34. Butterfly/Jimin

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Quando mi sveglio, sento la testa girarmi e farmi male. Apro gli occhi lentamente, ritrovandomi nella stessa stanza in cui ero con Hoseok.
Ma lui non c'è.
Mi guardo attorno, mezza addormentata, grattandomi la testa.
Davanti a me un paio di scarpe con i lacci legati uno all'altro. Le prendo, guardandole. Un vecchio paio di Vans bianche.
Mi alzo, poggiandomi al muro a causa delle vertigini ed esco dalla stanza, per dirigermi in strada.
Lo sguardo della gente mi fa sentire in soggezione. Cammino con la testa bassa, trascinando i piedi e tra le dita ho i lacci da cui pendono le scarpe.
Penseranno che sono una drogata dato che si voltano tutti quando gli passo davanti.
Io non sto pensando a nulla. Ho la mente completamente offuscata e sembra che non voglia collaborare. Perciò vado avanti, sperando che la fortuna mi aiuti a trovare il luogo in cui devo andare.
Questa volta toccherà a Yoongi? A Jimin, Jin oppure Jungkook?
Passo davanti a una bancarella in cui vendono bottiglie di alcolici, credo. Ne prendo una al volo, sentendomi urlare addosso insulti di tutti i tipi da parte del venditore. Lo ignoro, stacco il tappo con i denti e comincio a bere. Se proprio devo rischiare la vita, lo voglio fare da ubriaca.
Continuo a camminare, allontanandomi velocemente da tutta questa gente. Mi fanno venire il mal di testa.
-Ehy, ragazza- mi chiama ad un certo punto qualcuno.
M

i volto, ritrovandomi davanti un passante.
-Se cerchi il tuo amico, è andato da quella parte, verso il fiume- dice, indicando davanti a me.
Amico?
Lo guardo perplessa.
-Ma sì, teneva in mano delle scarpe uguali alle tue, con i lacci legati. Aveva i capelli biondi-.
Questo deve essere pazzo. Non conosco nessuno con i capelli biondi.
Indicai nella stessa direzione che mi aveva mostrato.
-Da quella parte ha detto?- chiedo e annuisce.
E da quella parte sia.

Al fiume ci arrivo veramente. Dietro di me il rumore delle auto che passano in autostrada.
Bevo ancora un po', guardandomi intorno. Non vedo nessuno. C'è solo un albero, nient'altro. Ma guardando più attentamente noto delle scarpe che penzolano da uno dei rami.
Quell'uomo aveva ragione.
Mi guardo intorno ancora, mollando la bottiglia e le scarpe a terra.
Mi sembra di vedere una sagoma sul bordo del fiume. E ha i capelli chiari.
Mi avvicino un po' per cercare di vedere meglio.
È uno dei ragazzi!
Non è molto alto, mi sembra di riconoscere i lineamenti di Jimin in quella figura.
-Jimin!- urlo.
Quando si volta capisco che è veramente lui.
Comincio a correre per raggiungerlo, ma più io mi avvicino più lui si allontana, immergendosi nel fiume.
Quando l'acqua gli arriva ai fianchi, mi fermo.
-Jimin! Fermati!- lo prego.
Non è molto lontano da me, forse cinquanta metri.
Sorride.
Giuro che quel sorriso te lo faccio sparire se fai stupidaggini.
Alza il braccio destro come se volesse chiedermi di avvicinarmi.
Sono confusa. Se mi avvicino, si allontana e ora vuole che vada da lui?
Sospiro e ricomincio a correre.
Lui intanto si lascia cadere in acqua.
Dannazione. Non dirmi che ha intenzione di suicidarsi!
Corro più velocemente, raggiungendo l'acqua e immergendomi.
Dio, quanto odio l'acqua!
Anche se so nuotare, odio il suono dell'acqua e la pressione che esercita sui timpani, per non parlare del fatto che non vedi un cazzo...
-Preferivo il fumo tossico a questo- mi lamento, infilando la testa sott'acqua. Cerco di aprire gli occhi in modo da vedere qualcosa: il fatto che siano irritati non mi aiuta affatto.
Dov'è?
Sono immersa nel buio e se non fosse per la luna, non vedrei nulla.
Cerco di ignorare il suono e l'acqua nei timpani e mi immergo più in profondità.
Comincio a preoccuparmi e a farmi prendere dal panico. Quando sono in acqua perdo tutta la lucidità e non riesco più a ragionare.
Non riesco a vedere Jimin da nessuna parte.
Non può essere molto in profondità...
Ah! Perché nonostante sia con loro, scelgono comunque di fare quello che fanno?
Sono qui con voi, lo sapete, potrei aiutarvi...
Io non capisco, davvero...
Le scarpe... Le cazzo di scarpe, cosa c'entrano? Perché erano davanti a me?
Pensa Jo, pensa... Devono avere un significato, tutto ha un significato in questa storia, anche se sembra che non ce l'abbia...
Stupidamente mi viene in mente la maschera nera nella stanza.
I'll follow my line until the day I die.
Quel giorno avevo pensato che significasse la fine di un viaggio e l'inizio di un'altro.
E se avessi avuto ragione?
Mi immergo ancora, nuotando più veloce. Mi sembra anche di aver riacquistato lucidità.
Non mi sentivo così da tanto tempo.
Mi guardo attorno, ormai non ho più molto ossigeno nel polmoni, devo tornare in superficie.
Non senza Jimin.
Chiudo gli occhi, calmandomi. Mi convingo di avere ancora abbastanza ossigeno per fare quello che vorrei e alzo il braccio destro, rimanendo immobile. Muovo solo le gambe per non sprofondare.
Prima mi hai teso il braccio, mi hai chiesto di venire verso di te. Ora che sono io a tenderlo verso di te, verrai?
I polmoni cominciano a bruciarmi per l'assenza di ossigeno. Serro le palpebre per costringermi a resistere, anche se di questo passo non sarà solo Jimin ad annegare, ma anche io.
Jimin... Per favore...
Apro la mano e stendo il braccio, voltando il palmo verso l'alto come quando si da la mano a qualcuno.
Sento la corrente del fiume farla ondeggiare delicatamente, sento i capelli muoversi.
Esattamente come il senso di tranquillità che la parete blu mi ha dato quel giorno in quella stanza, mi sento in pace con me stessa.
Non li vedo, ma posso immaginare i raggi della luna illuminare l'acqua e posso anche vedere il mio corpo che sembra in sospensione.
Sento un tocco sulla mano destra che poi lentamente di trasforma in una carezza e infine in una stretta.
Un'altra mano la sta stringendo.
Apro gli occhi lentamente e vedo Jimin davanti a me.
Mi tira verso di sé, mi sorride e poi comincia a risalire.
Appena ho la testa fuori dall'acqua riempio i polmoni di aria, cominciando a tossire. Jimin non sembra avere questo problema.
-Perché sei venuto qui?- chiedo preoccupata.
-Avevi paura che potessi fare una sciocchezza?-. Sorride.
Lo guardo persa, con il cuore che mi sta per uscire fuori dal petto.
Mi mette le mani sulle spalle, guardandomi profondo negli occhi.
-Mi hai teso la mano, quindi hai capito che ti volevo con me?-.
-Non so cosa ho capito- spiego, -so solo che c'era un motivo per cui lo stavi facendo. Le scarpe... Le dannate scarpe, Jimin volevi suicidarti? Questo significano dopotutto- chiedo.
Mi guarda come se volesse dirmi qualcosa, ma fosse bloccato.
-Ho provato a suicidarmi anni fa. Volevo annegarmi in questo fiume- confessa.
Spalanco gli occhi, incredula.
-Quando ero piccolo ho assistito a un omicidio. Quel ricordo continuava a tormentarmi giorno e notte, rendendo la mia vita un inferno e per questo ero arrivato alla conclusione che il suicidio fosse l'unica via per non soffrire più. Però non ci sono riuscito-.
Abbassa lo sguardo, triste.
-Quella sera, a casa, eri bagnato e avevi la lanterna in mano...- ancora ho il fiatone, -Jimin...-.
Lo abbraccio, cominciando a piangere.

***

-Le scarpe non simboleggiano solo un suicidio, ma anche un passaggio- dice. Siamo usciti dall'acqua e ora siamo davanti all'albero. Le scarpe ondeggiano spinte dal vento.
-Il mondo scompare quando sei in acqua, la calma che provi quando sei immerso non riesci a provarla in nessun'altro luogo, per questo l'ho scelta: volevo allontanarmi dal mondo... Ho sempre pensato che il modo migliore per non soffrire più fosse il togliersi la vita, invece mi sbagliavo. Questo atto mi ha perseguitato per anni, ma ora ho capito che mi ha reso più forte-.
Si volta verso di me con le scarpe nelle mani, sorridendo.
-Sono venuto qui per affrontare le mie paure e il mio passato, ho seguito la mia linea fino al giorno della mia morte-.
Guarda l'albero.
-E sono rinato-.

Quando ce ne andiamo dal fiume le scarpe di Jimin non sono più le uniche a ondeggiare col vento.
C'è n'è un'altro paio. Il mio.

Eighth/BTS ✔Donde viven las historias. Descúbrelo ahora