Chapter 16 - Run.

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Quella sera non volli dormire con Aidan. Dopo ciò che aveva fatto, tutto quello che avevamo condiviso quel giorno mi era scivolato addosso come acqua. La sua freddezza e il suo ignorarmi nonostante tutto mi facevano infastidire e non poco. Mi aveva delusa. Era riuscito a trasformare una magnifica giornata in un incubo.
Mi rannicchiai su me stessa ancora di più pensandoci. L'unico conforto erano quelle calde coperte. Almeno loro mi abbracciavano e non mi ignoravano.
Mi strinsi le gambe al petto in un vano tentativo di calmarmi e scacciare quella punta di dolore che percepivo.
Non ci avevo parlato ancora. La nostra ultima conversazione risaliva agli attimi indimenticabili precedenti al rito.
Dopo il nulla.
Alla festa in mio onore ero rimasta tutto il tempo con Marta e Kyle, mentre Aidan parlava con Ulrik o qualche altro membro del branco. Aveva parlato con tutti esclusa me.
Me n'ero andata poco prima che il branco iniziasse a disperdersi, verso le tre del mattino. Lui forse non se n'era nemmeno accorto.
Sospirai e chiusi gli occhi, intimandomi si non pensarci. Dovevo dormire e riposare, non pensare a lui.
Rimasi ferma per qualche minuto, attendendo ardentemente che il sonno mi piombasse addosso. Sfortunatamente quella non era la mia giornata... sbuffai e mi alzai dal letto.
Forse un bicchiere di latte mi avrebbe aiutata a dormire.
Aprii la porta molto lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile e mi incamminai per il corridoio.
Scesi le scale con passo lento e silenzioso. Il pavimento era gelato ed io rabbrividivo ogni volta che ci poggiavo il piede sopra. Attraversai l'ultimo corridoio e finalmente arrivai in cucina.
Accesi la luce e mi diressi prima verso la credenza per prendere un pentolino e poi verso il frigorifero per prendere il latte.
Misi il latte e scaldarsi e aspettai.
Mi sedetti sul piano della cucina, sospirando.
<<È tardi. Perché non sei a letto?>>
Nemmeno mi girai. Ero fortemente intenzionata ad ignorarlo.
Mi guardai le unghie distrattamente, facendo come se lui non ci fosse. Lo udii ringhiare. Mi afferrò da un braccio e mi fece voltare bruscamente. Strinse forte le dita proprio nel punto in cui poco prima mi aveva marchiata a fuoco. Feci una smorfia, ancora faceva un po' male.
<<Non osare ignorarmi.>> disse a denti stretti. Nei suoi occhi balenò una sfumatura color rubino.
Lo fissai negli occhi. Non avevo più paura di lui. <<Tu puoi ed io invece no? Fai il duro con qualcun altro...>> risposi assottigliando il mio sguardo.
Lui aggrottò le sopracciglia guardandomi tra lo stupito e il contrariato. <<Perché dovresti ignorarmi?>> chiese.
Era ufficiale. Era veramente negato con i rapporti umani.
<<Non te ne rendi proprio conto eh?>> scesi dal bancone di scatto e mi voltai verso il pentolino per toglierlo dal fuoco.
Versai il latte caldo in una tazza e come se niente fosse mi incamminai verso la mia camera.
Aidan mi afferrò nuovamente per un braccio e ciò mi fece alzare gli occhi al cielo. Per poco il latte non cadde dalla tazza.
<<Sta più attento!>> lo richiamai, ma lui mi ignorò.
<<Puoi dirmi cosa ti ho fatto? Mi fai esasperare...>> la sua voce si abbassò notevolmente sull'ultima frase, come se stesse parlando con se stesso.
Io aggrottai le sopracciglia. Mi stupiva sempre di più il suo non capire. <<Io faccio esasperare te? Scherzi?!>> dissi alzando la voce.
