In Trappola

29.3K 1K 35
                                    

CAPITOLO 16
Lucy guardava annoiata il lento scorrere delle carrozze sotto la sua finestra.
Era passata una settimana da quando era diventata la signora Orson e gli unici svaghi della sua nuova vita erano state le visite che le facevano il signor Smith e la signora Robinson, la governante della casa.
Aveva anche provato a fare amicizia con le cameriere che si affannavano a rassettare il Club ma quelle l'avevano guardata piene di timidezza e rispetto limitandosi a darle ragione su ogni argomento.
Aveva promesso a suo marito che non sarebbe mai uscita dall'appartamento senza che ci fosse qualcuno a farle da scorta ma lei non voleva pesare su nessuno e non voleva neanche chiedere il permesso per uscire dall'appartamento.
Perché poi avrebbe mai dovuto chiedere il permesso?
Aveva vent'anni e adesso era anche una donna sposata. Dov'era la tanto decantata libertà delle donne sposate?
Sembrava che da quando aveva sposato Cris avesse perso anche la poca libertà che si era conquistata, in barba ai rimproveri del defunto conte.
Si sentiva una prigioniera, rinchiusa in una prigione dorata e piena di comodità, ma pur sempre una prigioniera.
Non avrebbe permesso che la situazione continuasse così.
Un sospiro profondo uscì dalle sue labbra imbronciate.
Quanto le mancava cavalcare a perdifiato per la campagna.
Se solo fosse riuscita a parlare con suo marito.
Da quando si erano scambiati il miglior bacio della sua vita, un bacio capace di farla tremare al solo ricordo, Cris era diventato distante e distratto.
Come se qualche pensiero gli lambiccasse il cervello e lui non potesse pensare ad altro. E non era rientrato nell'appartamento neanche una volta.
Le poche volte che l' aveva incontrato durante i suoi giri con la governante, mentre lei moriva dalla voglia di sentire la sua voce e faceva di tutto per attirare la sua attenzione lui si limitava a rivolgerle un cenno di saluto elegante e distaccato e
continuava per la sua strada.
Dove era finito l'uomo che l'aveva baciata contro quella bellissima vetrata?
Possibile che si fosse sbagliata sul desiderio che gli aveva letto negli occhi?
L'ennesima occhiata all'orologio le confermò che il tempo scorreva troppo lentamente. Allungò il braccio e suonò il campanello per chiamare il signor Smith.
Sarebbe andata a parlare con suo marito e stavolta lui non avrebbe potuto evitarla o far finta di non vederla. Gli avrebbe spiegato che non poteva rinchiuderla in quelle
stanze e aspettarsi che lei vi rimanesse buona buona. E lui avrebbe capito.
Doveva capire. Con le buone o con le cattive.
Appena fuori dal suo appartamento anche altri abitanti del Club discutevano della situazione inaccettabile.
“Che cosa gli è successo? Da quando l'aveva portata al Club sembrava che le cose fossero migliorate.” disse il signor Murphy, il croupier, che aveva raggiunto il signor Smith e la signora Robinson nelle cucine.
“Il suo comportamento con lei è davvero mostruoso. Quando si incontrano non la degna neanche di una parola. Smith dovete fare qualcosa.” disse la signora Robinson
che guardava il signor Smith con aggressività.
Quell'ultimo aggiustandosi il colletto della camicia guardava gli altri due servitori e si lambiccava il cervello su come risolvere il problema che sembrava affliggere tutto il
Club.
Perché non poteva trattarsi di un tubo dell'acqua rotto o di una lite tra membri del Club? Era abituato a quei problemi e sapeva come affrontarli ma la vita privata del
signor Orson... quella era tutta un'altra questione e non sapeva proprio come muoversi.
“Lei è davvero adorabile. Un gioiello raro.” continuò la signora Robinson mentre poneva le mani sui suoi grandi fianchi.
“Si, signor Smith, è così adorabile. Parla sempre anche con noi e chiede sempre la nostra opinione” disse una delle cameriere che si era intrufolata nei loro discorsi, poi girandosi verso l'altra ragazza che le stava vicino le chiese: “Maggie, non è vero che
una volta voleva aiutarci a riordinare la stanza?” l'altra cameriera rispose con un cenno di assenso e guardò il signor Smith con le lacrime agli occhi:
“Non la farete andare via, vero signor Smith? Lei ci legge sempre dei libri bellissimi e mi ha anche aiutato a scrivere una lettera alla mia famiglia.” l'affetto che provavano per la giovane si poteva leggere nei loro sguardi afflitti.
Se gli fosse stato permesso anche lui avrebbe pianto. Lucy era stata sempre gentile con lui e fin dalla prima volta che li aveva visti insieme non aveva potuto fare a meno di pensare che lei fosse l'unica persona in grado scacciare i demoni che affliggevano
il suo capo.
"Se continua così la perderà Smith, ascoltate me” disse la signora Robinson dopo aver rispedito le cameriere al loro lavoro: “e se proprio lo volete sapere c'è anche
dell'altro.”
Smith, che stava camminando nervosamente per la cucina, si immobilizzò e Murphy si avvicinò ancora di più alla governante.
“Su avanti donna, sputate il rospo. Cosa sapete?” le intimò l'irlandese.
“Il signor Orson non si sta comportando come un buon marito.” concluse la governante con l'aria di sapeva ogni cosa.
Una risata scosse le spalle del signor Murphy che tentò di nasconderla con un colpo di tosse:
“Credo che stessimo parlando proprio di questo, signora.”
“Si, Murphy? Allora sapete che il matrimonio non è stato consumato?”
Il signor Smith trasalì e le orecchie gli diventarono color porpora:
“Signora Robinson, sapete benissimo che il padrone non sopporta i pettegolezzi e, soprattutto, non tollera quelli su di lui” quasi urlò in preda al panico ma poi dopo un
attimo di silenzio e uno scambio di sguardi con Murphy abbassò il tono e si avvicinò alla governante: “ne siete sicura?”
“Sì, signora Robinson come fate ad esserne così sicura?” chiese anche Murphy scettico e guardandola con le braccia incrociate sul petto magro.
Con uno sbuffo e un borbottio che alle loro orecchie sembrò “Quanto sono ingenui gli uomini” la signora Robinson disse semplicemente:
“Le lenzuola. Non c'è nessuna traccia di un matrimonio consumato.”
Il signor Smith la guardò completamente scandalizzato:
“State spiando il padrone” e muovendosi avanti e indietro per la stanza continuò: “Non possiamo. Facciamo finta di non aver mai fatto questa conversazione.”
“Smith, fate meno il puritano. Non capite che lo stiamo facendo il suo bene?” il croupier cercò di placare il suo attacco di panico, poi voltandosi verso la governante, che sembrava la più lucida, chiese: “ora signora Robinson cosa proponete di fare?”
In tono cospiratorio la governante disse:
“Sono fatti l'uno per l'altra” a un breve cenno di Murphy e Smith continuò entusiasta:
“hanno solo bisogno di un piccolo incoraggiamento.”
“E saremo noi a darglielo.” concluse Murphy con un sorriso scaltro.
Mentre il signor Smith camminava sempre più nervosamente il campanello posto negli appartamenti di Orson rimbombò nella cucina.
“E' lei” disse Smith quasi saltando in aria con i nervi a fiori di pelle: “cosa
facciamo?” chiese concitato ai due suoi futuri complici.
“Dovremmo farle fare qualcosa” mormorò il signor Murphy pensieroso: “trovarle un
passatempo mentre pensiamo a un piano.”
Mentre il tempo passava e i tre continuavano a fissare immobili il campanello la signora Robinson si illuminò improvvisamente:
“La biblioteca” e con un sorriso prese a braccetto il signor Smith: “La signora adora i libri e sono certa che non l'abbia mai visitata. Voi portatela lì, noi penseremo a qualcosa e vi aggiorneremo.”
Il signor Smith fece proprio come la signora Robinson gli ebbe consigliato ma non poté fare a meno di ripetersi che tutto quel complottare non gli piaceva.
Non gli piaceva per nulla.

Il Diavolo e la LuceWhere stories live. Discover now