CAPITOLO 6 - Sorpresa!!!

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Samael riportò Lilith nella stanzetta claustrofobica e si sedette a tavolino con lei. I due non si parlarono per vari minuti e passarono quel tempo a fissarsi negli occhi come due cow-boy prima del duello. Samael, a braccia conserte, aveva un'espressione seria e riflessiva e fissava Lilith che si attorcigliava una ciocca di capelli al dito, con aria un po' scocciata ma nel contempo, lui lo sapeva, era spaventata a morte, anche se non voleva darlo a vedere.

E come è consuetudine che sia l'uomo a fare il primo passo, Samael mormorò qualcosa, rompendo il silenzio.

"So che hai paura". Sguardo, strano a dirsi, comprensivo.

"Mi sembra normale, visto che sono stata rapita da Satana". Lilith alzò le spalle.

"Questo è il tuo destino. Non sono stato io a sceglierlo, né tantomeno a scegliere te. E' stato Dio. E' lui che ti ha promessa a me".

"E' per questo che ho queste visioni? Sono un segno del mio destino? Se diverrò la tua sposa, spariranno?".

"Te lo assicuro. Le visioni sono il mio marchio. Sono quelle che mi hanno fatto capire dove cercarti. È grazie a loro se so che sei tu la mia promessa sposa. Svaniranno. Anzi, da ora non le avrai più. Il tuo ventunesimo compleanno ne sarà privo, perché ti ho trovata".

"Ma perché proprio io?".

"Non ne ho idea. E me lo chiedo anch'io, pazza impertinente dagli occhi muschiati e aggressivi. Io sono solo venuto a riscuotere ciò che il "Mister" mi ha promesso, ma speravo in qualcosa di più femminile e aggraziato. Un barboncino, non un rottweiler".

Lilith gli rispose con una smorfia. Poi fece un respiro profondo e abbassò lo sguardo, in segno di rassegnazione.

Samael capiva quanto la situazione fosse difficile per lei e si stupiva di essere così comprensivo. Da quando il Diavolo è comprensivo? Si sporse in avanti col busto, verso la ragazza. "Tu sei nata il sei di giugno, ovvero il sesto mese dell'anno, alle sei di mattina. 6 6 6... Cosa ti ricorda questa serie di numeri?".

Lei alzò lo sguardo. "Te".

"Esatto. Era destino, Lilith. Ognuno ha il suo e c'è chi è fortunato e chi invece no". Alzò le spalle. Tono da saccentone, ma stranamente gentile.

"Ti chiedo solo una cosa", disse la giovane.

"Chiedi pure". Si stupì di essere anche accondiscendente e disponibile, ora.

"Hai detto che non puoi portarmi subito con te all'Inferno, vero?", chiese lei.

"Vero". Sapeva dove Lilith volesse arrivare con quelle parole. "Sì, ti riporterò a casa, nel frattempo", disse, anticipando la sua richiesta.

Un secondo dopo, Samael e Lilith si ritrovarono davanti all'ingresso della casa di lei.

Il portone era aperto, ma socchiuso. I due si guardarono confusi.

"Sono entrati i ladri?", chiese lei.

Samael scosse la testa. "Non avrebbero di certo lasciato la porta aperta", rispose. Fece per entrare quando d'un tratto il portone si spalancò e una donna sulla cinquantina, capelli corti e biondi, fece capolino, entusiasta.

"Sorpresa!!!!", gridò, fiondandosi addosso a Lilith e abbracciandola come farebbe un koala con il tronco di un albero.

"Mamma...?!", ansimò lei, soffocata dall'amore materno stretta come nella morsa di un boa. Quando si dice che troppo amore può far male...

"Tesoro mio! Io e tuo padre eravamo così preoccupati! Come mai non rispondevi al telefono?! E dov'eri finita?! Tuo padre stava per chiamare la polizia... Siamo arrivati ore fa! Ci chiedevamo dove fosse la nostra figlia preferita!". Aumentò la stretta di braccia.

La sposa del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora