26.Il servizio fotografico

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Adrien sospirò, sognante, non appena scorse la figura della sua ragazza far ingresso nella sala. Quel pomeriggio, Marinette indossava uno splendido abitino nero a mezze maniche e i suoi capelli erano raccolti in uno chignon. Mentre i suoi occhi azzurri vagavano incuriositi per tutta la stanza, lui le fece un piccolo cenno con la mano per farsi notare, e l'altra ricambiò con un bel sorriso. - Non credevo che sarei riuscita a trovare questo posto così tanto in fretta: solitamente sono una frana in fatto di vie. - ammise, anche se un po' in imbarazzo. Essere lì la rendeva parecchio nervosa, perché temeva di risultare un'intrusa. In realtà, fortunatamente, quasi nessuno dei presenti soffermò il proprio sguardo su di lei: era probabile che fossero tutti molto indaffarati a causa del poco tempo a disposizione che avevano per la consegna del loro materiale creativo. Adrien invece, non sembrava così tanto trafelato come gli altri. Anzi, da quando l'aveva vista entrare, era come se il suo cervello fosse partito per un viaggio su di un altro pianeta. In quel momento infatti, si alzò dallo sgabello su cui era seduto, e le stampò un bel bacio a fior di labbra, ignorando del tutto il caos che li circondava. Lei, colta di sorpresa da quel suo gesto improvviso, dopo un primo momento di esitazione, gli strinse le braccia attorno al collo e ricambiò a pieno. D'un tratto però: - Adrien, hai un servizio fotografico da fare, cerca di darti una mossa. - lo rimproverò suo padre, il cui tono di voce tagliente come la lama di un coltello non lasciava spazio a repliche di alcun tipo. Così, entrambi si allontanarono l'uno dall'altra, seppur di malavoglia. - Gli ordini sono ordini. - le sussurrò lui, facendola ridacchiare. Poi si rivolse a Gabriel: - Papà, io... - iniziò. "... Volevo presentarti Marinette: la mia fidanzata." Ma l'uomo scosse la testa, non volendo stare a sentire una parola di più. Piuttosto, batté le mani un paio di volte per richiamare il fotografo e gli altri suoi assistenti, ma non prima di aver lanciato un'occhiata torva al figlio ed alla sua ragazza. Si soffermò più a lungo su quest'ultima, a dire la verità, poiché il suo gli parve un volto alquanto familiare. Perciò, mentre Adrien tornava al suo posto e la stanza cominciava a farsi ancor più affollata, Gabriel ne approfittò per avvicinarsi a lei e per lanciarle una seconda occhiata, questa volta più da vicino. - E... Tu saresti... ? - - Oh, i-io sono Marinette, signore. Per me é un grande onore conoscerla. - dovette presentarsi da sola. - E perché mai? - le chiese lui. - Be'... Ma perché io... Sì, insomma... Sono appassionata di moda da praticamente tutta la vita e... Per me lei è sempre stato una fonte di ispirazione. - lo elogiò. Nel farlo però, abbassò leggermente il capo, con il solo intento di nascondere il rossore che le colorava le guance. - Ti ringrazio. Ma... Sbaglio o ci siamo già incontrati? - lui aggrottò le sopracciglia. - No, non sbaglia. Io... Ecco... Io ero insieme a suo figlio quando è scoppiato l'incendio... - rispose. - Ah, adesso è tutto chiaro. - mormorò lui, passandosi una mano sotto al mento. - Sei la sua ragazza? - Marinette ci mise un po' a rispondergli, intimorita com'era dalla sua reazione. - Sì. - - Ovvio, avrei dovuto capirlo. - accennò un lieve sorriso. - Mio figlio... - - Suo figlio è un ragazzo speciale. - lo interruppe lei, con sguardo innamorato: Gabriel non poté fare a meno di notarlo. I suoi occhi azzurri avevano cominciato a brillare come due gemme preziose illuminate dalla luce solare: ne rimase più che piacevolmente sorpreso, perché l'unica donna che ricordava avesse mai guardato suo figlio in quel modo era stata... Sua madre. - Lo so. - avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro, ma le parole gli si smorzarono in gola. Ripensare a lei era diventato sempre più difficile con il passare del tempo... Gli attimi di silenzio che andarono susseguendosi gli uni sugli altri risultarono parecchio lunghi e carichi di tensione: a spezzarli, soltanto il suono di alcuni flash fotografici e la voce degli assistenti che consigliavano ad Adrien le pose da adottare. - Mi piaci, Marinette. Sei una ragazza in gamba. Che ne diresti di incontrarci qui anche la prossima volta? Adrien ne sarebbe entusiasta. - le propose, ad un certo punto. La corvina pensò di aver avuto un'allucinazione: ci aveva davvero sentito bene o le sue orecchie le stavano giocando uno scherzo di cattivo gusto? - La ringrazio, signor Agreste. A-anche per me sarebbe fantastico. - - Perfetto. - l'uomo le rivolse un'ultimo piccolo sguardo. Dopodiché, si voltò e sparì dietro ad una porta in legno con su scritto: "Solo personale". La ragazza dovette fare un enorme sforzo per trattenersi dal cominciare ad esultare come una pazza davanti a tutti. Ancora non riusciva a crederci: aveva fatto colpo su Gabriel Agreste!

- Oh, Tikki! Ci è mancato davvero un pelo. - Marinette sospirò di sollievo, mentre appoggiava il peso del proprio corpo sulle ginocchia, e riprendeva un attimo fiato. Era dall'incidente di Alya e di Nino che non correva così tanto, ed era per questo che aveva perso un po' l'allenamento. Oltretutto, senza la sua pratica e comoda tuta da Ladybug, le era risultato ancor più difficile di quanto temesse. In quel momento, il suo Kwami, che era rimasto nascosto nella propria borsa fino a quel momento, vi si affacciò, giusto per darsi un'occhiata attorno e per assicurarsi che non la potesse vedere nessuno. Fortuna che la sua portatrice aveva scelto un vicolo piuttosto appartato per sfuggire al suo nuovo spasimante! - Marinette... - cominciò, incrociando le zampette al petto e fissandola con aria di rimprovero. - Che c'é? Non potevo mica continuare a rimanere lì come se nulla fosse. L'hai sentito, no? Si è preso una cotta per me, e io non ho alcuna intenzione di dargli false speranze. - si giustificò. - Lo so, ma... Non credi di essere stata fin troppo dura con lui? - - E perché mai? Anzi, sono stata molto gentile! - scrollò le spalle con noncuranza. - Mmmh... Insomma: sei scappata via senza nemmeno salutarlo! - - Ma che avrei dovuto dirgli? Non mi ascolta nemmeno quando parlo! È soltanto il solito ragazzo pieno di sé che ci prova con tutte, credendo di essere un grande corteggiatore. - disse. - Secondo me avresti dovuto prenderlo da parte e spiegargli chiaramente che non hai alcuna voglia di rivederlo. Invece così continuerà di sicuro a presentarsi a negozio: lo sai, vero? - - Certo che lo so. Ma cosa potrò mai farci io? Non c'é stata una sola volta in cui gli abbia mai dato corda, eppure guarda fin dove mi ha costretta ad arrivare! I tipi come lui non mollano fino a quando non riescono ad ottenere ciò che vogliono. - si rialzò. - Sfortunatamente però, io non sono come le altre ragazze che si fanno abbindolare da una frase carina o da un bel complimento, perciò potrà soltanto scordarsi di me, perché la mia pazienza ha già superato il limite di sopportazione. -

Serena

Everything is paw-ssible with you #Wattys2022Where stories live. Discover now