Chapter 25 - It will be dangerous!

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Corsi per i corridoi come una pazza e scesi gli scalini a due a due.
Verso gli ultimi Aidan fu costretto a mantenermi per un braccio per evitare che cadessi e mi rompessi l'osso del collo.
Quelle parole, mi avevo messo una speranza in corpo che superava di gran lunga il piacere avuto dall'adrenalina.
Il cuore mi scoppiava di speranza per il mio futuro.
Forse non sarei stata davvero costretta a spezzare in due la mia anima, forse c'era qualcos'altro di più sicuro.
Non vedevo l'ora di sentire ciò che Sanders aveva da dirmi.
Sarebbero state le parole più belle che avessi mai sentito in vita mia, se avesse proposto una soluzione al mio problema. Per quanto rara e utile fossi, non volevo essere un Lupo della morte, per niente. Rischiavo di ibernarmi ogni qualvolta qualcuno tirava le cuoia.
Era come se morissi dentro, come se sentissi il freddo della morte arrivare anche per me... non sarei mai riuscita a spiegarlo a parole.
L'insieme di voci mi portò in cucina, dove vi erano seduti Sander e Skarsgård. Parlottavano tra loro, ma non riuscivo a capire niente. Dalle loro espressioni accigliate capii che si trattava di qualcosa di serio e un'ondata di preoccupazione mi travolse nuovamente.
Aidan arrivò alle mie spalle e mi poggiò una mano sulla schiena. Tossì, in modo da attirare l'attenzione su di noi.
Fabian intanto prese posto al tavolo insieme ai due.
<<Ava.>> mi salutò Sanders.
Ricambiai con un cenno affrettato della testa e andai a sedersi intorno al tavolo con loro. Aidan affianco a me a farmi forza.
<<Io e Albin ci siamo confrontati e pensiamo di aver trovato una soluzione meno drastica per te.>> affermò guardandomi. Sorrisi sollevata, era come se mi avessero tolto un peso dallo petto. Mi rilassai sulla sedia in legno. <<Luna ti ringrazio!>> esclamai facendolo sorridere.
Albin ridacchiò. <<Mi sono ricordato di un mio vecchio amico, Vladimir Romanov.>> iniziò a spiegare.
Lo guardai non sapendo minimamente di chi stesse parlando. Mai sentito in vita mia.
<<È un vecchio lupo siberiano ed è come te.>> le mie sopracciglia schizzarono verso l'altro. <<Allora non sono l'unica.>> constatai. Era bello sapere di potersi confrontare con qualcuno. <<E può aiutarci?>> chiese Aidan al mio fianco, speranzoso.
<<Dov'è ora?>> continuò.
Skarsgård ridacchiò ancora. <<È morto da molti anni, molto probabilmente è finito nel Valhalla.>> sorrise. Sanders alzò gli occhi al cielo. Nel che?
<<Smettila di citare questi nomi strani Albin, è da una vita che te lo ripeto, nessuno ci capisce un tubo di quello che dici!>> sbottò stufato. Albin Skarsgård era sicuramente un tipo difficile con cui convivere.
<<Ma se è morto non serve a molto!>> esclamò Aidan agitandosi. Effettivamente aveva ragione, io avevo bisogno di confrontarmi con qualcuno di vivo e questo Vladimir non lo era.
Semplice.
<<Forse a te, ma a me si...>> lo zittì.
<<Ricordo che lui aveva trovato un modo per scappare dal gelo, il tuo stesso gelo.>> disse indicandomi.
<<Come?>> chiesi impaziente. Il solo pensiero di non dover provare più quelle sensazioni mi rasserenò.
<<Era riuscito, in qualche modo, ad incanalare il freddo fuori di se e non dentro di se.>> sorrise. Corrugai la fronte. Non avevo ben capito quel passaggio.
<<In che senso fuori di se?>> chiesi confusa. Non aveva senso.
<<Ad esempio...>> mi guardò Sanders
<<Se tu in questo momento avessi uno dei soliti attacchi, piuttosto che far gelare il tuo corpo, faresti gelare lo spazio che ti circonda, e staresti bene.>> concluse.
<<Wow...>> sentii mormorare a Fabian. <<Vuoi per caso dire che questa stanza si trasformerebbe in una ghiacciaia, ma io non rischierei di ibernarmi?>> domandai sconvolta. <<Esatto!>> esclamò Skarsgård sbattendo le mani sul tavolo.
Era una notizia favolosa quella! Certo sarei sempre stata un Lupo della morte, ma al meno non avrei dovuto tagliarmi l'anima in due I rischiare di diventare un ghiacciolo.
<<E come si fa?>> chiesi agitata. Volevo imparare. Subito.
Skarsgård fece una smorfia. <<Beh... questo è un particolare che non ricordo, ma ci sarà pur scritto qualcosa da qualche parte.>> ed ecco che la mia allegria torno sotto i piedi.
Mi accasciai sulla sedia, delusa per l'ennesima volta. <<Almeno sai che c'è qualcosa di diverso che puoi fare, non è detto che tu esca indenne dalla separazione dell'anima.>> disse Sanders. <<È pur sempre una pratica bruta e pericolosa, che si fa in casi estremi.>>
<<Ma il mio è un caso estremo!>> ribattei, specificando. Se non era un caso estremo quello, non avrei saputo dire uno...
