Galeotta fu la valigia e chi la mise lì

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Qualche settimana prima, sull'aliscafo Eschilo, in un punto di mare imprecisato tra Milazzo e Lipari.

(Forse forse il nome era un segno.)
(Forse forse neanche tanto.)
(Ma io ai segni non c'ho mai creduto, quindi tutto okay.)
(Anche se nomen omen.)
(Ma forse solo per le persone.)
(Però Eschilo resta un nome epico per un aliscafo.)

A Ermal l'estate piace.
Certo, tolti il caldo afoso, le zanzare, i turisti urlanti, l'umidità che gli distrugge i ricci, gli insetti che sembrano proliferare e i bambini che trovano ovunque e comunque il modo di disturbarlo.
Allora, ricapitoliamo: a Ermal non piace l'estate.
Piace da impazzire il mare.
(Non che non ci si rechi anche in pieno inverno, ma in estate è tutta un altro paio di maniche.)
C'è qualcosa di terapeutico per lui in quella distesa d'acqua salata. Quando non è impegnato a emulare i campioni di tuffo acrobatico, è capace di star seduto in spiaggia per ore con lo sguardo perso all'orizzonte. Che poi, si può definire qualcuno "perso" se ha scelto di sua sponte di smarrirsi?
Forse no. Ermal, alla fine, a mare non si perde mai, al massimo ci si ritrova.

Sta lì e pensa più intensamente di quanto non faccia normalmente. Lo sciabordio delle onde, il profumo di salsedine, il blu dell'acqua che in certi giorni quasi si confonde con l'azzurro del cielo...
Non esiste nulla di meglio nella vita e nessun amante della montagna lo convincerà mai del contrario.

"Scalo di Vulcano, scalo di Vulcano: i signori passeggeri sono pregati di rimanere ai propri posti fino al termine delle procedure di attracco."

Già a Vulcano?

Mancano una decina di minuti allo scalo di Lipari, ed Ermal sente già il sorriso far capolino sul volto pallido. Ogni volta che vi fa ritorno non può fare a meno di ripensare a come ci sia finito su quell'isoletta, un giorno di tre anni fa.
Per puro sbaglio.
(Oddio, anche no, per pura disorganizzazione.)
In realtà lui e i suoi amici, prima d'allora, erano sempre andati in Puglia, a Bari, un po' per allontanarsi da Fier, un po' per la calda estate italiana, un po', (più di un po'), perché Ermal non puoi portarlo troppo lontano dall'acqua senza essere insultato un giorno sì e l'altro pure e senza sentirlo sbuffare di continuo.

(Ermal, ho trovato un'offerta strepitosa per un resort in Trentino! Che significa che non vuoi venire? E dai! Oh, il mare ce l'hai anche qui, eh, se per una volta andassimo in montagna non ne moriresti, di certo non rischieresti di perdere l'abbronzatura. Non fare quella faccia, dai! No, a fanculo ci vai tu, non io.)

Insomma, sarebbero dovuti andare a Bari anche quell'agosto di tre anni fa, ma, complice il resort in Trentino che il suo amico aveva tenuto d'occhio per mesi perdendo tempo, complice la litigata mostruosa che ne era derivata, (T'HO DETTO CHE ANDIAMO A BARI SÌ ADESSO BASTA PEGGIO DEI BAMBINI), complice il fatto che Ermal fosse riuscito a "convincere" la comitiva solo all'ultimo momento, beh...
Non avevano trovato il loro solito alberghetto. Per la verità non avevano trovato proprio nulla: Bari quell'anno sembrava la nuova Ibiza.
Ermal era stato lì lì per piangere, (dai, non c'è bisogno di fare tutte queste scene, alzati dal pavimento, imbecille. Si prenota da qualche altra parte. Magari in Trentino. Non guardarmi così), ma, alla fine, avevano deciso di cercare un altro luogo adatto alle loro vacanze.
Sempre sul mare, ovvio, col cavolo che Ermal Meta va in vacanza in montagna.

(Okay, cerchiamoci un'altra meta.)
(Io direi di cercare anche un altro Meta, uno a cui piaccia la montagna, per esempio.)
(Dovrei ridere?)

Ermal neppure ricorda quanto tempo esatto abbiano passato allo schermo del P.C., quel giorno.
(E Formentera no perché c'è troppa gente, e Ostia e Fregene no perché non t'ispirano, e Genova no perché c'è troppa umidità... se andassimo in Sicilia? Come no? Che significa che non sai in quale zona sia più bello il mare e quindi non ti va di rischiare? MA SEI SCEMO O COSA?)

Su Lipari la scelta era caduta per caso. Soddisfava alla perfezione tutti i criteri di Ermal: isola piccola, popolazione tranquilla, abbastanza spiagge, ma non troppe tra cui scegliere, buon cibo, pesce fresco e, soprattutto, mare, mare, mare. Avevano prenotato in fretta quel che era rimasto, fatto i bagagli e iniziato il countdown.
Tutto a posto?
Certo che no.
Chi aveva deciso di prenotare comunque in Trentino, di andarci prima di partire per Lipari e, soprattutto, chi si era preso un'intossicazione da funghi?
I suoi amici.
Ermal di rinunciare al mare, (e ai soldi già spesi), non ne aveva voluto sapere, e aveva fatto una cosa che mai prima d'allora avrebbe immaginato: partire da solo.

Aveva preso il coraggio a due mani e, armato solo di un trolley e della sua inseparabile chitarra, si era messo in viaggio. Il resto, l'affetto e l'inaspettato benessere trovati sull'isola, (insieme a nuovi amici musicisti con i quali suonava ogni tanto in spiaggia), erano storia. Da quell'agosto dei suoi ventuno anni, Ermal era sempre tornato a Lipari.

"SCALO DI LIPARI!"

Ermal si alza, interrompendo il flusso dei suoi ricordi. Afferra la propria valigia, la custodia della chitarra e corre verso l'uscita.
«Ehi, EHI! A' ragazzino, 'ndo vai co' la valigia mia?»
Ermal si volta. In mezzo a tutte le altre persone intente a fare lo slalom per uscire dall'aliscafo, un uomo se ne sta fermo al centro del corridoio, fissandolo con aria truce.
«Parli con me?»
«No, co' Edward mani de forbice,» risponde quello incrociando le braccia al petto. «C'hai la valigia mia.»
Ermal lancia un'occhiata al trolley accanto a sé.
«È la mia.»
«NONE!» urla l'altro avvicinandosi. «La tua è questa: identica, ma senza la fascia adesiva laterale.»
Ermal si abbassa sulle ginocchia. Scruta il fianco della valigia. In effetti c'è una striscia adesiva di un verde acido orribile, lui non avrebbe mai usato quel colore. Su di essa, a caratteri cubitali, scritto con un pennarello nero, un nome:

Fabrizio.

«Oddio, scusami,» fa in imbarazzo. «Mi spiace tanto, non c'ho proprio fatto caso.»
«Eh, me so' accorto.» L'uomo allunga la mano, poi scambia le due valigie. «Tiè, n'artro po' e me toccava fa' la caccia al tesoro pe' ritrova' le mutande mie,» borbotta più a se stesso che all'altro.
Ermal non sa cosa pensare, così si limita a fissarlo senza dire nulla. Che sia romano è ovvio, insomma, non si sta neppure sforzando di evitare il dialetto, ma quello che lo sta lasciando sconvolto è un altro dettaglio.
Pantaloncini mimetici e canottiera nera? Nel 2018?
Sul serio?

«Che c'è, te sei incantato? Ciao eh, io c'ho da fare.»
L'uomo, Fabrizio, lo supera senza troppe cerimonie, dandogli quasi una spallata. Mentre Ermal lo osserva andare via non può fare a meno di notare una cosa che, nonostante il suo comportamento piuttosto rude, lo fa sorridere: anche lui viaggia con una chitarra.

Però, ammazza che antipatico.









Angolo autrice
Yes, I know, è una gran palla di capitolo, ma comprendetemi, era assolutamente necessario ai fini della trama, (insomma, mica potevo prendere Ermal e buttarlo a Lipari come nulla fosse, eh, sapete che mi piacciono un sacco i dettagli). Passiamo ad altre comunicazioni di servizio. Come avrete intuito, il nostro Ermal nella storia vive a Fier e ha 24 anni, (perché l'idea dei ragazzi leggermente più giovincelli mi gasa un sacco), Fabrizio è sempre l'adorabile musone che conosciamo tutti e, se qualcuno voi si stesse chiedendo perché il prologo fosse Fabrizio's POV e questo invece no, beh... è tutto ai fini della storia, don't worry, presto o tardi capirete tutto.
(Tardi, perché ho paura che la cosa potrebbe andare per le lunghe.)
Fatemi sapere cosa ne pensate! Un abbraccio e al prossimo capitolo!

Se ti do la mia vita in mano giura che poi tu me la tratti beneحيث تعيش القصص. اكتشف الآن