Capitolo Tredici.

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17 luglio, ore 10:25
Sento il mio cellulare squillare e mi sveglio di soprassalto. Senza vedere chi sia rispondo e, con una voce assonnata, dico "pronto?".
"Ehi Emma, dormivi?" mi domanda una voce già conosciuta.
Ma chi è?
Guardo lo schermo del cellulare e leggo "Federico".
Oh cazzo, da quanto non la sentivo la sua voce calda!
"Ehm, cosa vuoi?" rispondo determinata.
"Voglio vederti per spiegarti tutto." dice triste.
"Scrivimi dopo, ora ho da fare." dico, per poi chiudere la chiamata.
Mi rimetto comoda sul mio letto e inizio a pensare. Si ricorda della mia esistenza solo ora? O avrà qualche altra scommessa da vincere? Anzi, io andrò all'incontro e gli dimostrerò che nessuno può mettermi i piedi in testa e mi può trattanere male, come ha fatto lui.
Ora però torno a dormire, ho così sonno che non riesco a tenere gli occhi aperti e sicuramente il risveglio non è stato dei migliori.

11:03
Francesco inaspettatamente mi accarezza il viso, facendomi svegliare di soprassalto.
Oddio, che paura. Cosa ci fa qui?
"Eri così bella." afferma.
"Mi hai spaventata Fra." dico ridendo.
In seguito, andiamo giù e trovo Natasha, così la chiamo in disparte e le racconto ciò che era successo prima con Federico.
Lei mi dice di andarci, così io mi convinco del tutto. Abbiamo sempre le stesse opinioni e gli stessi pensieri, wow! È rassicurante avere una persona con pensieri simili ai tuoi, senza sensi contrastanti.
In fondo mi manca Federico, ma non posso farci nulla e soprattutto non voglio stare male. Benjamin, poi, non l'ho più sentito e visto.
Mi è appena arrivato un messaggio e vado subito a leggere. È Federico e mi ha scritto "ehi bambola, alle 15:30 sono fuori casa tua". E come sa dove abito? Non sto capendo. Non gli rispondo e chiudo WhatsApp.
Ma poi "bambola"? Bleah!

15:32
Suonano al campanello e vado ad aprire. Trovo Federico e si, mi è mancato ma sicuramente più lo guardo, più mi viene da odiarlo.
"Ehi, dai vieni, usciamo." dice.
Esco e chiudo la porta, così iniziamo a camminare con il suo braccio che mi circonda il collo, ma io mi scosto subito dopo perché non voglio contatto fisico con lui. Pensare solo che la mia prima volta è stata con lui, mi fa venire i brividi.
"Sediamoci su quella panchina, così ti spiego tutto." afferma, indicando un punto del parco.
Non ho ancora detto una parola da quando ci siamo visti, ma decido di farlo ora.
"Perché sei venuto qui? Proprio ora, dopo tanto tempo?" domando fredda.
"Voglio chiarire." risponde, anche lui, freddo.
"E ti ricordi di me dopo un mese?" dico, sempre più urtata.
"Dopo fai le domande." afferma, iniziando a spiegare. Io lo guardo con occhi pieni di odio, ma rivedendo i suoi lineamenti non riesco ad odiarlo. Ha un viso bellissimo, ho tantissima voglia di baciarlo. Lui sta continuando a parlare, ma non ho capito nulla fino ad ora.
Sono sempre la solita sottona, cazzo!
Si blocca e mi guarda, così distolgo lo sguardo da lui e fisso le mie mani.
"Ti sono mancato?" domanda con un sorriso sul volto. Lo guardo e lui ricambia, ma non ho intenzione di dargli soddisfazione.
"Non hai capito nulla di ciò che ho detto, vero? Mi stavi fissando." afferma soddisfatto.
Lo guardo e l'odio si trasforma in mancanza, in amore.
No, no, no! Non deve andare così.

Un'estate di Noi | Federico RossiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora