Il diario di Uriele

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Nitimur in vetitum

Uriele e Caos non fecero in tempo a bloccare Adhara, Clara si ritrovò con la schiena sulla roccia, in fondo al mare che, illuminato dalla collana, pareva fatto di fuoco blu. Intorno a lei i fantasmi dialogavano, fluttuavano e vivevano inconsci che Clara potesse percepirli con tutti i cinque sensi.

«Ohibò, un'altra caduta in mare. Fortunatamente anche se morisse tornerebbe in vita.» disse uno dei tanti, passandole davanti.

«E nel frattempo il suo corpo andrà perdendosi per queste acque spettrali.» trillò quella che camminava al suo fianco.

Clara si sorprese di come riuscissero a muoversi senza difficoltà in acqua e di come potesse sentire così bene la loro voce, così provò a parlare, ma dalle sue labbra non uscì nulla. Decise che quello era il momento opportuno per cercare il diario di Uriele e lasciare che quelli in superfice se la sbrigassero con Adhara. Sentì braccia e gambe libere e cominciò a nuotare sperando che l'ossigeno non si esaurisse. Il freddo non era un problema, anzi, lo percepiva meno rispetto all'esterno, ma l'aria era scarsa nei suoi polmoni e dovette stringere i denti per continuare la sua ricerca. Oltre ai fantasmi vide anche dei pesci fantasma che attraversarono il suo corpo senza paura. Notò che dalle sue ferite fuoriusciva una specie di fumo turchese, che attirò un animale strano cui corpo era tozzo e grigio, bioluminescente, con gli occhi che fuoriuscivano dalle orbite. Clara pensò fossero lì attirati dal sangue, invece gli strani pesci la seguirono senza toccarla. Fu un sollievo per lei non dover scappare da quegli animali che erano grandi quanto il suo petto. Dopo qualche secondo, decise di tornare su a prendere aria, ma esitò non appena vide la luce della luna a pochi metri da lei. Batté i piedi sempre più forte finché un enorme serpente bianco non fece capolino da sotto la sabbia reggendo tra le spire il diario di Uriele. L'oggetto era rilegato in una resina blu al cui interno passavano dei filamenti d'oro. La ragazza era stanca, ferita, privata di ossigeno, eppure doveva superare ancora un altro pericolo prima di poter prendere il diario. Si avvicinò cautamente, ma appena vide i pesci intorno a lei fuggire, capì che stava facendo una mossa azzardata.

«Io non lo farei se fossi in te.» disse una voce alle sue spalle. La ragazza si voltò, trovandosi davanti un ragazzo dalle fattezze femminili. I colori sbiaditi gli davano un tono più elegante, come lo era la sua voce. Teneva i capelli legati in una coda e sbatteva le lunghe ciglia con fare inquisitorio. Era vestito come un uomo d'altri tempi e il suo modo di parlare era lento e pacato, come se ogni parola fosse soppesata.

«Sai che posso sentirti?» chiese ella, mimando il messaggio con labbra e mani.

«E vedermi, e toccarmi. Sì, lo so, vi ho guardati dalla riva, ho visto come il bimbo fantasma ti stava seguendo. Ma dimmi, perché non sei tornata in superfice?» domandò, osservando la giovane da capo a piedi.

Clara si rese conto che più parlava, più i suoi polmoni si stringevano agonizzanti. Si portò una mano alla gola, costringendosi a trattenere il fiato ancora per qualche secondo. Il fantasma la fissava confuso, allora lei gli indicò il diario circondato dal serpente.

«Oh, capisco. Mia dama, Rufio è qui per aiutarvi. Sappiate che quel serpente ama le ninnenanne, o comunque le vibrazioni che le belle voci possono creare in questo mare. Dunque, se proprio volete che vi lasci il diario, dovete far sì che segua qualcuno particolarmente intonato. Di certo non potete essere voi, o una volta che avrete finito si accorgerà che avete il suo prezioso tesoro tra le mani.» la informò.

Clara si chiese come potesse fare, così decise che prima sarebbe tornata in superfice a cercare qualcuno che sapesse cantare meglio di lei. Ringraziò il fantasma che, in risposta, si inchinò davanti a lei.

«Attenderò il vostro ritorno.» la informò, guardandola allontanarsi verso il faro. Dopo poche spanne, Clara si ritrovò a riva, sollevata dalle forti braccia di Uriele che la strinsero a sé. L'uomo era tutto bagnato e lei capì che si era tuffato a cercarla. Eberardo, colmo di gioia, si unì all'abbraccio facendo sorridere la ragazza.

Cobalto - Pioggia ai viviWhere stories live. Discover now