13.Pensieri e confidenze

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Adrien sospirò, nervoso, prima di passarsi velocemente una mano fra i capelli biondi. Tutti i ricordi dei bei momenti passati insieme alla sua Marinette gli corsero davanti agli occhi come dei lampi colorati e, in soli pochi secondi, tutto il suo corpo fu travolto da un profondo senso di tristezza e nostalgia che gli fece rivoltare lo stomaco e salire il cuore in gola. Rammentò tutte le volte in cui avrebbe voluto rivelarle i propri sentimenti e pronunciare quelle due paroline magiche perché lei potesse finalmente essere soltanto sua e di nessun altro: la mancanza del contatto con il suo corpo lo stava facendo letteralmente impazzire, tant'è che aveva iniziato a credere che, se mai un giorno l'avesse anche soltanto potuta sfiorare di nuovo con un dito, quello sarebbe stato il migliore della sua vita. Bramava da tempo ormai, di poter accarezzare ancora la sua pelle, inebriandosi di quel suo dolce profumo che sapeva di casa. L'ultima volta che si erano incontrati era avvenuta qualche giorno prima ad un nuovo Luna Park, dove avevano deciso di mettere in atto il loro "grande" piano. A dire la verità, il tutto era partito perché il ragazzo era andato a cercarla per chiederle aiuto riguardo alla questione della propria identità segreta, anche se il suo era stato soltanto un pretesto per poterle avvicinarsi ancora, almeno come semplice amico. Da non molto infatti, Marinette aveva cominciato ad evitarlo completamente, rivolgendogli al massimo qualche parola o sorrisetto forzato di circostanza, e per Adrien era tutto terribilmente difficile da sopportare. Nonostante gli sforzi che aveva fatto perché potesse tornare alla normalità però, il loro rapporto non si era evoluto più di tanto. La corvina infatti, sembrava ancora non riuscire a fidarsi del tutto di lui. Di certo, le accuse che gli aveva rivolto erano parecchio gravi: Adrien non avrebbe mai e poi mai svelato l'identità segreta dell'altra ad anima viva, neanche se si fosse trattato di un semplice gesto di ripicca o vendetta personale. D'altronde, perché diamine avrebbe dovuto farlo? Lui stesso era un supereroe, quindi capiva perfettamente che far sì che l'intera scuola scoprisse di Ladybug avrebbe condotto anche a delle "piste" su Chat Noir. Era da un po', in realtà, che il biondo stava cercando di risalire al colpevole del misfatto, ma fino a quel momento non era riuscito a trovare assolutamente nulla che potesse inchiodarlo. "È solo una questione di tempo, però", si era detto. Sperava tanto che, una volta scoperta la verità, si sarebbe sistemato tutto, e Marinette sarebbe finalmente tornata da lui. - Perciò, vuoi dirmi che Marinette non vuole più parlarti? - fu una voce parecchio interessata a farlo ripiombare, tutto d'un tratto, alla triste realtà. Lui scosse piano la testa, puntando il proprio sguardo sulla figura di Chloé, che si trovava ancora lì, accanto a sé, questa volta pronta ad ascoltare le sue, di paure. - E come mai? Ho sempre pensato che lei andasse completamente pazza per te, e invece? Che le è successo? - chiese, sorreggendosi il volto con una mano. - È... è complicato... - cercò di sviare l'argomento: c'erano troppe cose che non avrebbe potuto raccontarle e, per quanto, in quel momento, sentisse il forte bisogno di sfogarsi con qualcuno, non aveva per niente voglia di mentirle. - Complicato? Più della mia storia? Non credo proprio. Su, forza: racconta. - lo spronò, ridacchiando leggermente. Il biondo la guardò con aria triste, in un'espressione di scuse che voleva significare: "Non posso, mi dispiace", ma che la ragazza non seppe interpretare a pieno. - Oh, ho capito. D'accordo, a-allora non fa niente. Lo sai, forse hai ragione tu. Perché confidarsi con me? Dopotutto, a scuola non lo fa mai nessuno: mi odiano praticamente tutti e... Alle volte, credo che in fondo abbiano ragione: sono solo una ragazzina viziata, egoista e piena di sé, non è forse così? I-io provo a cambiare, davvero, ma è... è più forte di me. - la sua voce si incrinò e lei abbassò subito lo sguardo, per poi tirare su col naso ed alzarsi dal letto su cui era seduta, pronta ad uscire dalla stanza dell'altro e a lasciarlo solo. - Chloé, io... - Adrien tentò di fermarla, ma: - No, lascia stare, davvero. Voglio soltanto che tu sappia una cosa però: non continuare a tenerti tutto quanto dentro, perché credimi, so per certo che arriverà un momento in cui non ce la farai più e sarai costretto a scoppiare. - esclamò, mentre una lacrima le rigava la guancia. Il biondo non ci pensò due volte ad andarle incontro e ad avvolgerle le braccia attorno al corpo. Il suo sarebbe sembrato un banale gesto affettuoso come un altro, ma Chloé non ne aveva mai ricevuti molti, perciò per lei fu speciale. Quando si allontanarono, Adrien la vide passarsi una mano sotto agli occhi e cercare di asciugarsi il viso ancora bagnato. Gli rivolse poi, un sorriso sincero, un po' più tranquilla di prima. Ci furono attimi di silenzio che parvero destinati a non terminare mai, fino a quando, dopo aver preso un respiro profondo, Adrien decise di esternarle tutto quello che provava. - Io... Mi sono comportato da vero idiota con lei, e tu non immagini neanche quanto. - iniziò. - È partito tutto quando abbiamo cominciato ad avvicinarci l'uno all'altra: io andavo da lei perché volevo un po' di compagnia e lei mi accoglieva lì come se nulla fosse. Abbiamo iniziato a chiacchierare di più, a ridere di più insieme e alla fine... alla fine mi sono innamorato. Ogni cosa ha incominciato a sembrarmi più bella: la vita, il mondo, lei... Be', Marinette lo è sempre stata, solo che io non me ne sono mai realmente reso conto. Abbiamo trascorso dei giorni fantastici, siamo stati insieme per ore ed ore in silenzio, senza nemmeno parlare: ci guardavamo negli occhi e ci sorridevamo, completamente persi. Poi però, sono riuscito a mandare tutto a rotoli a causa di uno stupidissimo attacco di gelosia e, non so bene cosa diavolo mi sia passato per la testa in quel momento ma... Lei non l'ha presa bene, mi ha tirato uno schiaffo dritto in faccia ed è fuggita via da me in lacrime. Da quel momento in poi la mia vita ha perso colore. Uno in particolare, a dire il vero: il blu dei suoi occhi. - terminò il suo racconto in questo modo, non soffermandosi volontariamente sui suoi dettagli. Oramai il sole era tramontato da un pezzo e la luna si ergeva alta in cielo, illuminando la stanza del ragazzo da uno spiraglio aperto della sua finestra. In quello stesso istante, mentre Adrien cercava di decifrare lo sguardo dell'altra, si sentì il cuore più leggero, quasi come se si fosse appena liberato di un enorme peso che gli opprimeva il petto e, molto probabilmente, era proprio così.

Serena

Everything is paw-ssible with you #Wattys2022Where stories live. Discover now