☄XXXVIII☄

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Quel momento Eveleen l'aveva immaginato cosí tante volte, da aver perso il conto.

A quattordici anni, aveva immaginato che sarebbe successo mentre camminava per strada.
Nell'attimo esatto in cui sarebbe inciampata a causa di una buca nell'asfalto che non aveva visto, suo fratello sarebbe apparso dal nulla, stringendola tra le sue braccia e salvandola da una rovinosa caduta a terra.
Proprio come farebbe un supereroe.

A quindici anni, aveva immagino che sarebbe accaduto all'uscita da scuola.
Appena fuori i cancelli, Eveleen avrebbe trovato Taemin ad aspettarla, con il suo bellissimo sorriso sulle labbra.
Lui l'avrebbe notata subito e avrebbe spalancato le braccia, preparandosi a stringerla forte a sé.
A quel punto, lei avrebbe preso a correre più veloce del vento, schiantandosi contro il suo petto, magari facendo cadere entrambi sull'asfalto a causa dell'urto.

A sedici anni invece, aveva immaginato che se lo sarebbe ritrovato davanti quasi per caso.
La sua assenza iniziava a farle un male incredibile e non sognava più grandi incontri pieni di sorpresa.
Le interessava solamente rivedere suo fratello il prima possibile, non importavano le circostanze.

A diciassette anni, aveva immaginato che lo avrebbe ritrovato privo di sensi in un squallido vicolo.
Magari in overdose o ridotto in fin di vita, dopo una rissa causata dall'eccessiva quantità di alcool in corpo.
Quello era un brutto periodo per Eveleen, tra attacchi di panico, ansia e depressione, era perseguitata dall'idea di perdere suo fratello senza avere nemmeno la possibilità di venirne a conoscenza.
Dopotutto, non sapevano dove si trovasse, se fosse malato, se avesse da mangiare, dei vestiti da indossare, se avesse un tetto sulla testa, se si fosse cacciato in brutti giri.
Fu proprio in quell'anno che i suoi genitori, decisero di mandarla da uno psicologo.
Dopo poche sedute, il dottore capì subito quale sarebbe stata la cura perfetta per Eveleen, la medicina in grado di farle passare tutto.
Il ritorno di Taemin.
La ragazza ricordava ancora le urla del padre nel sentire quelle parole, il modo in cui la portarono via dallo studio dello psicologo, mentre questo li seguiva dicendo di lasciarla, che le stavano facendo male, che quello non era il modo giusto di reagire.
Ricordava ancora gli sguardi basiti e impietositi dei pazienti che aspettavano.
Ricordava come si sentì impotente e insignificante.

A diciotto anni, Eveleen immaginò che l'avrebbe incontrato al suo compleanno.
Immaginò se stessa, sul punto di tagliare la grande torta, che veniva interrotta dalla dolce voce di Taemin.
<<Sorellina, pensavi di festeggiare senza di me?>> le avrebbe domandato ridendo, camminando verso di lei come se fosse stato a una sfilata di moda.
E ignorando lo sguardo sprezzante del padre e quello arrabbiato della madre, l'avrebbe stretta in un abbraccio senza fine.
Ed Eveleen avrebbe pianto e fanculo il trucco rovinato, con il mascara sciolto e la matita sbavata.

Ovviamente, non andò così.

Quando mancavano tre minuti alla mezzanotte, che avrebbe dato inizio al suo primo giorno da diciottenne, il campanello di casa suonò.
Eveleen sobbalzò, così come Michael, rimasto con lei per festeggiare assieme.
La ragazza accorse ad aprire la porta, sperando che i suoi genitori avessero il sonno abbastanza pesante da non svegliarsi.
Il giorno dopo sarebbero dovuti andare a lavoro e beh, non potevano mica aspettare svegli la mezzanotte per dare gli auguri alla figlia.
Michael la seguì imperterrito, preoccupato che potesse essere qualcuno con cattive intenzioni.
Quello che però Eveleen si trovò davanti quando aprì la porta, fu un semplice ragazzo mingherlino e dalla bassa statura, con un berretto rosso e una bicicletta.
<<È lei la signorina Eveleen Wright?>> domandò, leggendo distrattamente un foglietto che aveva tra le mani.
A un segno d'assenso da parte della ragazza, l'altro le sorrise sollevato :<<allora credo proprio che questa sia per lei. Arrivederci!>>.
Tra le mani di Eveleen si trovava una rosa dal lungo stelo, con i petali in parte colorati di bianco e in parte tinti di blu.
Michael guardava il fiore confuso e sorpreso, mentre Eveleen lo guardava piangendo.
Bianco, il colore di Taemin.
Blu, il suo colore.

Legato alla rosa con un sottile spago c'era un bigliettino.

Volevo essere il primo a farti gli auguri, vorrei tanto poter essere lì.
Ti voglio bene piccola, non scordarlo mai, okay?
Buon compleanno
-T.

