ー capitolo 3

413 28 21
                                    

BeastBoy.

Si ritrovarono nella sua stanza, come precedentemente prestabilito. Il quasi tanfo di inchiostro era visibilmente inebriante per la maga, ma piuttosto repellente per il verdognolo. Egli non ci fece molto caso, ritirando quella senziente repulsione in un leggero starnuto; purtroppo non era il cattivo odore al momento il centro della sua valvola di sfogo. Prima di addentrarsi completamente nella oscura camera diede una veloce occhiata a quest'ultima: fece in tempo a non pestare un coccio di ceramica che si dilatava insieme agli altri resti di una tazza color porpora, il cui liquido era ormai intrappolato sulla parete asciutta.

Molti, se non la maggior parte, dei libri erano su delle alte pile poste dall'altro lato del pavimento, alcune più alte di Beast Boy e Raven stessa, in modo che non venissero a contatto con lo sporco. Era strano vedere quella combinazione, una metà sembrava una biblioteca priva di scaffali e l'altra una discarica di vasellame e... una scatola di pizza? Il mutaforma aveva riconosciuto il cartone, era sicuro di non essersi sbagliato, ma neanche quella era una buona distrazione.

Oscillò irritato quando si rese conto che un piccolo pezzo della tazza rotta si fosse incastrato nella suola della scarpa, e fece un leggero scatto per levarlo, accidentalmente calciando uno dei pezzi superstiti più grandi.
Venne all'istante rimproverato dalla mezzodemone che gli enunciò di fare silenzio.

⋞Mi dispiace-⋟

Ebbe il tempo di sussurrare, finché una pallida e piccola mano non incontrò nettamente la sua bocca per tapparla appena udirono dei tonfi metallici e poi qualcuno bussare.

⋞...Raven? C'è nessuno? Beast Boy? Ragazzi?!⋟

La bassa voce di Cyborg non ci mise troppo tempo a trapelare dalle pareti di alluminio, visto che il cibernetico cercava ansioso una risposta da qualcuno. Sospirò una volta compreso che i suoi compagni non volevano essere trovati, e si erano nascosti abbastanza bene.
Non escluse che fossero lì dentro, sarebbe risalito a tali informazioni in un altro modo, semplicemente non aveva intenzione di invadere lo spazio personale del membro più riservato dei titans.
Non voleva finire in un'altra dimensione ove si trovavano giganti rossi sputafuoco.
Non di nuovo almeno.

Sentiva il respiro tenuto a stento regolare della ragazza, che lo tratteneva da dietro, la mano destra sulle sue verdi labbra e la sinistra sulla sua spalla, quasi come se lo attirasse verso di sé.
Poco dopo sentirono i metallici passi di Cyborg allontanarsi e fu allora che i due si concessero un sospiro di sollievo.

⋞Ottime mura insonorizzate, Robin.⋟

Si lamentò la mora con voce rauca, per un motivo non preciso.
Dopo, finalmente, si voltò verso il mutaforma.
Erano al centro della stanza, uno di fronte all'altro.

Nessuna lacuna, nessuna maschera, niente e nessuno oltre Garfield Mark Logan e Rachel Roth.

Non avevano davvero bisogno di parole, beh letteralmente. Le sarebbe stato più facile usufruire della sua empatia per "comunicare" con il ragazzo. Ma, no. Gar sapeva che Rachel non era quel tipo di persona. Sarebbe stata più chiara ed orgogliosa con delle parole.
Ecco, l'orgoglio. Era uno dei suoi piccoli ma suscettibili difetti.

⋞Allora?⋟

Inarcò l'oscuro sopracciglio, con le braccia incrociate. Al verdognolo venne in mente una nozione che aveva letto sul suo tablet riguardante la psicologia corporea e che quella posa, appunto, indicava una chiusura psicologica, o qualcosa di simile.

ʟᴇᴛ ᴅᴏᴡɴWhere stories live. Discover now