16. Admirer

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Oh cielo...
Mi venne da ridere.
Avevo visto Jungkook solo dal vivo e vederlo disegnato su carta mi faceva strano.
Davvero non riuscivo a trattenermi. Non fraintendetemi, il disegno era davvero bello ma... era davvero lui! Insomma era lui, la sua faccia era su un foglio.
Va bene, è strano. E no, non sono abituata a vedere volti di persone che conosco disegnati su un foglio.
Almeno avevo capito che era lei la ragazza che dovevo seguire.
Il problema era come stare lì senza che se ne accorgesse.
Ci sarei potuta stare per il tempo necessario per prendere qualcosa, ma essendo da sola, in qualche modo avrei attirato l'attenzione se fossi rimasta troppo a lungo. Allora cambiai direzione e andai verso il bancone.
La barista, mi salutò.
Sorrisi e mi guardai intorno: dovevo trovare una soluzione.
Niente.
-Vuole ordinare qualcosa?- chiese.
Come al solito non sapevo come comportarmi in un locale e finsi di dare un'occhiata veloce alle torte in vetrina.
-Una fetta di Sacher- riposi, scegliendo la prima che vedevo.
No, questo non basta, come faccio a stare qui il tempo necessario?
Deve esserci qualcosa.
Mi guardai ancora intorno e i mei occhi caddero su un annuncio appeso dietro al bancone: stavano cercando una barista.
Lo indicai.
-Potrei provare? Avrei bisogno di un lavoro- dissi.
Lei si girò e sorrise. Sembrava felice della mia proposta.
-Sai come funziona la macchina del caffè?- mi chiese.
-Certo- riposi.
Mai detto bugia più grossa.
-Avrei bisogno del tuo cv, però-.
-Glielo posso portare più tardi- inventai.
Ma quale curriculum. Se vedesse il mio, le verrebbe un infarto.
Mi fece segno di andare dietro il bancone e io feci come disse.
-Fammi un caffè mentre vado a cambiarmi il grembiule- disse e mi lasciò lì.

Fare un caffè non era mai stato così difficile.
Ma hai paura di una macchina per il caffè? So che è grossa e non sai da dove cominciare, ma almeno provaci.
Presi una tazzina e la misi sotto l'erogatore, lo presi e macinai un po' di caffè, per poi metterlo dentro. Controllai se c'era acqua, schiacciai il pulsante rosso sopra e mi preparai al peggio.
Ora esplode...
E invece sentii solo il rumore del caffè che riempiva la tazzina.
Alzai le sopracciglia: ci ero riuscita?
In quel momento arrivò la barista.
-Allora, come va?- chiese.
Alzai la tazzina.
-Ecco, fatto- risposi, fiera del mio primo caffè.
-Fantastico, allora direi che posso andare- fece lei.
Andare?
-Andare? Dove?- chiesi, confusa.
-Via- mi ripose senza problemi e si diresse verso la porta. -Ricordati che qui si chiude alle sei-.
Chiudere?
-Aspetta, non vorrai dirmi che mi lasci qui? Non mi conosci nemmeno e non ho le chiavi-.
Ma che diamine stai dicendo? Le chiavi?!
-Te le ho lasciate sul retro-.
-No, aspetta, davvero non puoi lasciarmi qui!-.
Ma questa è matta.
-Non preoccuparti, scherzo. Se riesci a gestire questo locale da sola per un'ora il lavoro è tuo- disse e se ne andò.

Mi ritrovai immobile a pensare a quello che era successo.
Troppo veloce, tutto troppo veloce.
Quando speravo di restare lì il più a lungo possibile, non intendevo questo.
Questa ha preso e se n'è andata!
Non è che per caso... se sono stati loro a pianificare tutto, li ammazzo.
Mi sembrava troppo strano per essere vero, ma allo stesso tempo non potevano sapere che sarei andata io e non uno di loro.
Almeno riuscirai a tenerla d'occhio.
Stava ancora disegnando. Non si era mossa di un centimetro. L'unica cosa che vedevo muoversi era la mano, anche se era di spalle.
Yoongi mi aveva detto di pedinarla, il che implica di non farsi scoprire, ma allo stesso tempo dovevo scoprire qualcosa su suo padre, che significava andarle a parlare. Quanta incoerenza.
Presi un menu e mi diressi verso di lei, almeno avrei avuto una scusa per parlare. Mi avvicinai e vidi che stava scrivendo qualcosa sotto il disegno, ma i suoi capelli mi impedivano di leggere.
-Ciao- la salutai.
Lei si prese un colpo e nascose il disegno dentro un quadernino nero.
La vidi nascondere ancora di più il viso, abbassando il cappuccio.
Wow... timida.
-Mi dispiace averti spaventato-.
Conoscevo quel comportamento: era quello tipico di chi si è nascosto per buona parte della vita e non vuole farsi scoprire. Ma in quel momento lei da me poteva nascondere solo il suo disegno.
Posai il menu sul tavolo.
-Se vuoi qualcosa, dimmi- feci, allontanandomi.
Pazienza Jo, ha solo bisogno di tempo.
In quel momento sentii il telefono vibrare. Lo presi e vidi che Jungkook mi aveva scritto.
E questo come fa ad avere il mio numero? Soprattutto come faccio io ad averlo salvato nel telefono?
Stavo cominciando a pensare che mi avessero hackerato il telefono. Probabile.

