Chapter II - O' πατήρ

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Mi svegliai che era già mattina. I miei occhi si aprirono soli, provati dalla lunga notte focosa, ed ero distrutto. Lo guardai per un'ultima volta. Giaceva al mio fianco, i suoi occhi erano penetranti anche da chiusi, era affascinante anche da addormentato. Accarezzai la sua fronte e i suoi capelli, e mi ricordai di dovermene andare. Purtroppo era così.

Lui doveva essere solo un divertimento, ma per me era di più. Per me lui era Κάλλιστος, in ogni senso della parola. Per me lui era la pace dei sensi. Non era un divertimento, lo pensavo ogni volta che giocavamo assieme, e lui faceva scorrere le sue delicate dita sulla mia schiena, e avevo un brivido. Un brivido d'abbandono, di euforia, di nostalgia e malinconia, di passione, di orgoglio. Lo pensavo ogni volta che lo vedevo e il κῆρ, il cuore, mi percuoteva il petto, e lo στόμα, la bocca, si apriva in un largo, spensierato sorriso.

Riuscii ad alzarmi dal letto, silenziosamente, lasciando il mio ἔρως, il mio amore. Mi doleva il cuore. Avvertivo già un'immensa, nostalgica solitudine nella distanza dei pochi metri che ci separavano. Non sapevo come avrei fatto a resistere un'intera giornata senza di lui. Ma senz'altro sarei ritornato, ritornavo sempre. Quanto avrei voluto essere la moglie di quell'uomo... Ella poteva averlo sempre accanto, io non potevo. Io sapevo già che avrei dovuto separarmici.

Raccolsi il mio chitone da terra e lo indossai. Camminai e uscii nel cortile, facendo un giro in mezzo ai fiori e alle piante che effondevano particolari aromi per aria. Poi vidi una donna, una bella donna. Una donna dalla pelle ambrata, occhi scuri che mi ricordavano quelli del mio amato, un viso morbido e delicato, un'andatura incerta, vacillante, che mi suscitava tenerezza, affetto, nei suoi confronti.

Non era la prima volta che la vedevo, e riconoscevo che non mi sarebbe dispiaciuto giacere assieme a lei per una notte.

Ma io volevo Κάλλιστος, il mio unico Κάλλιστος. Volevo stare con lui, il suo sale sulle labbra, la sua carne, i suoi muscoli.

Κάλλιστος non sarebbe stato per sempre. Me lo dovevo mettere in testa. Ci pensava anche il mio πατήρ, mio padre.

« O' μου γόνος... »

Ero appena tornato a casa. Lui sapeva dove ero stato, e con chi, anche se io raramente glielo dicevo. Udii la sua voce.

'Oh, figlio mio,' mi disse. 'Continuare la tua vita in tale modo arreca danni a te stesso, trova una moglie e fai dei figli, non sei più un παῖς, un fanciullo', concluse.

« O' πατήρ... »

'Oh, padre,' esordii. 'Penso di aver trovato la mia γυνή, la mia donna', dissi. Lui sollevò gli occhi dalla sua lira e mi fissò, serio in volto, per vedere se stavo mentendo. Non stavo mentendo, affatto, quindi non dovetti temere il suo βλέμμα, il suo sguardo.

Non era vero.

GLOSSARIO DI FINE CAPITOLO:

  O' μου γόνος : Si pronuncia "O mu gonòs", letteralmente si traduce con "O' figlio mio".

 παῖς : Si pronuncia "Pàis", vuol dire "Fanciullo"

  O' πατήρ : Si pronuncia "O pàter", si traduce con "O' padre" 

  βλέμμα : Si pronuncia "Blèmma", si traduce con "Sguardo", da l'idea di un qualcosa di incisivo. 

O' ἀνδρός παῖς - Il fanciullo dell'uomoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora