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"Ehi, Allison!" quella voce familiare risuona subito nelle mie orecchie. Ero quasi già all'azione nel caso mi fossi trovata davanti un maniaco e alla fine mi sono ritrovata lui...

"Cosa ci fai tu qui?" gli chiedo "Grazie Al, sì sto bene, anche se mi sono accorto che nel mondo urgono risorse di generosità, ma comunque per il resto tutto ok." continua con tono spiritoso. 

"Sì, ciao Dylan. Oggi non sono in vena di fare battute. Allora? Perchè sei qui?" dico io abbastanza scontrosa. In effetti, questa giornata non è una delle migliori. Sembra che a volte il destino ti concentri tutto in un giorno, in poche ore, in pochi minuti, e altre volte sembra che tutto sia tranquillo e non succede un bel niente. Il mondo passa da giornate belle a brutte in qualche secondo. Quando meno te lo aspetti la giornata più bella della tua vita può diventare quella più brutta. Come quel fatale giorno. 

"Per lo stesso motivo per cui ci sei anche tu, pulire la palestra." 

"Sei stato messo in punizione?" non proviene nessuna risposta dalle labbra che normalmente non si fermano mai. 

"No, diciamo che lo faccio un pò per hobby." sta dicendo sul serio? 

"Tu, fai tutto questo per hobby?" mi metto a ridere. "Evidentemente non mi conosci ancora bene" dice quasi con tono serio. Quasi se l'avessi urtato in qualche modo, per poi tornare con la sua solita espressione divertita. 

Non gli chiedo niente e non dico niente. Preferisco non riaprire quel buio che ho visto nella sua voce. Penso che se fossi al posto suo preferirei solo il silenzio. 

"Vieni. Ti do le cose per pulire." viene verso di me e mi prende la mano. 
Mi trascina nello stanzino dei bidelli.

"Allora.." comincia lui frugando tra i materiali. "Questa è la tua scopa. Tieni" mi porge la scopa e la prendo con la mia mano svolazzante.

Sbuffo. Non so se sono contenta perché lui è qui o se sono scocciata. Forse un misto.
Cominciamo a raccogliere le cose per terra e a raggruppare il tutto in un'unico lato della palestra.
Il silenzio invade la palestra. Strano che lui non trovi qualcosa da dire.

"Si muore di caldo qui dentro" dico per smorzare quel momento imbarazzante. Lui apre subito le finestre, sempre nel suo silenzio. Cosa avrò detto di così strano? Avrò riaperto una ferita passata?
Devo scoprire cosa è successo.
Ma non ora.

Sono sicura che sotto quell'aspetto di ragazzo scherzoso e affascinante si nasconda qualcos'altro. Ma cosa? 

Sbuffo. Non ho voglia di passare tutto il pomeriggio a pulire la scuola. è la cosa più inutile che io abbia mai fatto. è per questo che esistono i bidelli. E pensare che dopo devo fare anche tutti i compiti di matematica per domani. Ovviamente ci ha assegnato una marea di compiti. 

"Stronzo" sussurro. "Hai detto qualcosa?"mi chiede lui. "Ehm...no, no. Niente. Non mi riferivo a te." gli dico alzando la voce, dato che lui sta dall'altra parte della palestra, che oggi sembra non finire mai. Annuisce semplicemente. 

"Tutto bene?" mi esce spontanea dalla bocca. "Sì, perchè?" cerca di nascondere con una voce più allegra il suo malumore.  "Ti vedo un pò spento" insisto io, ma lui non cede e cambia argomento. 

"No, sono solo un pò stanco. Tutto qui. E tu? Come mai hai detto che oggi non è giornata?" 