Non ferirla

Spalancai gli occhi: lui aveva appena scritto una cosa dolce?
Ma si sta riferendo a lei?
Mi girai.
Ok, va bene, la cosa sta diventando sempre più strana.
Come se potessi ferirla...
In quel momento pensai che se lui mi scriveva di non ferirla, significava...
Mi apparve un sorriso malizioso.
Avevo un'idea... oh si.

Ritornai dalla ragazza.
-Va bene, non voglio disturbarti, ma puoi stare qui solo se prendi qualcosa- dissi.
Una bugia non così tanto falsa.
Lei prese il menu e fece finta di leggerlo.
-Vorrei un succo- disse, con un filo di voce.
Andai a prenderle un succo.
-Certo che disegni bene- la complimentai.
Prese il quaderno e lo strinse al petto.
Oddio non riesco più a trattenermi...
-Ma devi sapere una cosa- dissi.
Si immobilizzò.
-Jungkook ora ha un occhio nero-.

L'espressione che apparve sul suo viso quando si girò, fu esemplare: oltre ad avere gli occhi spalancati e increduli, era allo stesso tempo rossa come un peperone.
Mi accorsi dopo, quando la osservai bene, che aveva tratti occidentali. Quella ragazza non era giapponese, ma era europea, forse francese o comunque di quelle parti.
-Cosa!?- esclamò.
-Ha un occhio nero- ripetei.
Mi ignorò completamente.
-Conosci Jungkook?-.
-Purtroppo...- feci.
Lei allungò la mano e mi prese per un braccio, trascinandomi sulla sedia accanto a lei.
Certo che tanto timida non è.
Diventò ancora più rossa di prima.
Sembrava che stesse per esplodere.
-Non ci credo- fece.
-Credici eccome. Fidati, non ti perdi nulla. Perché lo stavi disegnando?- chiesi.
La riposta già la sapevo, ma volevo sentirla dire a lei.
Lei prese il disegno e lo guardò.
-È complicato- mi ripose.
-Jungkook è complicato, il tuo disegno no. Se disegni il viso di una persona, puoi farlo per due motivi: per altri o perché ti piace- dissi, diretta.
Menomale che non dovevi ferirla...
-Ok, scusa, non volevo. Mi dispiace. Ti prego, fammelo vedere- mi scusai.
Lei me lo passò.
Fake love.
Ecco cosa c'era scritto.
-Amore falso- recitai, traducendo le due parole. -Cosa significa?-.
-È complicato pure questo- disse.
Questi si piacciono, punto e basta. Non è complicato affatto.
-Lo conosci da tanto tempo?- chiesi.
Lei annuì e la vidi rattristarsi.
-Da un paio di anni- mi ripose. -Andavamo a scuola insieme-.
Brava, parla, non fermarti. So che hai bisogno di sfogarti.
Il mio unico obbiettivo era quello di ottenere più informazioni possibili. Se questo significava ascoltare tutta la sua vita, l'avrei ascoltata.
-Ho cambiato tutto per lui- disse.
Bene, ora vedi che esce fuori la storia d'amore piena di tristezza.
-In che senso?- chiesi, fingendomi interessata.
-Ho cambiato casa e anche scuola per poter stare con lui, o almeno, per vederlo-.
-Ma almeno lui sa che gli piaci?-.
-No, non credo, mi sono sempre nascosta-.
Se solo sapessi che invece lui lo sa eccome...
-Mio padre non è mai stato d'accordo... avrebbe preferito che restassi con lui-.
Quando disse "padre" mi attivai subito.
-Come mai?-.
-È uno abbastanza rigido, mio padre. Non mi lasciava nemmeno uscire di casa, figuriamoci trasferirmi-.
Suo padre è una persona importante, l'ho capito, ma quanto importante?
-Mi sono trasferita senza che lui lo sapesse- disse.
-E sei venuta qui- completai. -Cos'è successo dopo?-.
-Mi sono iscritta alla sua stessa scuola e ho cercato una casa. Ho creato una bugia che reggesse e ho sparso la voce-.
-Hai mentito su chi eri. Pure a lui?-.
-Specialmente a lui. Non potevano sapere la mia vera storia, nessuno mi avrebbe accettata-.
Ora ho capito... ha un padre importante in quel senso.
-Mi chiamava ogni sera per sapere come stavo e per chiedermi di tornare, dicendomi che se non lo avessi fatto, sarebbe venuto a prendermi-.
-Da quanto tempo ti nascondi?-.
Bevve un po' del suo succo, anche se in realtà non lo voleva.
-Oggi che giorno è?- mi chiese.
Ero perplessa: o questa non sapeva davvero che giorno era, oppure era una domanda per perdere tempo.
Guardai il telefono e vidi che mi era arrivato un altro messaggio:

Per favore

Certo che non si fida proprio di me. Calmina principessa.
-Diciotto maggio- riposi.
Lei sospirò.
-Allora sono due anni-.
-Ti nascondi da due anni da tuo padre? E non ti ha mai trovata-.
Negò con la testa.
-Ce l'hai una casa?- chiesi.
No che non ce l'ha, se no, non passerebbe così tanto tempo qui.
-Certo che ce l'ho- ripose, decisa.
Se solo fingesse meglio.
La guardai dritta negli occhi e lei non riuscì a mantenere lo sguardo.
-Mi stai mentendo, vero?-.
Annuì.
-Allora vieni da me questa sera- proposi.
Un buon modo di scoprire qualcosa in più, ma anche di fare uno scherzo a un certo ragazzo.

Eighth/BTS ✔Where stories live. Discover now