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La porta dell'ingresso si apre. Dei passetti leggeri si avvicinano al salotto. Una elodie in miniatura si presenta tutta felice con l'ovetto della Kinder tra le mani. Ancora da aprire menomale. Pranzo salvato.
«mammaaaaa» si fionda da Elo che è pronta ad accoglierla abbraccia aperte nonostante la pancia ingombri un po'.
«che bello! Che bellooo!» la bacia tutta. Vedo Michele arrivare con nonno Michele. Il primo ha in mano una busta con dentro credo dello scottex e il secondo tutta la spesa che ha fatto. Mi avvicino.
«papino mio»
«ciao campione. » lo bacio e lo abbraccio mi stringe.
«mi sei mancato tanto? La mamma? »
«in salotto con sophia»
«corro!»
«fai piano che se no ti fai del male»
«tranquillo papà» annuisco e questa volta sono io a guardare negli occhi mio padre.
«ti do una mano» gli dico.
«non ti preoccupare Raffaele. È poca roba»
«ma io ti voglio aiutare lo stesso papà. Dammi qui» gli prendo le buste.
«non sono così vecchio da non farcela» confessa. Stavo di spalle per andare in cucina mi blocco.
«non è per questo che ti ho preso le buste papà!»
« è per cosa allora?» mi chiede.
«perché è giusto dare una mano ai propri genitori. Dopotutto cio che fanno per i propri figli e nipoti. »
«raffaele non c'è bisogno di prendere la busta per ripagare di ciò che abbiamo fatto. Se lo abbiamo fatto è perché ne avevamo voglia»
«lo so papà. Ma io mi sento sempre in debito con voi. Sono andato via di casa presto. Vi ho lasciato con Mattia. Ho preso casa a Roma. Mi sono sposato. Ho una mia famiglia. Sono andato via. Stamattina ho sentito la mamma sofferente. Non sapevo che si sentisse così.
Non voglio che state male a causa mia. Se avete bisogno chiedetemi, io sono qua. Ci sono per voi. » mi abbraccia.
«non ce n'è bisogno Lele. È importante che ogni tanto veniste a trovarci e la mamma sarebbe più che contenta. Lo sai che prendere casa a Roma è stata la cosa più giusta per te ed elo non potevate restare lontani troppo tempo. »
«mi dispiace che state male per il fatto che sono lontano.»
«a noi importa che tu sia felice Lele nient'altro. Se tu sei felice lo siamo pure noi»
«che succede qui?» mia madre ci interrompe sorrido. Li abbraccio tutti e due. Sono la mia vita. Loro mi hanno dato la possibilità di essere qui al mondo è credo non li ringrazierò mai abbastanza.

Anni prima...
Emma è andata via. Decido di raggiungerlo. Sta ancora in camera buttato sul letto. Non si è mosso. Quasi mi pare morto!
Mi avvicino senza fare rumore. Fingo di cercare qualcosa per me, mi accorgo che si muove per vedere cosa sto facendo.
«Lele, ti va di parlare?» chiedo.
«ti avevo chiesto di lasciarmi solo. Perché continuate a girarmi intorno?» chiede. Quasi esasperato! Abbasso la testa consapevole che tanto non ci parleremo neanche oggi. Mi sento ferita in questo momento. Decido di non azzardare più nulla. Ciò che mi aveva appena detto Emma si era completamente annullato. Entrato nell'orecchio è uscito dall'altra. Forse lui ha ragione un giorno fuori di qua non staremo più insieme. Siamo troppo diversi. Caratteri diversi. È per quanto ci prendiamo qua dentro fuori avremmo mille motivi anche per non pensarci. L'amore può passare è allora a quel punto era soltanto un fuoco di paglia. Respiro. Raccolgo una lacrima e mi metto fuori a fumare una sigaretta. Vedo Gabriele tornare stremato dalle lezioni.
«didi che succede? Perché piangi?»
«non ti preoccupare Gabbo. Passerà anche questa. » mi guarda. Non è convinto. « avevo ragione io! Non dovevo innamorarmi. Avrei fatto meglio non fidarmi. Adesso non staremo così. »
«ma che dici? Che avete combinato?»
«chiedilo al tuo amico. Non mi vuole parlare. »
«come non ti vuole parlare? Che vuol dire?»
«quello che hai capito Gabri. Non mi vuole parlare. Ma lascia perdere. Fuori di qua non dureremo un giorno sicuramente. Ma è stato bello finché durato.» amareggiata. Finisco la sigaretta rientro e vado in palestra. Cuffie alle orecchie e mi appoggio in terra lasciando andare ogni lacrima possibile.

Sento il mare dentro a una conchiglia 🐚Where stories live. Discover now