Lui subito mi tappò la bocca. <<Zitta o sveglierai tutti.>> lo guardai di storto.
Come se m'importasse qualcosa.
<<Si. Ogni volta te ne esci con qualcosa di assurdo! Non capisci che ho già tanti pensieri per la testa? Dovresti aiutarmi non peggiorare la situazione.>>
Spostai la sua mano dalla mia bocca.
<<Vaffanculo.>> dissi e gli gettai il latte addosso. Poggiai la tazza sul tavolo con un tonfo e me ne andai in camera. Io lo facevo esasperare? Ma si sentiva?
Mi aveva ignorata tutta la sera e in un secondo aveva smontato tutto quello che era successo fra di noi. Forse non capiva quanto fosse importante per me quel passo e quanto ci tenessi a costruire qualcosa di reale. Non capiva quanto fosse stato difficile per me accettarlo come mio compagno di vita.
No...lui non capiva.
Amareggiata e senza più parole salii le scale di corsa. Aprii la porta di camera mia e la richiusi sbattendola.
Aveva stroncato sul nascere tutto. Tutto!
Mi buttai a letto incapace di fare altro. Volevo dormire e non pensarci più, il mio cervello stava per prendere fuoco.
Come stavo finalmente per prendere sonno, la porta della mia camera si aprì violentemente, sbattendo contro il muro. Udii come il rumore che qualcosa si fosse spaccato dentro il muro, tipo intonaco che veniva giù.
Aprii nuovamente gli occhi.
Lui era Aidan. Non poteva lasciar perdere, ovvio che no!
Si avvicinò a passi pesanti verso il letto e strappò via le coperte, buttandole sul pavimento.
Io subito protestai iniziando a insultarlo.
<<La conversazione è chiusa quando lo dico io!>> disse gelido. Aveva la camicia della sera prima appiccicata addosso per via del latte caldo che gli avevo lanciato. Era imbufalito. I suoi occhi sprizzavano ira funesta.
Quello sguardo non mi piaceva per niente, il freddo che celava dietro quelle iridi era capace di penetrarti fin dentro le ossa e paralizzarti davanti a lui.
Io ammutolii immediatamente, incapace di fare altro.
<<Punto primo, questa non è più camera tua. D'ora in poi starai con me di sopra.>> ringhiò.
Io spalancai la bocca inorridita.
<<Punto secondo, fai ancora una volta una cosa del genere e capirai cosa significa farmi arrabbiare sul serio.>> continuò sfilandosi la camicia fradicia.
<<Non pensarci neanche!>> per poco non mi misi a urlare. Dovevamo praticamente condividere tutto.
Volevo mantenere la mia privacy ancora per un po'.
<<Non dormirò con te per nulla al mondo. Te lo puoi scordare.>> continuai. Lui sorrise subdolo <<Chi ha detto che dobbiamo dormire?>>
<<Mi fai schifo.>> dissi alludendo alla sua ultima frase. Dopo quel commento, nemmeno per tutto l'oro del mondo lo avrei rifatto con lui!
Si avvicinò pericolosamente al mia orecchio.
Già sentivo i brividi alla sua vicinanza.
Corpo traditore!
<<Qualche ora fa non la pensavi così.>> sussurrò al mio orecchio per poi baciarmi sul collo.
Sospirai in trance ma trovai la forza di allontanarlo.
Quando realizzai ciò che aveva detto, che mi stava rinfacciando il fatto che fossi andata a letto con lui, divenni verde dalla rabbia.
Lo spinsi forte. Lui non si oppose, anche perché non si mosse di un millimetro.
<<Sta tranquillo perché non succederà più. Sbaglio una volta non due.>> sussurrai avvelenata. Lui ghignò, sicuro di se. Intorno a lui vigeva un'aura di potere e determinazione incredibile.
<<Smettila di dire stronzate e vieni a dormire.>> scandì bene la frase.