Quella rosa Eveleen la custodì gelosamente, senza farla vedere ai suoi genitori.
Presto però appassì, nonostante le cambiasse l'acqua ogni giorno e tenesse la finestra aperta per farle prendere aria, sperando che durasse il più possibile.
Quando successe, il vuoto che lasciò sembrò essere ancora più profondo di quanto fosse prima che la ricevesse.
Eppure quello non era nemmeno il regalo che Eveleen desiderava, perché non aveva due occhi profondi, un grande sorriso, dei capelli morbidi, non poteva essere abbracciato e non era fatto di carne e ossa.
Semplicemente, non era suo fratello.
Eveleen aveva immaginato il loro incontro così tante volte, che nel momento in cui se lo ritrovò davanti, fu quasi certa di star sognando.

<<Sei cresciuta tanto>> constatò Taemin con tono piatto, senza mostrare più nemmeno un minimo della spavalderia di poco prima.
Eveleen non distolse lo sguardo dal pavimento della sala, incapace di guardare il suo volto nemmeno per pochi secondi.
Aveva davanti la persona che amava e odiava al tempo stesso.
Lui le aveva insegnato tutto ciò che sapeva sull'amore e sull'affetto, ma le aveva fatto imparare anche cosa significasse essere abbandonata, cosa volesse dire soffrire fino a sentire l'aria mancare.
<<Samatha e Chin?>> chiese poi, riferendosi ai loro genitori chiamandoli per nome.
Eveleen non si sorprese più di tanto, ma quelle parole le scagliarono contro la durezza della realtà.
Prese un respiro profondo prima di rispondere :<<a lavoro>>.
<<Come sempre>> lo sentì mormorare tra sé e sé, seguito da una risatina di scherno.
Eveleen strinse forte le mani una attorno all'altra, per resistere al desiderio di urlargli contro.
Voleva fargli capire quanto avesse sofferto, in che casini l'avesse lasciata e a che orribili farse avesse dovuto prendere parte.
Ma non era quello il momento giusto: dall'ingresso si sentì un rumore metallico e le voci dei loro genitori invasero la casa.
La porta venne chiusa ed Eveleen puntò lo sguardo sull'entrata della sala.
Sua madre arrivò sorridendo per una battuta detta precedentemente dal marito, posò lo sguardo su Taemin e inizialmente non lo riconobbe.
Solo dopo alcuni secondi si rese conto di chi avesse davanti e la sua espressione divenne il ritratto dello stupore, con le labbra schiuse, gli occhi sgranati e le guance sbiancate.
Eveleen sospirò, preparandosi a ciò che sarebbe seguito.
Non era la madre a preoccuparla o, almeno, non quanto suo padre che, appena entrato in salotto, strinse i pugni tanto forte da far gonfiare le vene lungo tutte le braccia.
Odio. Era questo ciò che sembrava provare alla vista di suo figlio, del sangue del suo sangue.
<<Ciao papino, sorpreso di vedermi?>>.
A quelle parole pronunciate dal fratello, Eveleen sospirò nuovamente, distogliendo lo sguardo indifferente.
Non provava nulla o forse provava così tante emozioni che finivano per annullarsi a vicenda.
Un unico pensiero rimbalzava nella sua mente: che l'Inferno abbia inizio.

-Angolo Autrice🥀
BangtanDisagiontan per prima cosa, vorrei farti i complimenti per il fantastico nome, che in pratica descrive alla perfezione i Bts hahaha.
Quando iniziasti a seguire la storia, ricordo che scoppiai a ridere come una matta per il nome, così come per i fantastici commenti che lessi sotto i capitoli.
Grazie mille per aver continuato a leggere Out of the Sky e per essere ancora qui, mi fa davvero tanto piacere💙

Oggi è serata di aggiornamenti a quanto pare, probabilmente pubblico anche il nuovo capitolo di Šəlōmōh Circus a questo punto hahaha.
Allora, nei prossimi capitoli impareremo a conoscere Taemin, il suo carattere, ciò che lo ha spinto ad allontanarsi da casa. Parallelamente, capiremo meglio cosa prova Eve ad avere nuovamente suo fratello con sè e scopriremo anche chi sarà a pagare le conseguenze di questa situazione.
Piccolo sclero: avete visto Jimin con i capelli azzurri? Non potevo crederci, è di una bellezza assurda e poi l'azzurro è uno dei miei colori preferiti *-*

Per quanto riguarda l'anticipazione del prossimo capitolo:
-<<Sì, è proprio così>> concordò Chin, parlando tra i denti che teneva serrati per la rabbia :<<per noi tu non esisti, sei un totale estraneo e mi vergogno a pensare che un tempo tu sia stato mio figlio>> sputò con disprezzo l'uomo, stringendo una mano attorno al braccio del ragazzo con tanta forza da conficcare le unghie nella carne.-

Vi ringrazio per aver letto il capitolo, passate una buona serata!

||Out of the Sky|| P.Jm.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora