4. Memories

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LENA

L'anno precedente.

«Quindi diresti che sono un pervertito e che volevo solo scoparti? Che bastarda che se» rise e mi prese dai fianchi. Risi annuendo e portai le braccia intorno il suo collo.
«Ti voglio bene anche io Robby» mi alzai sulle punte lasciandogli un bacio sulle labbra.
«Certo, anche io ti voglio bene, ma ora se permetti» disse, piegandosi e prendendomi dalle gambe per caricarmi in spalla. Strillai e gli diedi dei pugni sulla schiena.
«Mettimi giù scemo!» risi e mi ritrovai tra lui e il muro. Misi le gambe intorno a lui e le braccia di nuovo al suo collo.
«Possiamo farlo?» se ne uscì con la sua solita domanda. Sospirai e gli diedi un bacio sulle labbra. «Va bene. Non sei pronta»
«Portami a cena in quel ristorante e tornati a casa facciamo l'amore» sussurrai, accarezzandogli i capelli. Sorrise e mi prese a baciare lentamente senza violare il mio corpo con le sue mani.

Il vestito rosso di Kayla era bellissimo. Aveva un corpetto tutto in pizzo,che si legava al collo e lasciava tutta la schiena scoperta. La gonna cadeva morbida lungo i piedi. Aveva uno spacco sulla gamba destra.
«Non è troppo, vero?» morsi il labbro, sedendomi sulla sedia di fronte la toilette da trucco.
«Sosa, sei una bomba sexy e se quel coglione non apprezzerà, gli staccherò le tre gambe che si ritrova» mi abbraccia da dietro e ridiamo insieme.
Nel giro di mezz'ora Kayla mi sistemò i capelli: aveva raccolto solo metà dei riccioli e li aveva sistemati in un piccolo chignon, lasciando due piccoli ciuffi che accarezzavano il viso.
Aveva applicato un trucco naturale sul mio viso, valorizzando solo gli occhi con il mascara e le labbra con un lip gloss. Era normale essere in ansia? Credo di sì, ma io me la stavo letteralmente facendo sotto.
Sarebbe stata la prima uscita ufficiale con Robert Smith, nonché il mio professore di psicologia. È sbagliato, lo so bene, ma non c'è colpa se è amore,giusto? Mi era piaciuto sin dal primo anno, appena lo incrociai nel corridoio e quando i libri mi caddero per terra. Mi aveva aiutato a raccogliergli e nel sollevarmi, incrociai i suoi bellissimi occhi grigio-azzurri, che ogni tanto tendevano al verde. Erano stupendi.
Ero timida, un po' tanto il primo anno, ma lentamente ti ci abitui. Ti abitui ai nuovi compagni, ti abitui alle nuove esperienze, ti abitui alla suddivisione dei gruppi, ti abitui agli sguardi degli altri che ti studiano, ti abitui ai professori... e se sei come me, ti innamori di uno di loro.

Non si spiega l'amore, perché alla fine lo provi e basta e fai le tue esperienze. Direi che la mia esperienza non è proprio da seguire, ma non mento dicendo che star con qualcuno più grande di te, ti faccia sentire più matura e sicura nelle cose che fai. Se sono rappresentante da tre anni, è grazie a lui e alla sua fiducia.
Feci un grande respiro e scesi le scale, facendo attenzione a non cadere sui trampoli che Kayla mi aveva fatto mettere dopo una lunga discussione. Lei sapeva ogni singola cosa di questa relazione e Robert ne era al corrente. All'inizio non ne erano entusiasti né uno né l'altra, infatti non mi parlarono per almeno una settimana e qualcuno mi diede un'insufficienza ingiusta, siccome avevo risposto esatto a tutte le domande, ma ovviamente dovevo essere punita così.
Robert capì che avevo bisogno di qualcuno con cui confidarmi, perché tenere tutto questo peso sulle spalle era difficile per me e ne sarei sicuramente uscita pazza.
Kayla invece mi diceva sempre di star attenta, di non correre troppo, che se mi avesse fatto soffrire gli avrebbe dato fuoco casa e spezzato le tre gambe. Risi quella volta e la abbracciai dicendole grazie. Dopo averlo detto a Robert, corse subito a comprare un allarme per casa e cercò su internet una corazza per la gamba di mezzo. Kayla ne era capace davvero.

«Come sto? I capelli? Il trucco? Dici che è troppo?» mi girai verso la bruna e la guardai paranoica.
«Amore, sei bellissima e tremendamente sexy. Se stessimo insieme, saresti già nel mio letto» mosse il sopracciglio ridendo e mi aggiunsi a lei. Le volevo un bene dell'anima.
«Se fossi lesbica sarebbe stato tutto più semplice e meno complicato» ci scherzai sopra e morsi il labbro.
«Se fossi stata lesbica sbaveresti per la professoressa di Inglese. Trent'anni di pura 'sexaggine'» emise un mugolio e mi diedi uno schiaffo in fronte. Il campanello suona.
«PORCA MISERIA» Respiri profondi, ansia, hamburger, calcio, pizza, sushi, ansia, ansia, ansia. Ho già detto ansia?
«Calma Sosa» mi viene vicino e sistema le ciocche dei capelli. «Sei stupenda, sexy, innocente quanto basta e tieni a bada gli ormoni fino a che non siete a casa, intesi?» annuii diverse volte e giocai nervosa con alcuni riccioli. Maledetta ansia.

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