Dove porta l'istinto

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Ausi, nos paramas

Un altro giorno giunse al termine portando con sé la luce che aveva accompagnato Clara nel suo continuo andirivieni da fuori a dentro l'incubatrice. La ragazza si mise a sedere alla base della statua con un secchio tra le gambe, osservò il sole scendere oltre gli alberi e le ombre di Talkera e Uriele camminare in mezzo alle casupole. Non riusciva a capacitarsi di come stesse riuscendo a mantenere la calma in tutta quella assurda situazione: sua sorella era scomparsa, stessa cosa per la collana e anche Amnesia era da un po' che non si faceva vedere. Talkera era molto più preoccupata di lei perché conosceva Amnesia da molto più tempo ed era strano che non si fosse presentata tre giorni prima, quando Scilla aveva deposto le uova. Clara però era di una calma apparente, esternamente infatti lasciava uscire poco, ma dentro era come se i suoi sentimenti fossero fili di metallo così tesi da far male quando si spezzavano. Aveva talmente tante incertezze che la mattina prima aveva esitato a entrare nell'incubatrice, temendo di incontrare lo sguardo speranzoso di Galuna; invece, ella dormiva placidamente sulle sue uova ignorando ciò che la circondava.

Il cielo era tinto di viola e arancione, sfumando nel biancore di nubi cirrostrati che Clara non riuscì a fare a meno di ammirare. Si chiese se anche lei come le nubi potesse assumere forme diverse mentre attraversava il mondo per compiere la sua missione. Se come loro potesse affrontare la notte più buia, o se impotente si sarebbe fatta trascinare dal vento.

Si passò una mano fra i capelli, poi prese una boccata d'aria e rimase ad attendere che qualcuno le portasse da mangiare. Vide le prime stelle far capolino tra i contrasti colorati e la luna regnare sovrana tra di esse, poi anche il chiarore sparì lasciando il posto alla sera. Nell'oscurità Clara rivide sua sorella correre tra gli alberi di arance, vide in lontananza la sua casa e il castello era una nave che aveva trovato porto sicuro lì a Ciale. Le casupole dei draghi le immaginò come le stesse che si accostavano alle strade lastricate di pietre, su cui Uriele correva avvicinandosi a lei sorridente. Si accarezzò le mani e un brivido le attraversò la schiena. Era un sogno troppo lontano ormai, troppo irreale. Si toccò il collo e i ricordi sfumarono lasciando spazio alla fame poiché vide Caos venirle incontro con un dolcetto.

«Mio fratello verrà a momenti. Questa è solo una cosina che ho rubato nelle cucine, un tortino di zucchero che serviranno anche stasera alla festa organizzata per Scilla e per lo scontro che avverrà tra qualche giorno tra te e Valasyon... Com'è andato l'ultimo giorno nell'incubatrice?» chiese poggiandole il fagotto di seta sulle gambe, sedendosi a fianco a lei.

«Bene, anche se da un lato mi piace ciò che sto facendo, dall'altro è stancante e penso che dovrei concentrarmi a trovare la collana e a combattere contro Valasyon».

«Questione di tempo.» mormorò, piegandosi in avanti con le mani congiunte.

«Disse quello che ha l'eternità davanti a sé.» lo schernì.

Per un attimo calò il silenzio, Clara guardò l'amico sperando di non aver detto nulla di sbagliato, poi Caos rise e Clara gettò un sospiro di sollievo.

«L'eternità non è così divertente come si pensa. Una volta provato tutto, non rimane più niente se non la noia e la tristezza. Anche se quest'ultima è più semplice da nascondere, magari tra le pagine di un diario.» ribatté, lanciandole un'occhiata maliziosa.

«Ne hai anche tu uno, no?»

«Vuoi rubare anche quello? Sì, mio padre ne ha regalato uno a ognuno di noi, ma il mio si trova nel Geenna, custodito da un mio fidato conoscente» confessò, girandosi i pollici mentre osservava il panorama intorno a lui. Clara calò gli occhi e pensò che, se fosse andata a prenderlo, avrebbe fatto adirare non solo Uriele, ma anche Caos. Eppure, sentiva dentro di sé che Caos e Uriele erano due persone diverse, con reazioni diverse e visioni del mondo contrastanti.

Cobalto - Pioggia ai viviOù les histoires vivent. Découvrez maintenant