Credeva di aver a che fare con un bambino? Non aveva ancora capito chi ero.
<<Te lo scordi.>> lo imitai alzando il mento in un gesto di sfida.
Assottigliò il suo sguardo. <<Non sfidarmi.>> scosse la testa.
<<L'ho già fatto.>>
Lui strinse i denti per trattenere la rabbia.
Nella poca luce che arrivava nella camera, riuscii a vedere i suoi occhi illuminarsi di rosso.
Superavo sempre il limite, ma non riuscivo a controllarmi e non sapevo quando arrivava il momento di dire basta e tacere.
Tipico di me.
<<Corri.>> disse con una voce che non sembrava nemmeno la sua, per poi sorridere e lasciar spuntare fuori due zanne davvero impressionanti.
Dannata me.
Iniziai a correre per tutta la camera.
Scavalcai il letto e corsi fuori dalla porta chiudendola per avere qualche secondo di vantaggio.
Lo avevo fatto incazzare e mi stavo prendendo le conseguenze. Mi avrebbe sbranata viva.
Immaginavo già le sue zanne farmi volare la testa.
Senza farmi prendere dal panico nel momento in cui la mia porta venne ridotta a brandelli, continuai a correre.
Sentivo i suoi passi dietro ai miei.
<<Va più veloce Ava così è troppo facile per me.>> cantilenò.
Sembrava più psicopatico del solito.
Continuai a correre lungo il corridoio fin quando non vidi la porta dell'ascensore e mi venne un'idea.
Aumentai ancora di più la corsa fino ad andare a sbattere letteralmente contro il pulsante di chiamata.
Le porte si aprirono immediatamente ed io mi fiondai in quella scatoletta di ferro.
Spinsi il pulsante per salire in camera ripetutamente. Mi stavo prendendo di panico.
Le porte erano lente a chiudersi e la figura di Aidan che oscura e spietata si avvicinava a me mi faceva morire di terrore.
Non sapevo cosa sarebbe successo da lì a qualche minuto ma potevo benissimo immaginarlo.
L'immagine di me piena di sangue riversa a terra tornò a offuscarmi gli occhi.
Scossi la testa e trassi un sospiro di sollievo solo quando le porte si chiusero e la scatoletta di metallo iniziò a salire.
Scivolai lungo la parete e sospirai, prendendomi la testa fra le mani.
Continuai a riprendere fiato, fin quando non arrivai all'appartamento di Aidan e le porte si aprirono.
Corsi fuori e mi nascosi in camera, chiudendomi a chiave.
Almeno sarei stata al sicuro per un po'.
Se fossi rimasta al piano di sotto, non avrei dovuto fronteggiare solo Aidan.
Se avesse dato l'ordine, avrei avuto tutto il branco contro e le speranze di uscirne viva erano nettamente inferiori a zero.
Aspettai per un po', i sensi in allerta e i muscoli tesi.
Non accadde nulla per un bel po' di tempo, così decisi di uscire dalla camera e dare un'occhiata in giro.
Aprii la porta e controllai il corridoio.
Ancora niente.
<<Devi farne di strada ancora...>> disse una voce divertita alle mie spalle.
Urlai dallo spavento e mi voltai verso Aidan, che mi guardava con quei profondo occhi verdi, divertito.
<<Sei un vero bastardo, lo sai vero?>> dissi furiosa. Lui ghignò.
<<Quando dico che d'ora in poi dormirai qui, significa che dormirai qui, con le buone o con le cattive. È stato più facile di quanto pensassi. Sei alquanto prevedibile.>> spiegò avvicinandosi.
Io mi allontanai di scatto.
<<Ti fai prendere dal panico facilmente. Sono le emozioni a guidarti e non ragioni lucidamente. Se fossi stata davvero in pericolo, questo...>> indicò ciò che ci circondava con un gesto delle dita <<...è l'unico poco dove non dovresti venire. È senza vie d'uscita ed è troppo altro per gettarti dalla finestra. Dovremo lavorare su queste tue debolezze.>> concluse.
Mi sentivo dannatamente sotto esame.
Ciò che aveva detto, mi riportò alle parole di mio fratello Ryan durante il nostro ultimo allenamento.
Anche lui pensava che le emozioni avessero sempre la meglio su di me.
La voce di Aidan mi risvegliò nuovamente.
<<Ora a letto signorina.>> disse dandomi una pacca sul sedere per poi superarmi.
Saltai sul posto dalla sorpresa e lo seguii continuando a pensare alle sue parole.
<<Dove dormo?>> gli chiesi rimanendo sulla soglia.
Lui si tolse la camicia e la pelle del suo petto brillò alla luce della luna che filtrava dalla finestra, illuminando le sue innumerevole cicatrici.
La curiosità di conoscere la loro origine mi attanagliò il cervello e la voglia di toccarle mi fece prudere le dita delle mani. I miei polpastrelli fremevano all'idea di posarsi su di lui, così come ogni parte del mio corpo.
<<Qui. Che domande fai.>>
<<Ripeto. Scordatelo.>> ripetei per l'ennesima volta quella sera.
<<Non fare la bambina e sdraiati. Non farmi arrabbiare.>> si buttò sul letto in mutande ed io deglutii davanti a tanta bellezza. Abbassai distrattamente lo sguardo sui suoi boxer e mi sentii andare le guance a fuoco.
<<Dormirò sul divano.>> balbettai per poi girare i tacchi e sdraiarmi sul divano.
Chiusi gli occhi.
Pochi minuti dopo sentii dei passi e il corpo caldo di Aidan accanto al mio.
<<C'è un motivo se sono venuta a dormire sul divano.>> disse senza aprire gli occhi, spostandomi semplicemente per evitare di toccare la sua pelle bollente.
<<Ed io ti dico che non vincerai questa guerra, perciò buonanotte.>> disse stringendosi a me e poggiando la sua testa sulla mia spalla. Il suo calore mi invase, scaldandomi nel profondo.
Per quanto cercassi di trattenermi, non riuscii a fare a meno di sorridere. Era incredibile come riuscisse a cambiare così tanto in così poco tempo.
Ero veramente convita soffrisse di bipolarismo acuto...
<<Ora che stai sorridendo...puoi girarti un attimo?>> chiese con la bocca poggiata al mio orecchio. Il suo respiro caldo mi solleticò la pelle sensibile e rabbrividii.
Girai di poco la testa, giusto per guardarlo in faccia. Quei lineamenti perfetti mi colpivano ogni giorno di più.
<<Ti dico che ho pur sempre un'immagine da mantenere. Non meravigliarti.>> sussurrò per poi baciarmi.
Mi girai completamente verso di lui e lo guardai. <<Ciò vuol dire che devo ingoiare il rospo ogni santa volta e farmene una ragione?>> chiesi.
La mia mano aveva vita propria e andò a posizionarsi sul suo viso. <<Già.>>
Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo. <<Va bene. Forse ho esagerato.>> ammisi.
Avevo un tantino ingigantito la cosa.
<<Magari potevo essere più presente, almeno stasera.>> ammise lui di conseguenza.
<<Già.>> gli feci eco.
Mi guardò male per poi attirarmi ancora di più verso di se.
Il divano era piccolo e scomodo, perciò prese le scusa per appiccicarsi completamente.
Lo abbracciai e lo tenni stretto. Non riuscivo ad avercela con lui.
Mi cinse i fianchi e poggiò la testa sul mio petto. Io invece mi agganciai con le gambe al suo corpo come una scimmietta. Gli posai un bacio fra i capelli e lui me lo restituì sul collo.
Chiusi gli occhi per l'ultima volta quel giorno e finalmente riuscii ad addormentarmi.

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