I primi dubbi

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Il mattino seguente, mi risvegliai di nuovo nel letto dell'hotel. Avevamo riso tutta la notte. Era stata una bella serata in fondo, e non avevo intenzione di starmene lì in stanza tutto il giorno. Mi vestì e uscì. Iniziai a guardami intorno. Sembravo una bambina a Gardaland , con gl'occhi sbarrati e il sorriso da ebete. Non solo ero a Tokyo , ma ero pure in un altro mondo. Non volevo lasciarmi sfuggire l'unica possibilità di vederlo. Sentì poi una voce femminile. Kiki? Che strano. La sentì gridare e mi precipitai da lei. Dei balordi l'avevo accerchiata.

"HEY! Lasciatela!

Si girarono verso di me. Beeeene. Tre tizi , almeno tre volte me, contro una nana smilza. PERFETTO.

"senti piccoletta , gira alla larga. Non sono faccende che ti riguardano"

"mi riguardano se di mezzo c'è un'amica"

"ho detto ... vattene!" - mi spinse , ma gli diedi un pugno ben assestato allo stomaco , facendolo indietreggiare.

Lo presi per i capelli mentre era ancora abbassato, dandoli una ginocchiata abbastanza forte da farlo cadere. Gli altri mi guardarono sorpresa.

"paura ora?" dissi.

Iniziano ad attaccarmi tutti insieme. Non mi risparmiarono colpi , e io feci altrettanto. Ma di sicuro , i miei non erano potenti quanto i loro. Riuscì comunque a metterli in fuga.

"Irene!"

Kiki mi si fece vicino preoccupata. Le sorrisi. Ero solo un po' ammaccata.

"s-siediti. Chiamo gli altri!" disse prendendo il telefono.

Feci quanto richiesto. Sentivo il labbro che bruciava come non mai e sentivo il sapore metallico del sangue. Bleh. Che schifo. Ma almeno ero sollevata nel vedere che Kiki stava bene. Di lì a breve vidi Dik Dik e Wally arrivare.

"per la miseria! Ti hanno conciata male"-dik dik.

"non così tanto dai ..."

"è meglio portarti all'ospedale ..." disse wally prendendomi in spalla.

"grazie ragazzi" sorrisi.

Al pronto soccorso ci impiegarono poco , ma decisero comunque di farmi rimanere lì almeno un giorno per i diversi controlli. Di lì a poco arrivarono anche gli altri a capire che cavolo era successo. Ci pensò Kiki a parlare per me , ma ... penso abbia esagerato. Sembrava un racconto uscito da una storia di supereroi. Dove io ero la supereroina. 

"UFFFAAAA volevo esserci mentre li stendevi!"- Roxanne.

"e non sei uscita dalla rissa conciata troppo male ... dove hai imparato a difenderti?"- Terry.

"mio zio ... insegna karate ... ogni tanto mi insegna qualcosa sulle arti marziali" sorrisi.

"fantastico" Kid aveva gl'occhi a stella.

Erano tutti quantomeno felici che stessi bene. Ma il volto di Checkmate non sembrava esattamente felice.

"ricordi i loro volti?" la sua voce ruppe il silenzio.

"sono i solidi idioti del locale dove andiamo di solito"- kiki.

"perché ... questa domanda?" chiesi.

"nulla ..." disse uscendo dalla saletta. Era cupo come non mai. E non fui l'unica a vederlo. Se ne andò e nessuno lo sentì quella giornata.

Tornai all'hotel in compagnia di Dik Dik. Era più simpatico di quello che ricordassi. Mentre eravamo per strada si fermò.

"senti ... e se andassimo a casa di Check? Tanto per vedere come sta ... è uscito troppo cupo per i miei gusti ... non mi fido"

"certo. ... allora non sono l'unica che se ne è accorta ..."

Arrivammo a casa del ragazzo , ma non rispondeva al citofono e nemmeno al telefono.

"è strano ... e la cosa non mi convince ..." saltò al di là del cancellino e guardò alle finestre. Nulla. Tornò poi da me.

"non è in casa ..."

"forse è solo andato a fare un giro ... per calmarsi ... "

"non è nel suo stile ... che io sappia"

"n-non pensiamo al peg- ... o mio dio ...".

Ciò che vidi mi lasciò a bocca aperta dallo spavento. Check era tornato ... ma con un labbro spaccato e la maglia non era messa meglio. Lo aiutammo ad entrare in casa , ma sembrò più incazzato di prima. ... Che gli stava succedendo ... ? Entrato in casa , si sedette sul divano , togliendosi l'elmo rosso e scoprendo i capelli. Era la prima volta che li vedevo. Biondi e corti. Scosse la testa , tenendosela tra le mani.

"sto bene ... ... voglio solo riposare"

"li hai presi?"-dik dik.

"sono già in prigione ..."

Mi sentì dannatamente in colpa ... Lo stesso episodio ... Stessa vittima ... Carnefici diversi che ormai si confondevano tra loro nella mia mente ... e poi il salvatore. Con volti diversi ... ma stesse azioni ... . Mi affacciai alla finestra. E se ... ... la storia fosse sempre la stessa ... che si ripeteva in continuazione. Ancora. E ancora. E ancora. Riguardai i ragazzi.

"d'accordo ... riposati. Ire. Andiamo"-dik dik.

Stavo per andargli incontro , ma mi fermai sulla soglia. Mi girai. Era ancora con la testa abbassata. Mi morsi il labbro e lo abbracciai , cingendogli per quanto potevo la vita. 

Tra gli scacchiWhere stories live. Discover now