Capitolo 3

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Una sera, persa nei miei pensieri, davanti al mio solito bicchiere di Chardonnay, si mise accanto a me una donna, molto attraente, sulla trentina. Aveva un profumo di sottobosco, pungente e penetrante. Mi fece subito tornare alla mente Nonna.

– Giornata pesante? –, osservò lei.

– Direi più anno pesante – risposi sorridendo.

– Mi chiamo Anna.

– Amelia.

– Un nome attraente... e azzeccato – ammiccò lei.

Sorrisi.

– Ti interessano i nomi delle persone? – osservai con un tono di malizia.

– Mi interessa il tuo –

– Mi dispiace deluderti, ma non ha nulla di speciale – replicai schiva.

– Oh, io credo di sì... –. Un sorriso ammiccante accese il suo viso perfetto.

La sua voce era calda e sensuale. C'era qualcosa che mi attirava, in quella donna. Quasi come se fossimo due poli opposti di una calamita. La sua pelle era del colore dell'ambra, e le sue labbra, di una tonalità più scura, ricoperte da un sottile strato di rossetto color terra, erano morbide e non troppo carnose. Il suo viso era contornato da una folta chioma di ricci neri. La cosa che più mi attirò, però, furono i suoi occhi: incorniciati da delle folte ciglia, avevano il colore della terra arsa. Nonostante fosse settembre, sotto il cappotto indossava abiti leggeri e chiari, e una scollatura che lasciava poco spazio all'immaginazione. Notai che portava al collo un ciondolo che rappresentava una stella a cinque punte, lo stesso che avevo visto la prima volta sul libro di mia nonna.

– Che cosa significa, quel simbolo che porti al collo? ­– chiesi, realmente interessata.

– Questo... – disse, prendendo nella mano il ciondolo – è un pentacolo – rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. – È un simbolo molto antico, rappresenta i quattro elementi e lo Spirito, la fonte da cui tutto nasce – continuò lei.

– Oh, beh, ora è tutto più chiaro – risposi sarcastica.

Rise.

– Scusa, spesso faccio l'errore di credere che tutti ne conoscano il significato. Frequento posti in cui tutti, almeno in parte, sanno cosa rappresenta – si scusò, non cambiando il suo tono ammiccante e sensuale.

– Frequenti posti non ordinari, allora – risposi con un sorriso sardonico.

– Diciamo pure così... –. Non sembrava importarsi della mia provocazione –. In effetti, è la prima volta che entro in questo bar. Non è esattamente vicino a dove abito, eppure questa sera qualcosa mi ha attirato qui. Dovrei ringraziare il fato, considerando che ho avuto la possibilità di conoscerti... –

Le sue labbra sembravano muoversi al ritmo di una musica arcana. Sentivo l'impulso di baciarla, di sfiorare il suo corpo perfetto. Ma che mi prendeva?

– Beh... lo prendo come un complimento – risposi, leggermente imbarazzata.

– Lo è – concluse lei.

– Si è fatto tardi, devo andare – annunciai frettolosa, finendo in un solo sorso il resto del vino.

– È stato un piacere, Amelia – rispose, ponendo un accento sensuale sul mio nome.

Quando lo pronunciò, avvertii un fremito.

La rividi qualche giorno dopo, nello stesso bar, alla solita ora. Ci scambiammo i numeri di telefono e iniziammo a vederci fuori dal bar, in orari diversi, sempre più spesso. Quella sensazione di magnetismo continuavo ad avvertirla, quando stavo con lei.

AutunnoWhere stories live. Discover now