Capitolo 26. Non riesco a trovare un titolo. Faccio schifo, scusate.

12.7K 423 79
                                    

Continuo a fissare il vuoto, non sapendo come comportarmi. Non so se raggiungerlo in camera perchè se dovesse respingermi ne morirei. Ma se sto qui mi sentirei in colpa per non aver neppure tentato di tranquillizzarlo.

Decido di andare da lui. Mi alzo dal divano con una nuova convinzione. Lascio il salotto e attraversando il corridoio a passo svelto raggiungo la porta. La fisso per qualche istante e alla fine busso.

"É aperto." mormora Luke. Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro. Giro il pomello e lentamente apro la porta. Lo trovo disteso sul letto a pancia in giú mentre abbraccia il cuscino. Mi vede e si gira dalla parte opposta chiudendo gli occhi. Mi chiudo la porta alla spalle e lo raggiungo sul letto. Faccio esattamente quello che ha fatto lui con me poche ore fa. Lo abbraccio da dietro avvolgendo il mio braccio attorno alla sua vita. Il mio viso si nasconde nell'incavo del suo collo.

Lascio dei teneri baci sulla sua pelle. Vedo il pomo d'Adamo alzarsi e abbassarsi, come se avesse un groppo in gola. Gli dó un sonoro bacio sulla guancia.

"Cos'hai amore?" sussurro a contatto con la sua pelle con voce flebile. Si gira di scatto verso di me e mi stringe forte a se in quello che appare come un abbraccio disperato. Poggia la testa nell'incavo del mio collo e inizia a respirare velocemente. Una mia mano finisce tra i suoi capelli mentre l'altra gli accarezza dolcemente la schiena.

"Va tutto bene." gli sussurro all'orecchio. Si allontana per guardare con rabbia i segni sulle mie braccia. Lo costringo a guardarmi negli occhi.

"Sto bene." dico abbozzando un sorriso.

"É tutta colpa mia." dice con voce rotta da lacrime trattenute. Sento che sto per piangere. Liz aveva ragione. Si sente colpevole. Non devo piangere, devo essere forte.

"No Luke. É colpa mia perchè mi ostino a non darti retta. Se fossi andata con uno di voi probabilmente tutto questo casino non sarebbe successo." dico scuotendo la testa amareggiata.

"Non dire così. Non è colpa tua se quegli stronzi hanno gridato il tuo nome." dice accarezzandomi il viso. Gli sorrido dolcemente.

"Allora è solo colpa di quel branco di scimmie." dico con una risatina. Riesco a far ridacchiare anche lui che si stringe di più a me. Continuo a baciarlo sui capelli accarezzandolo dolcemente. La sua guancia adesso e poggiata sul mio petto.

"Mi dispiace." sussurra all'improvviso lasciandomi un bacio delicato sulla pelle.

"Per cosa?" dico facendogli sollevare il viso verso il mio. 

"Per averti trattato in quel modo." scivolo sul letto in modo da essere faccia a faccia con lui. Incornicio il suo viso con le mani.

"Non devi scusarti di niente. Eri solo scosso per l'accaduto e mi dispiace di non averlo capito." dico strofinando il naso contro il suo. 

"Non devi scusarti neanche tu." dice lasciandomi un tenero bacio sulle labbra.

"Sono contenta di quello che è successo oggi!" dico convinta. Sbarra gli occhi e si allontana leggermente dal mio viso, così mi sento in dovere di dargli una spiegazione.

"Perchè ho imparato a conoscere un'altra sfumatura del tuo carattere difficile." dico ridendo e riavvicinandomi a lui.

Cerca di trattenere un sorriso, ma non ci riesce per niente. Continua a guardarmi le braccia. Sbuffo e mi alzo dal letto.

"Aiutami ad avvolgergli delle garze, così nascondo i segni e nessuno dei due li vedrà per un po'." dico porgendogli la mano. Lui dopo un attimo di esitazione l'accetta.

Perdiamo solo pochi minuti per fasciarmi le braccia e passiamo il resto della serata in compagnia della famiglia Hemmings. Potrei abituarmi a questa famiglia.

I have a dream, him. |Luke Hemmings|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora