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Sentì partire una musichetta familare, e capì che Deadpool era giunto a conclusione. Poteva risultare quasi inquietante quanto conoscesse bene ogni singolo film dell'universo Marvel, ogni singolo attore e ogni canzone presente. Ma dal tronde passava ore e ore con Nelson, e il ragazzo era rinomato per essere il nerd della compagnia, e Anita non aveva potuto fare altro che diventarlo almeno quanto lui. Si trovavano bene insieme, passando ore e guardare serie tv e film, o a giocare con la playstation e il computer.

Si accorse di aver dormito quasi due ore filate appoggiata a Cesare, e durante il sonno doveva probabilmente essersi mossa molto, perché si ritrovò completamente sdraiata sul divano, la testa sulle gambe dell'amico. Evitando di svegliarlo, fu molto delicata a muoversi, e si mise nuovamente seduta. Notò che anche Nelson si era appisolato, probabilmente poco dopo lei e Cesare.

"Nello, sveglia amico", sussurrò e lo colpì con la punta del piede sulla coscia un paio di volte. Lui mugulò qualcosa, sbadigliò e si strofinò gli occhi con entrambe le mani. "In che secolo siamo?", domandò con voce roca e finamente aprì gli occhi.
"Di questo cosa ce ne facciamo?", Anita indicò Cesare ancora addormentato accanto a lei. "Credo che il corpo non ci stia nello sgabuzzino, ci toccherà seppellirlo nel giardino di Nicolas, o potremmo gettarlo in un cassonetto", propose reggendole il gioco.

"Cretini vi sento", ribatté in risposta il diretto interessato. Anita, pur essendo stata molto delicata, lo aveva svegliato poco prima, nonostante sembrasse ancora addormentato. Si concessero qualche secondo per svegliarsi del tutto e Cesare fu il primo ad alzarsi. "Stai dormendo in piedi, scordati di guidare", lo fermò Anita alzandosi. Il ragazzo sbuffò, sicuramente ancora arrabbiato con lei, ma acconsentì. Il lavoro lo aveva stancato molto, la palestra anche di più, e il caldo non aiutava, si sarebbe addormentato alla guida molto probabilmente.

Sfilò le chiavi dell'auto dalla tasca e le lanciò ad Anita, che per poco non le fece cadere a terra. Perché Cesare si ostinava a non capire che la ragazza aveva i riflessi di un bradipo? Si infilarono le scarpe e, dopo aver salutato Nelson, lasciarono l'appartamento, rimanendo però completamente in silenzio per tutto il tragitto verso la macchina del ragazzo. Anita mise in moto e, dopo aver controllato la strada con attenzione, uscì dal parcheggio facendo un'inversione molto pericolosa, ma fortunatamente era molto tardi e non si vedeva nessuno nel raggio di parecchi metri.

Nonostante ogni tanto le venissero delle idee pessime e facesse parecchie manovre azzardate, non aveva mai fatto un incidente in sei anni di guida e i suoi amici, sorprendentemente, la facevano guidare molto spesso. Dicevano che, oltre ad avere una fortuna sfacciata ad evitare gli incidenti, era divertente sentirla borbottare parolacce in dialetto dietro agli stranieri che ogni tanto trovavano in giro per le varie città.

"Mi dispiace, mi sono comportato da coglione prima", disse improvvisamente Cesare, spezzando il silenzio imbarazzante che si era creato. "Quando ti ho vista conciata così non ho capito più nulla", aggiunse dopo un sospiro.
"Non dovevo combattere contro una ragazza grossa due volte me, sono stata stupida", rallentò in prossimità di un semaforo rosso.
"Molto stupida", la corresse lui. Anita scosse la testa voltandosi verso Cesare. Sembrava non essere più così tanto arrabbiato, e ne fu sollevata.

"Comunque puoi stare tranquillo, non ho intenzione di rimettere piedi in quella palestra. Sono cogliona da prenderne tante per migliorare, ma non così tanto da rischiarci la faccia", Cesare sorrise istantaneamente, ma la ragazza lo guardò storto.
"Voglio solo il meglio per te", si giustificò il ragazzo mentre Anita rallentava in prossimità del cancello dove dovevano entrare.
"E questo non include venire presa a pugni", tirò ad indovinare la ragazza, con  un pizzico di divertimento nella voce.

"Niente che ti faccia male in generale, non potrei sopportare vederti stare male", le spiegò Cesare timidamente, diventando rosso in viso. La ragazza lo imitò, arrossendo leggermente. Un piccolo sorriso le si era stampato sul viso, mentre con sguardo vispo entrava nel giardino di casa Cantelli, attenta a non grattare gli specchietti contro il cancello.
Posteggiò e spense il motore, così entrambi scesero. Bloccò l'auto e, una volta che Cesare la raggiunse, facendo il giro della vettura.
Gli appoggiò le chiavi sul palmo della mano, che lui le allungò gentilmente, e forse le loro mani si toccarono per troppo tempo, perché una scossa di brividi percorse ad Anita la schiena.

Erano due anni che viveva con Nelson, e circa il doppio da quando lo conobbe insieme a tutta la sua compagnia. Era partita proprio da loro due l'idea di fare qualcosa tutti insieme, oltre alle brevi comparse nei loro vlog. Anita aveva raggiunto un livello di confidenza molto alto con ciascuno di loro, ma qualcosa stava cambiando fra lei e Cesare, e questo la spaventava.

Dopo essersi salutata con Cesare e avergli augurato di trascorrere una buona nottata, passeggiò in Bologna, fino ad arrivare all'appartamento di Nelson in periferia. Aveva fatto molta strada, la notte si era fatta spazio fra i palazzi palazzine le stelle brillavano nel cielo buio e terso. Nonostante avesse rincasato parecchio tardi, quando la sveglia del suo telefono suonò, si alzò senza alcuna fatica. Era come se la stanchezza non la sfiorasse minimamente, e quando si guardò nello specchio del bagno comunque, fu felice di vedere che il suo viso era completamente sgonfio e i lividi quasi del tutto scomparsi.

Si lavò il viso e si pettinò, sentendo Nelson muoversi rumorosamente nella sua camera. Era chiaramente in ritardo, doveva essere a lezione alle 9, ma mancavano solamente venti minuti alle 9. Anita uscì dal bagno nell'istante in cui Nelson ci sfrecciò dentro, gridandole un veloce buongiorno quasi nell'orecchio. Era incorreggibile quel ragazzo, non avrebbe mai imparato ad arrivare puntuale agli appuntamenti.

Quando il proprietario di casa uscì correndo, la videocamera pronta a registrare il suo tragitto verso l'università per un vlog e cinque minuti di tempo per arrivare in centro, Anita aveva finito il proprio caffè e stava caricando la tazzina nella lavastoviglie che avrebbe fatto partire quando sarebbe uscita. Si infilò nella doccia e ringraziò mentalmente il padre di Nelson per aver fatto installare una caldaia e non un boiler.
Non avrebbe sicuramente potuto fare una doccia così calda dopo il suo coinquilino, lui di sicuro le avrebbe terminato tutta l'acqua.

Fu un grande sollievo poter tornare alla sua routine di ogni giorno, era stato stressante nascondere il suo volto tumefatto ai suoi amici e parenti. Si sarebbe iscritta in una palestra, avrebbe seguito allenamenti di boxe regolari e legali e tutto sarebbe stato più tranquillo per lei. Le era mancato anche fare vlog, sebbene i suoi amici li odiassero e quelli di Nelson li stressassero molto, apprezzavano anche loro i suoi contenuti. Che fossero molti era una bugia, ma, almeno quando era in viaggio, cercava di portare un po' di cultura su YouTube, raccontando vari aneddoti sui luoghi che visitava.

Con il pensiero di registrare il primo video dopo una settimana di essenza dalla pubblicazione, in realtà erano quattro giorni ma poco importava, si preparò molto velocemente.

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