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Harry strinse i pugni e, deciso, fece; «Hermione, basta. Ti prego.»

Hermione voleva essere ottimista.

«Harry, dobbiamo scoprire chi ti ha lanciato quell’incantesimo.»

Prima che Harry potesse aprir bocca, Ron si precipitò a difendere la fidanzata.

«Ha ragione lei, amico. Dobbiamo sapere chi ti ha lanciato... Com’era?... L’incantesimo Dismundo.»

«Harry, penso che abbiano ragione.» intervenne Ginny, con le mani sulle spalle del Ragazzo Che È Sopravvissuto.

Harry la fissò intensamente. Poi decise.

«Come vuole Ginny.» Hermione e Ron parvero felici, Ginny semplicemente sollevata. Poi prese Harry per il braccio e lo trascinò un poco più lontano dagli altri.

Erano nella Stanza delle Necessità, intenti a discutere sui misteriosi avvenimenti del periodo.

Ginny, dopo aver portato lei e Harry lontani tre metri dai loro amici, che sembravano non volerli disturbare, si fermò. Prese fiato e guardò il fidanzato negli occhi.

«Harry, c’è un pazzo a scuola... Un pazzo che, a quanto pare, ti vuole morto.» sbottò Ginny. Harry intuì che parlava sul serio.

«Un sacco di gente mi vuole morto.» ribatté lui, deciso. Ginny schioccò le dita, come per svegliarlo da un sonno profondo.

«Esatto. Tante, tante persone potrebbero essere partecipi a questa folle e orribile missione, quindi.» gli fece notare lei.

«Ma scommetto che non è così.» fece Harry. «Sono sopravvissuto a Lord Voldemort, Ginny, così come al Torneo Tremaghi e a un sacco d’altre cose... Credo di esser preparato a una manciata di assassini inesperti.»

«Basta, Harry. Sii serio, per favore.» lo implorò lei, amareggiata. Delle lacrime iniziarono a rigarle il viso.

Harry si precipitò ad abbracciarla, Ron e Hermione si limitarono ad assistere alla scena da lontano.

«Scusa, scusa Harry...» balbettò Ginny, col fiato mozzo. «Ma io, io... Se ti accadesse qualcosa...»

Ginny si ricordò con dispiacere quando, l’anno prima, aveva creduto, più e più volte, che Harry fosse morto. E quando ne aveva avuto la conferma da Lord Voldemort, quando l’aveva annunciato... Il cuore le si era fermato. Si era nuovamente sentita viva solo quando Harry era balzato giù dalle braccia di Hagrid e aveva ricominciato a lottare.

«Ginny... Come posso... Scusami. Scusami. Non so come scusarmi...» continuava a ripetere Harry, stringendo Ginny.

«Io lo so.» Harry guardò Ginny intensamente, poi lei riprese. «Sta lontano dai guai.»

«Sono i guai che trovano me.» ribatté Harry, deciso. Ricordava di averlo già detto.

«Sforzati di tenerli lontani da te, e tanto.» sentenziò Ginny, con serietà.

«Sì, ventitré metri ti vanno bene?» domandò Harry, spontaneamente. Per un attimo crebbe che Ginny si sarebbe arrabbiata, invece lei sorrise, malinconica.

«Voi ragazzi siete una rottura, lo sai, vero?» domandò lei, dando un colpetto a Harry. Poi alzò la voce ulteriormente; «Hermione, che ne dici di andarcene?»

Ginny, asciugandosi le ultime lacrime, corse verso l’amica, che annuì.

«Penso che ci farà bene,» squittì Hermione, «è bello... Stare un po’ per i fatti propri.»

Harry e Ron le guardarono scivolare oltre il portone della Stanza Va e Vieni, intente a parlare vivacemente.

«Le donne sono strane.» commentò Ron, con una scrollata di spalla.

«Però anche... Insomma...» borbottò Harry. Non trovava la giusta parole.

«Incantevoli?» propose Ron, inarcando le sopracciglia.

«Be’,» fece Il Ragazzo Che È Sopravvissuto, «non c’è che dire.»

Risolviamola cosìWhere stories live. Discover now