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è arrivato il giorno. Il dottore ha deciso di operarmi al più presto possibile, scelta che ai miei genitori ha suscitato qualche giorno fa un po' di dissenso. Io l'ho accettata immediatamente.

Mi opereranno nel pomeriggio. Per fortuna, i miei hanno avuto il buon senso di non mandarmi a scuola stamattina, cosa che mi avrebbe permesso di dormire un po', ma a quanto pare mia mamma mi ha buttato giù dal letto verso le 9.00, perché alle 10.00 dobbiamo stare già in ospedale, e sa quanto sono lenta a prepararmi.

Infatti come al solito, per lavarmi e vestirmi c'ho messo un bel po' di tempo, ma alle 9.45 precise sono di sotto ad aspettare al contrario mia madre e mio padre che si preparino. Vorrei tanto mangiare qualcosa prima di andare, ma purtroppo non posso, ordini del dottore!

Finalmente si sentono le voci dei miei provenienti dalle scale. "Pronta tesoro?" annuisco come risposta a mia madre,facendole un sorriso rassicurante.

Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso l'ospedale. Stamattina i miei amici mi hanno mandato tutti dei messaggi vocali, sentire le loro voci mi ha fatto sentire più sicura. Devo ammettere che ora l'operazione mi sta facendo venire un po' di agitazione, cosa che penso sia normale.

Siamo arrivati. Lungo il tragitto io e i miei genitori non abbiamo chiacchierato granché, e con lo stesso silenzio entriamo in questo luogo a me molto familiare.

Aperte le porte scorrevoli, mi arriva subito una ventata di aria calda che contrasta con il freddo mattutino. Ci dirigiamo verso un dottore, che ci fa accomodare su delle sedie molto scomode. Come sempre i medici sono in ritardo, mio padre si lamenta continuamente del tardo orario. Sono già passati 10 minuti da quando siamo arrivati.

Allora decido di dirigersi, accompagnata da mia mamma, verso la stanza di Alex. "Ti chiamo io appena il dottore si fa vedere" mi annuncia,dandomi un bacio sulla fronte finale e andandosene.

Striscio la mano lungo le lenzuola fredde, che mi provocano un brivido istantaneo, e mi siedo sulla mia solita sedia. Appoggio le braccia sul letto e gli stringo la mano.

Un sospiro esce naturale dal mio corpo. Devo ammettere che in questi ultimi giorni non gli ho dato tanta importanza e mi sento sempre più in colpa.

Lo considero il mio angelo custode, che mi protegge e mi da sostegno,e non più come all'inizio la causa delle mie visioni, come se mi volesse punire. Alla fine, quelle visioni sono attimi in cui posso vedere ancora una fioca luce,che ho notato che spesso mi vengono quando sono troppo vicina a Dylan.

Cosa intendeva Alex in quel sogno, quando ha detto che c'è una connessione tra noi tre?

"Allison" mia madre interrompe i miei pensieri. "Si, arrivo" le rispondo subito girandomi verso la porta.

Mi alzo dalla sedia, do un bacio leggero sulla mano fredda del mio migliore amico, lasciandogli sulla pelle un sussurro "Grazie"

Mi dirigo fuori dalla porta e qualcuno mi prende il braccio, mettendolo attorno al suo.

Lo tolgo subito. "Allison, sono il dottore" ha una voce strana. "Non ha una voce molto da dottore, sa?" rispondo. Si tradisce subito dopo essersi schiarito la voce "Allora, ha finito di salutare Alex?" "Non mi pare che nei giorni precedenti le abbia detto riguardo il mio amico, e soprattutto il suo nome." faccio un sorriso furbo.

"Me l'ha detto sua madre" si arrampica sugli specchi "Mmh, capisco." faccio finta di essere incuriosita e mi metto l'indice sul mento "E...ora lei è da queste parti, dottore?" dico l'ultima parola facendo le virgolette con le dita. "No, non credo proprio." riacquista la sua voce naturale e sorrido.

"Meglio così... Dylan" preciso il suo nome, per poi prendere l'ultimo respiro prima di fare un gesto che sicuramente l'ha preso alla sprovvista. Prendo il suo viso e le nostre labbra si uniscono.

Blind #wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora