Capitolo 23

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Ethan
L'indomani, dopo avere preparato le valigie, parto con Cami per Long Beach. Aveva detto ai nostri genitori che sarebbe arrivata nel primo pomeriggio, ma le nostre "attività speciali" ci hanno tenuti impegnati per tutto il giorno. Siamo in ritardo, ma non per la cena.
Troviamo quasi tutti in giardino - mamma, papà, Astrid e Jason - che aspettano noi e, non appena li raggiungiamo, ci accolgono come se non ci vedessero da chissà quanto tempo. Ovviamente, per tutti quanti è una sorpresa vedermi lì anche perché a quest'ora avrei dovuto essere altrove. Così racconto tutto l'accaduto degli scorsi giorni, della lettera e dello scontro con Dean.

«Oh mio Dio, Ethan!» esclama mia madre, abbracciandomi come se stessi per scomparire. «Dovevi dircelo. Perché non l'hai fatto? Devi tornare a casa con noi. Ti avremmo aiutato a portare via le tue cose. Tuo padre avrebbe potuto...».

«È tutto okay, mamma» la interrompo tranquillizzandola. «Non vi ho detto niente proprio per non farvi agitare. Adesso va tutto bene. Cami mi ha aiutato a sbarazzare l'appartamento. Adesso tutte le mie cose sono a casa sua e non preoccuparti perché ho già trovato un posto dove stare».

«Ah, sì?» si informa Cami.

«Sì. Lo studio dove ho fatto richiesta per il tirocinio mette a disposizione degli studenti dei monolocali. Pagherò un piccolo affitto e starò da solo».

Qualche minuto dopo, tutta pulita - e truccata? - veniamo raggiunti anche da India che si fionda subito tra le braccia di Cami. «Mano male che sei qui! Non sai che noia!».

Cami le sorride e le dà un bacio sulla guancia. «Nei prossimi giorni ci divertiremo un sacco».

«Da quanto ti dipingi la faccia?» chiedo rivolto a mia sorella.

«Da quanto non ci sei tu e posso fare quello che voglio» ribatte. «Ma poi, cosa ci fai qui?».

Adesso posso capire un po' di più Elia. La mia sorellina sta crescendo e il mio istinto adesso è quello di chiuderla nella sua stanza e non farla più uscire. In tutta questa storia, mia sorella si scambia un'occhiata d'intesa con Cami e quest'ultima scoppia a ridere e mi dice: «Non abbiamo bisogno di un altro Elia».

Forse è vero ma, ehi! Quella è mia sorella! Faccio la linguaccia ad entrambe e inizio a mangiare la mia insalata di mare.

Da questo mese voglio trarre il meglio. Voglio godermi più tempo possibile con la mia faglia, voglio rilassarmi e riposarmi e voglio passare tutti i miei momenti liberi con Cami. Le metto una mano sulla coscia scoperta, attento a non farmi notare da nessuno. Durante il tragitto in macchina abbiamo discusso di questo e abbiamo deciso che il momento migliore per uscire allo scoperto e dire ai nostri genitori che stiamo assieme è anche quando sarà presente Elia. Conoscendolo si infurierà per tutta questa situazione, figuriamoci se poi lo dovesse sapere per ultimo.
Cami mi sorride e mi accarezza la mano per poi spostarla subito dopo quando Jason richiama la sua attenzione. Solo che, non appena rimetto le mani a posto, accanto a me sento lo sguardo insistente di mia sorella e quando mi giro mi osserva con le sopracciglia aggrottate. Faccio finta di nulla e le sorrido. La vedo mentre si rilassa e anche lei continua a mangiare.

Più tardi mi ritrovo ad osservare il soffitto, disteso sul letto della mia camera. Mi sollevo solamente quando sento bussare alla porta e mia sorella entra.

«Che ci fai ancora così? Vai a vestirti. Stasera c'è una serata al lido qui accanto».

«Non ci vado e nemmeno tu».

«Ti sbagli. Io uscirò con Camille. Anzi, sto aspettando che finisce di prepararsi».

Non avrei voluto uscire, ma mi alzo del tutto e inizio a rovistare nell'armadio perché non farò uscire le mie due ragazze da sole. Sento India dietro di me che sghignazza.

«Ti ho visto toccare Camille» continua.

«Siamo amici» dico. Non perché voglio nascondermi, solo perché non è un argomento che voglio affrontare con lei.

«Certo». India lascia cadere il discorso ed esce dalla mia camera. Mi preparo quindi in un secondo e raggiungo le ragazze che mi stanno aspettando di sotto.

«Non voleva uscire» sento che dice India. «Poi gli detto che saresti venuta anche tu e si è precipitato a vestirsi».

Cami sembra in imbarazzo e mi giustifica: «Lo fa perché deve tenerti sotto controllo. Mi sa che Elia gli abbia attaccato il disturbo».

«Brave, continuate pure a parlare male di me» mi intrometto.

Osservo Cami, con i capelli legati e un vestitino di lino bianco che le fascia il corpo e i sandali alti che la fanno sembrare una modella di Victoria's Secret. Non è truccata, a parte il rossetto rosso corallo sulle labbra piene. Lei incrocia e miei occhi e sorride timida. Il nostro legame di sguardi viene interrotto però dall'impazienza di India che chiede: «Allora, andiamo?».

Passiamo la serata ad ascoltare la band che suona live, beviamo margarita e balliamo. Tengo d'occhio India che di tanto in tanto si allontana. Ha fatto amicizia con dei ragazzi della sua età in questi giorni, per cui mi rimane più tempo da passare da solo con Cami. Sto attento a non farmi vedere da mia sorella quando la bacio o quando - mentre balliamo - le accarezzo la schiena. Non vedo l'ora che tutta questa storia finisca. Voglio uscire allo scoperto, voglio poter toccare e baciare Cami tutte le volte che voglio, senza aver paura che qualcuno ci veda e soprattutto non voglio nascondermi. È frustrante.

Più tardi, torniamo a casa e, dopo essere rimasto in camera mia il tempo necessario per far addormentare India, sgattaiolo fuori per raggiungere la camera di Cami. La cosa assurda è che ci incontriamo in corridoio.

«Dove stai andando?» chiedo sussurrando.

«Stavo venendo da te».

«Allora andiamo» dico, intrecciando le mie dita alle sue.

Cami sorride e mi segue, mentre ci dirigiamo in camera sua, senza esitazioni.

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𝗙𝗼𝗿𝗴𝗶𝘃𝗲 𝗮𝗻𝗱 𝗙𝗼𝗿𝗴𝗲𝘁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora