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<<Hm, colore preferito?>> gli domandò Eveleen, portando una mano sotto il cuscino sul quale era appoggiata.
Jimin si stese a pancia in su, guardando il soffitto bianco che sembrava essere stato appena ritinteggiato :<<giallo>> rispose poi, girando il viso nella sua direzione in tempo per vederla ridere.
<<Chissà perché me l'aspettavo>>.

I due ragazzi erano stesi sul letto, cercando un modo per impiegare il tempo a loro disposizione dato che, entrambi terribilmente stanchi, non avevano voglia di muoversi dalla camera.
<<Deve esserci un motivo preciso per abbracciare qualcuno?>> le chiese d'improvviso Jimin, sfruttando il bizzarro gioco che stavano facendo per capire qualcosa in più sul contatto fisico.
Eveleen alzò le spalle, quel poco che la sua posizione le permetteva di fare :<<no, non per forza. Puoi abbracciare una persona anche solo per ricordarle che tieni a lei e che per te è importante>> gli spiegò, lottando contro le palpebre che volevano chiudersi.
Stare così vicino a Jimin era in grado di far rilassare tutto il suo corpo.
Nonostante all'inizio fosse stata imbarazzata da quell'improvvisa ed eccessiva vicinanza, erano stati pochi i minuti necessari affichè ci si abituasse e il suo corpo iniziasse e trarne beneficio.
Jimin annuì, perso tra vie lattee interamente formate dai suoi pensieri, cercando un modo per riemergere o uno per andare ancora più a fondo.
Riflettere su argomenti come quello lo sfiniva, così decise di agire e basta.
In un attimo, si sollevò quel tanto che bastava per posare il capo sul ventre di Eveleen e circondarle i fianchi con le sue braccia.
<<J-Jimin, cosa stai facendo?>> gli chiese lei, tenendo le braccia sollevate a mezz'aria e sentendo il volto avvampare a causa dell'imbarazzo.
Stare stesa accanto al ragazzo era un conto, ma averlo praticamente spiaccicato addosso in quel modo era tutt'altra cosa.
<<Ti sto abbracciando per dimostrarti il mio affetto>> ripeté Jimin, citando le parole dette da Eveleen poco prima, quasi fosse una lezioncina imparata a memoria.
Dal loro primo abbraccio erano passati quattro giorni e Jimin era diventato improvvisamente più propenso al contatto fisico.
Quando il ragazzo prese a disegnare con le dita figure immaginarie sui suoi fianchi, Eveleen si rilassò, cacciando via tutto l'imbarazzo provato fino a quel momento.
<<Beh, diciamo che più che altro mi stai usando come cuscino>> scherzò la ragazza, portando le mani tra i capelli biondi dell'altro, che iniziò a ridacchiare.

Con il passare dei minuti, Eveleen cominciò a pensare che Jimin si fosse addromentato.
In realtà però, il ragazzo stava solo aspettando che lei si decidesse a parlare.
Aveva capito fin da subito la motivazione del "gioco delle domande", ma voleva che Eveleen gli chiedesse ciò che desiderava sapere senza che lui l'aiutasse a iniziare il discorso.
Per farle capire che fosse ancora sveglio, mosse la testa sulla sua pancia, emettendo un piccolo sbuffo.
<<Che c'è, ora sono scomoda?>> gli domandò, scompigliandogli i capelli che crescevano sempre più.
Jimin mugugnò in risposta, scuotendo un po' la testa :<<no, sei sempre comoda>>.
Eveleen scoppiò a ridere e il ragazzo strinse più forte le braccia attorno ai suoi fianchi.
Gli piacevano tanto le vibrazioni che le scuotevano il busto quando rideva, erano rilassanti.

<<Jimin?>> lo richiamò con tono incerto, dopo alcuni secondi.
<<Hm?>>.
<<Come faccio a crederti quando dici di essere una Stella?>>.
Quella volta, fu Jimin a ridere :<<sai, mi domandavo quando me l'avresti chiesto>>.
Sulle labbra di Eveleen si fece strada l'accenno di un sorriso e riprese a muovere le dita, massaggiandogli la cute.
<<In effetti non so cosa risponderti Eve>> cominciò lui, dopo aver preso un profondo respiro :<<so che non è facile. Insomma, chi crederebbe a qualcuno rinchiuso in una clinica per la cura mentale>>.
Prima di proseguire cambiò posizione, sollevandosi e puntando il gomito sul cuscino, per poi sostenersi la testa con la mano.
<<Però credo che tu già sappia cosa desideri fare. Tu vuoi credermi, perché sai che non ti mentirei mai Eve. Sei la mia famiglia. Non ne ho mai avuto una, d'accordo, ma sono piuttosto sicuro che non si dovrebbe mentire alla propria famiglia, giusto?>>.
Quasi ipnotizzata dai suoi occhi scuri, Eveleen non poté fare a meno di annuire.
Jimin teneva la mano sinistra ancora poggiata sulla sua pancia e, nonostante il tessuto della maglia, lei sentiva la pelle sottostante bruciare come se fosse stata ferita dalla peggiore delle ustioni.
<<Non ti sentivi solo lassù?>> gli domandò sussurrando, guardando attentamente il suo volto rilassato e con gli occhi chiusi.
Jimin scosse la testa e sulle sue labbra si dipinse un sorriso gioioso :<<ma io non ero solo>>.
A quelle parole, Eveleen corrugò la fronte e la curiosità riuscì a sovrastare il desiderio di abbracciarlo di nuovo.
<<In cielo non brillavo da solo, facevo parte di una costellazione>>.

||Out of the Sky|| P.Jm.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora