XXV

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La seconda tappa del loro pomeriggio di svago è il centro di Roma

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La seconda tappa del loro pomeriggio di svago è il centro di Roma. Piace ad entrambi camminare con tranquillità tra i turisti, le carrozze di cavalli e gli artisti di strada che propongono le solite cose ai passanti disattenti che, con le loro macchine fotografiche al collo, vanno alla ricerca dello scorcio perfetto da fotografare.

Vittorio lo sostiene e continua a ripeterlo: secondo lui, non basta fotografare dei momenti per ricordarli per sempre, bensì bisogna viverli intensamente. Ne è fermamente convinto. Come quando si va ad un concerto, a cosa serve filmare intere canzoni rimanendo in silenzio, quando ci si può scatenare senza regole seguendo la voce del cantante? Il divertimento non ha eguali.

Camminano lungo via dei Fori Imperiali illuminata dal sole pomeridiano. In mattinata sembrava che durante il pomeriggio sarebbe venuto a piovere, ma le nuvole hanno lasciato spazio ad un timido calore che preannuncia l'arrivo del freddo invernale, ma che ancora permette ai cittadini di vestirsi con giacchetti di jeans o di pelle, adatti per la stagione corrente.

"Riesci a camminare?", domanda ad un tratto Vittorio, constatando l'espressione sofferente che colora il viso di Marco.

"Il problema è sedersi, non puoi capire...anzi, capirai quando toccherà a te, bello mio", gli fa un cenno con la mano ad indicare ciò che gli spetterà in un futuro non troppo prossimo.

Vittorio gli dà una gomitata e la sua mente corre a ciò che hanno vissuto poche ore prima. È stato semplicemente fantastico ed intenso, niente da aggiungere.

"Do' vuoi arrivare?", gli chiede il ragazzo col piercing al naso.

"A Villa Borghese", decide Vittorio per entrambi, infilandosi le mani in tasca.

"Però prendiamo l'autobus, per favore", quasi lo implora Marco. Di solito non chiede il permesso per fare qualcosa, agisce e basta.

Vittorio gli rivolge un sorrisetto malizioso.

"Lo vedi che nun riesci a camminà?", lo provoca sorridendo compiaciuto.
Marco sbuffa.

"Ridi, ridi, che mamma ha fatto i gnocchi e appena torniamo a casa te faccio vedé io", afferma con tono minaccioso. Si fermano sul ciglio del marciapiede, dove sanno che tra qualche minuto (o ora, a Roma il sistema di trasporti lascia a desiderare), passerà la vettura pubblica. Ad aspettare l'autobus ci sono un paio di turisti tedeschi. Notano la loro provenienza dai pantaloni corti ed i calzettoni tirati su fino alle ginocchia, il tutto accompagnato dall'immancabile zaino da trekking e da tremendi occhiali da sole dalla montatura ingombrante.

"Ehm, sorry?", esordisce proprio il tedesco, avvicinandosi di un passo a Vittorio. Quest'ultimo si gira verso Marco e sussurra:"ma ce l'ha co' me?", puntandosi un dito al petto. Marco se la ride ed annuisce.

"Do you know when the bus will arrive?", domanda con un marcatissimo accento tedesco.
Vittorio non ci ha capito nulla, e Marco non è d'aiuto, perché si è fatto da parte ed osserva la scena con un sorriso malcelato.

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