sei così sbattuto?», mi domandò Ian mentre masticava la brioche al cioccolato.

«Ho fatto un casino con Eva», ammisi abbassando lo sguardo.

«Tipo cosa?», chiese mescolando lo zucchero nel caffè.

«Camilla, una mia amica... beh ecco è arrivata a casa mia, si è spogliata e proprio in quel momento...»

«E' arrivata Eva. Già so benissimo come ti senti, è successo anche a me», sostenne.

«Davvero? Quando?»

«Lo scorso anno. Io ed Emma abitavamo insieme da poco ma stavamo iniziando a piacerci e io... beh mentre mi stavo scopando un'altra sul divano, lei è arrivata e abbiamo litigato.»

«Okay, prima cosa io non ci stavo facendo niente con Cami, non era quello l'intento. E poi... come avete fatto tu ed Emma a tornare come prima?»

Ian alzò lo sguardo, riflettendoci. «Lei si è messa con il tipo con cui si vedeva e gliel'ha data. C'è voluto un sacco di tempo prima che tornasse da me, ma l'importante è che l'ha fatto, no?», mi fece notare ed io, con un peso in meno sul cuore, annuii.

Mangiai in fretta e, dopo aver pagato, uscii dal negozio. Appena misi piede fuori dalla vetrina, mi ricordai di Eva e dell'espressione felice che aveva quando aveva mangiato le ciambelle che avevo portato per colazione.

Rientrai nel negozio e ne presi una con la glassa rosa. La feci impacchettare e tornai a casa. Entrai nel mio appartamento col sacchetto bianco in mano.

Aprii un cassetto del mobiletto d'entrata, presi carta e penna e scrissi:

Mi dispiace, Alex.

Uscii dalla mia porta e posizionai il pensiero sullo zerbino. Suonai e tornai in casa. Osservai dallo spioncino. Ian aveva ragione, ci sarebbe voluto del tempo, tuttavia ero pronto a iniziare da subito.

Eva aprì la porta e, appena lo vide la richiuse con forza. Mi sentii morire. Dopo circa cinque secondi, la porta si riaprì e apparve lei.

"Forza Eva", sussurrai.

Lei si chinò, afferrò il sacchetto e lo aprì. Un sorriso le si dipinse sul volto.

Mi sentivo bene, forse mi avrebbe perdonato. Eva prese il biglietto tra le mani e lo strinse forte poi, come se fosse la cosa più difficile del mondo, si accucciò e lo rimise a terra.

Si voltò mentre addentava la ciambella e, senza girarsi, chiuse la porta.



«Dai amico, riprenditi. Stasera ci saranno certe tipe!», disse Ren ridendo.

Ero sdraiato sul divano grigio che tenevamo nel garage. Ero distrutto. «Non mi interessano altre ragazze, io voglio solo lei», ammisi demoralizzato.

Omar mi lanciò addosso la pezza per le bacchette.

«Ma che diavolo fai!», sbraitai alzandomi di scatto.

Omar era davanti a me con le braccia incrociate e lo sguardo fisso. «Sei un coglione! Non so cosa tu abbia fatto, ma ho visto Eva e beh... fattelo dire amico... ti odia!»

Sbarrai gli occhi terrorizzato. «Davvero lei mi odia?», chiesi con voce rotta e Omar alzò le spalle. Aggrottai la fronte. «Toglimi una curiosità, che cazzo ci facevi tu con lei?»

Ren si posizionò tra noi due, fermandoci. «Okay ragazzi, evitiamo di fare o dire cose di cui ci potremmo pentire.»

Fissai Omar negli occhi, ero incazzato nero. Lui ricambiò lo stesso sguardo amareggiato. Stefano entrò dalla porta con dei fogli in mano. Appena notò la situazione si allarmò. «Ehi, ragazzi, cosa cazzo state facendo?»

Tenni lo sguardo fisso su Omar, dopo di che mi voltai appena Ste ci ricordò che avremmo dovuto suonare assieme quella stessa sera.

Tornai a casa e preparai tutto ciò che mi serviva. Aprii la porta e mi fermai sulle scale. Tornai indietro e mi bloccai davanti a quella di Eva. Alzai una mano pronto per bussare ma le dita non toccarono mai il legno. Se Eva davvero mi odiava avrei dovuto lasciarla stare e imparare ad amarla davvero prima di tornare da lei.

Prima che cambiassi idea, scesi di corsa le scale e mi fiondai sull'auto di Stefano.

«Tutto bene?», mi chiese lanciandomi uno sguardo.

Mi portai una mano alla bocca, mangiandomi le unghie dal nervosismo. Ero agitato. Un palco nuovo, un concerto solo nostro con del nuovo pubblico e forse lei non ci sarebbe stata.

Accidenti, che diavolo mi stava capitando? Ero patetico.

Eravamo dietro le quinte e i miei amici erano eccitatissimi per quello che sarebbe avvenuto. Anche io lo ero sebbene non lo dessi a vedere come loro. Prima di salire sul palco mi avvicinai a Omar. «E' vero quello che mi hai detto?», sussurrai tenendo lo sguardo fisso davanti a me.

Omar sospirò. «E' quello che dice, ma in realtà non ti odia, anzi credo che provi qualcosa per te. Il problema è che non pensa di essere ricambiata.»

Ero confuso, come poteva sospettare qualcosa del genere? Mi voltai verso i miei amici e chiesi loro aiuto.

«Certo che possiamo farlo. Sei sicuro di voler fare proprio quella per la dedica? Insomma non è proprio una canzone d'amore...», disse Ren grattandosi la testa.

«Fidatevi, ho i miei buoni motivi», mormorai fissando il pavimento.

Stefano chiuse la chiamata e si avvicinò a me. «Ho appena chiamato Michela, lei ed Eva verranno.»

Chiusi gli occhi espirando. Lei sarebbe venuta... allora forse c'era ancora speranza.

Quando riaprii gli occhi ero più determinato che mai. «Forza ragazzi, abbiamo un concerto da fare!»


ASPETTAVO SOLO TE ( 3-The Lovers Series)Where stories live. Discover now