"Allora, vediamo..." mi metto l'indice destro sul mento, per far finta di pensare e continuo "...non ho sentito la sveglia, mi sono svegliata con la voce squillante di Luke nelle orecchie, non ho fatto colazione, ho dovuto correre sotto il sole cocente fino a scuola, mi sono beccata le urla del professore di matematica per il ritardo e una punizione che comprende: pulire la palestra e fare le montagne di compiti sul nuovo argomento che non ho nemmeno capito, il muso lungo e gli starnuti di Luke mi hanno seguita fino alla fine dell'orario scolastico e giusto per finire sono qui con te, che magicamente sei diventato introverso, perchè naturalmente io devo anche sorbirmi tu che fai l'egoista solo perchè non ti ho salutato o perchè non ho riso alla tua battutina e che non mi parli più. Il mondo non gira intorno a te, Dylan." ho elencato tutte queste cose segnandone il numero con le dita e non mi sono neanche accorta che ho cominciato a camminare a vuoto e ad avvicinarmi a lui. Anche lui pian piano si era  avvicinato a me. Non parla ovviamente. 

"Maledizione, perchè non lo capisci, Dylan." sussurro. Abbasso la testa in segno di resa. 

Siamo ad un passo l'uno dall'altro. 

è lui a riempire quel passo che ci divideva, facendo una cosa che non mi sarei mai aspettata. 

Mi ha abbracciato. 

"Hai ragione scusami"sussurra dolcemente nel mio orecchio.

Mi ha accolto nelle sue braccia muscolose e calde. Un rifugio. Non gli faccio resistenza. Avvolgo anch'io le mie braccia attorno al suo corpo duro, che al contatto diventa morbido e rilassato. Metto la testa appoggiata sul suo petto. Lui mi stringe ancora più forte a sè in uno scatto veloce, come se non mi volesse lasciar andare e sento benissimo il contatto tra il mio e il suo corpo, sempre più uniti.  

Nel buio della mia mente, comincio ad intravedere una piccola, piccolissima, microscopica luce. Un stella minuscola. 

Che cosa significa?

Le mie mani lasciano la presa dalla sua schiena, per insinuarsi tra di noi e percorrere lentamente i suoi addominali, fino ad arrivare ad incrociarsi di nuovo sul suo collo. Sento il pizzicorio dei suoi capelli sulle mie mani. Al contrario delle mie, le sue mani cominciano a scendere lungo la mia schiena e si fermano sui miei fianchi. La sua presa è dolce e non violenta.

Le nostre mani restano ferme ai loro rispettivi posti, come i nostri corpi. Divido la mia testa dal suo pettorale destro e sento il suo sguardo su di me. Alzo leggermente la testa verso l'alto, per far in modo che i nostri sguardi si incrocino, poichè so che lui è un pò più alto di me. 

Restiamo in silenzio. I nostri fiati cominciano a mescolarsi piano piano. Lui insinua  i suoi pollici nella mia maglietta, che ha leggermente alzato, provocandomi un brivido che mi percorre tutto il corpo. 

Ci avviciniamo sempre di più...ma questo non è nè il luogo, nè il momento giusto per unire le nostre labbra. Mi fermo e anche lui lo fa, comincio ad allontanarmi lentamente e dico "Allora, vogliamo restare tutto il giorno i questa posizione o continuiamo a pulire la palestra?" 

Lui fa una piccola risata scuotendo la testa in giù, come se se lo fosse già aspettato da me. 

"Su dai a lavoro!" ordino io come se fossi il capo dei bidelli e facendo una voce più autorevole e restando seria, fingendomi arrabbiata. 

"Sì, signor capitano!" risponde lui mettendosi la mano dritta sulla fronte e gonfiando con l'aria il petto. 

Mi giro per raccogliere la mia scopa, che come la sua, era rimasta a terra da molto tempo. Mi scappa un sorriso. Uno di quelli sinceri, che tu cerchi di reprimere, ma che possono rimanere fissi per moltissimo tempo. 

Uno di quelli che non mi capitava da ormai TROPPO TEMPO. 

Blind #wattys2018Where stories live. Discover now