XXVI

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Quando Vittorio esce dalla sua stanza, la mattina successiva, trova sua sorella già all'opera con smalti e limette

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Quando Vittorio esce dalla sua stanza, la mattina successiva, trova sua sorella già all'opera con smalti e limette. Due ragazze ben vestite e truccate sono sedute attorno al tavolo rotondo posto al centro della stanza, e lo osservano sgattaiolare velocemente fuori casa, in ritardo per l'entrata a scuola. Non che gli interessi molto, ma per una volta che decide di andare a scuola gli dà fastidio arrivare tardi anche in quel caso.

Nessuno dei suoi amici più stretti frequenta lo stesso istituto in cui va lui, e in classe non si è fatto tanti amici, non che gli importi, ad ogni modo. Le volte che si degna di presentarsi a lezione tutti i suoi compagni di classe sono entusiasti, perché in un modo o nell'altro la presenza di Vittorio è rumorosa e gli farà perdere gran parte delle ore di lezione.

Ma non quel giorno.
Vittorio fa il suo ingresso in classe salutando con un cenno silenzioso i presenti, poi si siede vicino a Claudio, nella fila al centro in fondo alla classe. Da lì, la professoressa non lo vede adagiare la testa sul banco e chiudere gli occhi, e anche se lo vede, non fa nulla per ravvivare la sua attenzione. Mai svegliare il can che dorme, recita un antico detto, e l'insegnante lo segue alla lettera.

Al suo fianco Claudio sta ascoltando la musica da un auricolare. Vittorio riesce a sentire i bassi della canzone pompare rumorosi nelle sue orecchie, e si chiede come facciano a non esplodere le cuffiette o, nel peggiore dei casi, i timpani. Solleva solo metà della faccia dal banco.

"Ma non te stai a rincoglionì?", domanda con il chiaro intento di fargli abbassare il volume poiché gli dà fastidio. Claudio non lo sente e continua a scrivere le parole di un suo nuovo testo rap sul foglio.

"Già sei diventato scemo da un pezzo", prosegue Vittorio, poi sbuffa e torna nella posizione precedente. Quella notte ha dormito bene, cosa che non accadeva da almeno una settimana.

Sa che il merito dei suoi sogni tranquilli sia stata la giornata trascorsa all'insegna della nullafacenza con Marco, ma è consapevole che di giornate così non ce ne saranno più, almeno finché non risolve la brutta situazione in cui si è cacciato. I giorni scorrono veloci ed anche se gli restano circa tre settimane, conta di sdebitarsi il prima possibile. Non vuole che suo nipote nasca tra mille ansie e turbamenti.

Passa le tre ore successive intrattenendosi un po' col cellulare, un po' a parlottare di scemenze con Claudio. Durante l'ora di religione girano anche una canna che fumano nel bagno durante la ricreazione, entrambi stipati in un cubicolo minuscolo, in piedi sulla tazza del water per espirare il fumo fuori dalla finestrella.

Vittorio ha appoggiato la mano contro le piastrelle che tappezzano il muro ricoperto di scritte fatte col pennarello indelebile, mentre Claudio si sorregge con il gomito sulla cassa di scarico del sanitario. In quel momento gli sta simpatico, ma non sa quanto potrà durare ancora: non sa quanto ancora sopporterà Claudio, a lungo andare, ma Vittorio deve ammettere che la sua presenza sia l'unica a non urtarlo, nell'ambito scolastico.

Sotto il cielo di RomaWhere stories live. Discover now