Hunger Games <Parte 1>

88 0 0
                                    

"Lucia c'è qualche ragazzo che ti aspetta a casa o che vorresti per te?" mi chiese Ceasar Flickerman.

"No, nessuno" dissi schietta con l'aria misteriosa che avevo dal'inizio della mietura... O meglio da sempre.

"Non ci credo che non ci sia nemmeno un ragazzo che ti è rimasto nel cuore" mi istigò lui.

"C'è ma non ha senso sperarci... Se io vincessi lui dovrebbe morire e probabilmente morirebbe anche se non vinco" dico.

In quel preciso momento scattò un suono che segna il termine della mia intervista lasciando il giusto alone di mistero attorno a me.

Mi alzo dalla poltrona e mando un bacio alla telecamera che so che mi sta inquadrando.

Sento un mormorio di sottofondo che domanda se è proprio a quel ragazzo che sto mandando il bacio o se è solo per distrarre ma non do tempo a nessuno di dire nient'altro e me ne vado senza salutare nemmeno Ceasar.

Vedo Giacomo passarmi accanto con aria dubbiosa ma non lo degno di uno sguardo.

È nervoso e si vede fin dai primi istatni.

"C'è qualche ragazza che ti aspetta al distretto?" chiede Ceasar riproponendo anche a lui la domanda che ha fatto praticamente a tutti i tributi.

"No non c'è" dice lui debolmente.

"Non ci credo dal modo in cui lo hai detto di la verità che ti piace qualcuna" cerca di incoraggiarlo.

"Si..." dice solo.

"Allora non puoi fare altro che vincere e andare a conquistarla" dice ancora.

"No, non posso, lei è qui con me" dice abbassando lo sguardo.

Vedo gli schermi che inquadrano me ma io ignoro semplicemente il tutto come se non avessi nemmeno sentito, invece ho sentito benissimo.

L'intervista si conclude e noi ci alziamo per l'inno.

Torniamo agli ascensori e io ne prendo uno diverso da quello di Giacomo assieme ad altri sei tributi.

Ci fermiamo in altri quatro piani prima del mio.

Esco dal ascendore pochi secondi dopo di Giacomo.

Lo prendo per le spalle e lo inchiodo al muro tra i due ascensori.

"È vero quello che hai detto o era solo una messa in scena?" chiedo quasi sibilando mentre lo guardo negli occhi.

"No era vero..." dice per poi cercare di continuare ma io con un ultima spinta alle sue spalle mi allontano da lui e mi dirigo ai miei alloggi.

Sento gli adulti rientrare e Haymitch guardare stranito Giacomo "che ti è successo hai visto un fantasma?" chiese con quel aria da mezzo ubriaco.

"No è Lucia..." disse mentre entravo nella porta di camera mia e iniziò a raccontargli la storia mentre mi chiudevo dentro a chiave.

Sapevo benissimo che se volevano potevano senza problemi aprire la porta dal esterno, chiunque, anche Giacomo, ci sarebbe riuscito ma era solo per far capire che non volevo compagnia.

Sentii qualcuno bussare pochi secondi dopo.

"Non voglio parlare" dissi in tono pacato ma in maniera che si sentisse.

"Va bene ma sappi che con questo tuo modo di fare non potrò più tenerti in vita nel arena" disse Haymitch dal altra parte.

Aprii la porta e lo tirai dentro velocemente.

"Non hai capito allora? Io non voglio vivere perché ciò significherà la morte di Giacomo voglio restare in vita abbastanza per poterlo tenere in vita fino alla vittoria quindi se c'è qualcuno che qui sopravvive è lui non io, io non riuscirei mai a vivere senza di lui" dico prima di spingere fuori il mio mentore.

Provo a chiudere le porta ma la blocca con un piede.

"Quando sarai nel arena ricordati che i tuoi sentimenti per lui potranno fare la differenza tra la vita e la morte" dice prima di togliere il piede.

"I miei sentimenti sono miei nessuno, nemmeno lui, li verrà a sapere" dico per poi sbattere la porta.

Aspetto un paio d'ore nella stanza ma questa diventa soffocante.

Esco e inizio a vagare finché non mi ritrovo davanti a una porta semiaperta che so dare sul tetto.

Esco e in contrasto con le luci della città scorgo una figura che riconoscerei tra mille.

Giacomo.

Faccio per rientrare ma appena sfioro la porta per fare retro-front questa pare cigolare quasi per dispetto.

Lui senza neanche girarsi inizia a parlare.

"Sai prima ti ho sentito parlare con Haymitch, qui ci sono le pareti sottili e io ero in corridoio" dice.

"No tu non hai sentito un cazzo" dico per poi andare dal altra parte del tetto per respirare un po'.

"Perché nascondi i tuoi sentimenti?" mi chiede mentre mi si affianca.

"Perché i miei sentimenti sono affari solo miei non dell'intera Panem" dico per poi allontanarmi nuovamente.

"Senza di te io non tornerò a casa" dice avvicinandosi a me ancora una volta.

"No ti sbagli: quando tu tornerai a casa da vincitore io sarò già lì ad aspettarti dentro una fredda bara di legno mentre avrò un sorriso in volto perché saprò che tu sei sopravvissuto" dico senza neanche voltarmi a guardarlo negli occhi perché so che non sopporterei quella vista.

"No al massimo sarà al contrario" sussurra per poi darmi un bacio sulla tempia.

Lo lascio fare per poi sentire che si allontana e si chiude la porta del tetto alle spalle mentre io resto lì tutta la notte.

SogniМесто, где живут истории. Откройте их для себя