La figlia di Loki // Parte 1

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La ragazza saltò oltre il muretto e si nascose tra esso e i cespugli. Ancora una volta, le guardie le stavano alle calcagna, probabilmente convinte che lei sapesse dove si nascondesse suo padre. Peccato però che non fosse così: di certo non si sarebbe ritrovata distesa in mezzo a rami e polvere se avesse saputo dove Lui si nascondesse; piuttosto sarebbe stata con lui, litigando certo, ma con lui. I passi delle guardie si fecero più leggeri, fino a sparire nel rumore del paese, così la ragazza potè mettersi a sedere e tirare un sospiro di sollievo, mentre il cuore continuava a martellarle nel petto ad un ritmo esorbitante. Alzò lo sguardo per capire dove si trovasse, ma davanti a lei si trovava un ragazzo più o meno della sua età, quindi attorno ai 15 anni, i capelli rossi e ricci, gli occhi azzurri pieni di determinazione. Tra le mani aveva una spada a doppia mano che impugnava con sicurezza e coscienza, la sua postura rendeva evidenti gli anni passati ad affinare la tecnica. Lei non dovette nemmeno sforzarsi a pensare: il ragazzo era evidentemente un figlio di Thor.
《Dunque... tu cosa saresti? Sempre se possiamo essere considerati parenti ovviamente.》domandò lei nervosa, cercando di diminuire la tensione formatasi.
《Tuo cugino, figlia di Loki.》ribattè quello, abbassando per meno di un secondo la guardia. La giovane alzò gli occhi al cielo: tipico dei guerrieri di Odino!
《Loki è stato adottato, non siamo proprio parenti》commentò lei, sorprendentemente senza acredine nella voce.
L'espressione di lui si fece pensierosa, magari stava cercando di recuperare i ricordi riguardo il mito della nascita dei due Dei.
《Sei strana》decretò il ragazzo abbassando la spada.
La giovane rimase a bocca aperta: un figlio di Thor che abbassa una spada di fronte ad una figlia di Loki? Inaudito! Eppure lui lo aveva fatto e ora si stavano studiando in silenzio. Ad uno spettatore esterno poteva sembrare di vedere un Dio del tuono adolescente e una versione femminile del Dio del caos, tanto erano simili ai rispettivi padri. La ragazza, per riflesso involontario alla tensione, si passò una mano sul capelli, variandone il colore dal nero al verde. Successivamente ripetè il gesto sul suo viso, mutando i suoi occhi dal verde intenso al verde menta. Il ragazzo rafforzò la presa sull'elsa della spada, ma lei alzò le mani in segno di resa.
《Questo è il mio colore naturale, è papà che insiste che io debba somigliare a lui quando mi trovo a Midgard.》 borbottò la giovane, mentre il rosso allenatò di poco la presa. Era strana tutta quella indecisione da parte sua. 《Comunque io sono Sarah》aggiunse.
《Alexis》rispose lui.
《Dunque... perchè non mi attacchi? O mi uccidi? O mi torturi nella speranza vana che io ti riveli il nascondiglio in cui si trova mio padre?》domandò la figlia di Loki.
《Perchè tu non sai dove trovarlo, anche se lo vorresti.》fece lui, lanciando in aria la spada e riprendendola successivamente sottoforma di anello. Si sedette rigirandosi tra le dita il piccolo cerchio dorato e alla fine se lo mise al dito.
Sarah abbassò lo sguardo. Aveva creduto che sarebbe stata felice nel caso in cui qualcuno avesse capito che lei non conosceva il nascondiglio del padre, ma non era così. In quel momento, l'unica cosa che avrebbe voluto era proprio sapere dove si trovasse.
Ricordava bene gli anni prima della fuga del Dio dalla sua prigione. Fin dalla tenera età sentiva una voce lamentarsi e gemere dal dolore, chiedendole aiuto. Poi i lamenti divennero grida nella sua testa che non poteva ignorare. Con il tempo si scoprì in grado di bloccare la voce del padre da sveglia, ma ogni qualvolta si addormentasse lo sentiva gridare con così tanta forza e disperazione da farle desiderare di poter prendere il suo posto e subìre quelle torture in modo da dargli sollievo. Nonostante tutto, lui era suo padre, l'unica persona che si fosse presa cura di lei da quando ne aveva memoria, anche se dalla sua prigione. Si erano incontrati, Sarah e Loki, quando lui era scappato. Ma la ragazza dai capelli neri non era certo una sprovveduta: gli aveva fatto un incantesimo in modo che non potesse mutare o usare i propri poteri.
《Perchè vuoi trovare Loki? Perchè vuoi bene ad un mostro simile?》domandò Alexis, interrompendo i pensieri della ragazza.
《Mio padre è l'unica persona che ho, è l'unico ad essersi preso cura di me.》senza che si potesse fermare, quello a cui stava pensando prima sgusciò fuori dalle sue labbra. 《Quando l'ho bloccato nello stato di mortale lui ha sorriso. Si è complimentato con me per la mia prontezza ed era fiero che io fossi sua figlia. Mi ha insegnato molto, ed era sincero. Mi ha detto di amarmi, ed era sincero. Non è colpa sua se è il Dio del caos, non ha potuto scegliere i suoi poteri. È nella sua natura andare contro Odino, perchè rappresentano caos e ordine, come il serpente Apophis e il Dio Ra. E resta il fatto che sia sempre stato l'unico ad aiutarmi, è mio padre. Hai idea di cosa si provi a sentire le urla di tuo padre mentre viene torturato e sentirle così vere da essere disposti a subìre quella pena per lui? 》si sfogò lei. Aveva un incredibile bisogno di dire a qualcuno che suo padre non era come tutti lo stereotipavano.
《Hai ragione, non lo so. Le famiglie sono un disatro, le famiglie immortali invece sono un disatro eterno. È per questo che le colpe dei padri ricadono sui figli.》mormorò lui, senza notare che gli occhi della ragazza dai capelli verdi stavano brillando.
《Grazie dell'idea, Alexis.》fece lei, per poi teletrasportare entrambi al cospetto del Dio dell'ordine.

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