<<Sai come la penso...>> mi avvertì Aidan. Mi girai a guardarlo, delusa. <<Non ti permetterò di farlo, soprattutto ora che so che c'è un'altra soluzione.>> continuò guardandomi intensamente. Per un attimo mi persi nei suoi occhi, dimenticandomi del resto.
<<Io non riesco a convivere con questa maledizione.>> sussurrai.
Anche se non ero stata maledetta dalla Luna, io mi consideravo tale. Io mio non era affatto un dono. Era una disgrazia, una sciagura.
Per quanto potessi essere utile al branco io rischiavo di uscire di testa per quella situazione e volevo metterci la parola fine.
Aidan strinse i denti. <<È pericoloso.>> disse solamente.
Lo guardai afflitta, capendo la sua preoccupazione, che da una parte era anche la mia. <<Ti capisco, anche io ho paura, ma prova a capire me.>> lo supplicai.
Lui negò con un cenno del capo, per poi alzarsi dalla sedia e andarsene.
Sospirai e buttai la testa sul tavolo.
<<Il tuo amico ha ragione.>> borbottò Skarsgård. Alzai la testa di scatto e guardai male anche lui.
Mise le mani avanti avanti e rimase zitto.
<<Inizierò a fare delle ricerche e vedrò cosa posso fare.>>
Mi girai a guardare Sanders, sorpresa. Cos'era tutta quella benevolenza?
Lui alzò gli occhi al cielo con fare scocciato e continuò a guardare dritto davanti a se, con falsa indifferenza.
Sapevo che sotto sotto mi voleva bene.
E sotto sotto gliene volevo anche io.
Somigliava tanto a mio padre, più di quanto volessi ammettere.
Sorrisi, di poco. <<Grazie.>>
Lui annuì sospirando, per poi sistemare meglio le braccia poggiate sul suo bastone da passeggio.
Ancora non capivo bene a cosa gli servisse quel coso, ma contento lui...
Mi alzai e dopo aver accennato un saluto, me ne andai dalla cucina, andando a cercare Aidan.
Dovevamo parlare e risolvere quella questione, quel discorso era stato rimandato già per troppo tempo a mio avviso.
<<Aidan!>> urlai per i corridoi, cercando di capire dove fosse.
<<Aidan!>> urlai ancora più forte, ma di lui nessuna traccia. Dove diavolo era finito? Cercai in quasi tutte le camere sul piano, ma di lui niente traccia.
Prima di salire al piano di sopra, entrai nel suo ufficio, per controllare che non si fosse isolato lì dentro per stare lontano da tutti.
Spalancai la porta, ma niente.
Una sensazione disgustosamente brutta si fece strada sotto la mia pelle, facendomi rizzare i peli sulla nuca. La pelle d'oca mi pervase e il battito cardiaco accelerò istantaneamente. C'era qualcosa che non quadrava.
Stava per succedere qualcosa, qualcosa di dannatamente orrendo.
Mossi un passo per entrare in quella stanza e subito sentii un freddo glaciale e doloroso partire dal mio petto.
Oh no.
Qualcosa mi forzò a muovermi dentro quelle quattro mura. Una sensazione, un presentimento.
Mentre mettevo un piede davanti all'altro per proseguire il mio cammino,  riuscivo a vedere la nuvola di condensa formata da mio respiro.
Stava per succedere ancora.
La mia temperatura corporea iniziò a scendere notevolmente e vedevo la mia pelle diventare di un bianco innaturale, segno che il sangue stava iniziando a defluire più lentamente. Il cuore iniziò a rallentare, dimenticandosi della tachicardia di pochi secondi prima.
Passo dopo passo, arrivai vicino alla finestra.
La testa mi doleva e la vista iniziava ad annebbiarsi.
Con mani tremanti e dannatamente instabili, riuscii ad aprire la finestra.
Fissai il bosco, sentendo quella brutta sensazione divorarmi l'anima.
Mi ressi al davanzale, quasi allo stremo delle forze. Appena lo toccai, una leggera brina si formò su di esso.
Che cosa ero diventata?! Pensai allarmata.
Alzai lo sguardo verso il bosco, il venticello leggero che mi scostava i capelli dal viso.
All'improvviso, quello che mi era sembrato un tranquillo giorno, si era trasformato nel giorno del giudizio.
Dal fondo del bosco arrivò un ululato, forte e potente come mai avevo sentito in vita mia.
Oliveira.
Un altro si levò fra le fronte degli alberi e un altro ancora dall'altro lato.
Mano a mano gli ululati erano sempre più vicini, e insieme si univano in un boato che rischiò di spaccarmi i timpani.
Quando mi ritrovai al limite della sopportazione, urlai.
Urlai a squarciagola, capendo al volo ciò che stava per succedere.
Urlai, dimenticandomi di ciò che stava per succedere a me. Il vetro della finestra esplose, cadendomi addosso come pioggia.
Un attimo prima che l'inferno salisse in terra, caddi sul pavimento, preda del freddo più brutto che avesse mai toccato la mia anima in quegli ultimi tempi.
Persi i sensi, non riuscendo più a resistere a tutto quello, e mi abbandonai al mio destino. Diedi ascolto a ciò che la morte voleva dirmi, senza più opporre resistenza.
Quella volta era stato troppo forte da contrastare.

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