11 - Capitolo 7.2

120 19 37
                                    

Gli occhi, scarlatti e felini, la stavano osservando dall'oscurità che li circondava. Guardavano proprio lei. Il buio la avvolse e le entrò dentro. Era già dentro di lei. Una donna gridò, disperata, e un nome venne uralto, da lontano, come un richiamo. Riuscì a distinguere il nome, tra le urla della donna. Era il suo. La stavano chiamando. E a urlare era proprio lei. L'oscurità l'aveva bloccata. Le faceva male ovunque e più si dimenava, più la morsa la stringeva e comprimeva.

«Sofia! Sofia, apri gli occhi. Subito!»

Ubbidì. Riconobbe la stanza e i volti di Astoria ed Eric. Era lui che la stava bloccando, tenendola ferma a terra. Tutto, però, era avvolto in una nebbia rossa, come se ci fosse un velo tra lei e ciò che osservava.

Smise di urlare.

«Lasciala» disse la principessa, china al suo fianco.

«Sei impazzita?» ringhiò Eric.

«Fa' come ti dico e basta.»

Sofia sentì la presa sulle braccia allentarsi e tornò a respirare normalmente quando il peso di Eric si spostò dal suo stomaco. Ormai aveva anche capito che ciò che colorava tutto di rosso non era né un velo, né una nebbia.

Voltò la testa verso la fonte di quella luce. La pietra era lì. Avrebbe potuto toccarla, se solo avesse allungato di più il braccio. E brillava, anzi pulsava. Della stessa luce scarlatta di cui erano fatti gli occhi che la perseguitavano.

Riuscì a voltarsi dal lato opposto e vomitò.

Eric la aiutò ad alzarsi e stendersi sul letto, rimanendo al suo fianco.

Le fischiavano le orecchie, aveva le vertigini ed era quasi certa che, di lì a poco, le sarebbe accaduto qualcosa di spaventoso. Quella pietra non aveva semplicemente reagito al suo tocco, aveva anche agito su di lei perché aveva avvertito qualcosa.

Le arrivavano voci indistinte di cui non comprendeva le parole. Una apparteneva ad Astoria, l'altra a un uomo che era entrato nella stanza.

«Cosa succede?» sussurrò. La gola le bruciava e avrebbe tossito, se solo ne avesse avuto la forza.

Eric la osservò, ma non rispose.

Sofia sentì la porta chiudersi e dei passi avvicinarsi.

«Perdonami, davvero.» Astoria le si sedette accanto e le prese la mano. «Dovevo farti toccare la pietra per capire. Ora so che siete legate e devo eseguire un incantesimo.» La guardò per un istante. «Sarò franca. Non sarà semplice e potrebbe essere pericoloso.»

«Ma io non voglio.» Si liberò dalla stretta della principessa e si alzò seduta, poggiando subito le mani sul letto per contrastare le vertigini. «Non posso. Non ora.» La voce era stridula.

Astoria la accarezzò e sorrise. «So che può sembrare troppo e che hai paura. Però devo sapere se dentro di te è nascosto qualcosa. Ricordi, poteri, qualunque cosa. E non abbiamo molto tempo.»

«No, aspetta.» Sofia chiuse gli occhi e indietreggiò, strisciando, fino a urtare con la schiena contro cuscino e testiera di legno. Tirò a sé le ginocchia. «Non posso. Basta.» Scosse la testa. «Lasciatemi in pace!»

Astoria le si avvicinò, inginocchiata sul letto, e le prese il viso con entrambe le mani costringendola a fermarsi. «Guardami e ascoltami. Devo entrare nella tua mente, ora.»

«No. Per favore» piagnucolò.

«Devo trovare qualcosa, che sia anche una flebile traccia, qualunque cosa possa dirmi chi sei o almeno a cosa sei legata. Solo così potrò aiutarti. E ti giuro che ti aiuterò. Mi hai capita?»

Gli occhi grandi e azzurri di Astoria dicevano il vero, così sentiva Sofia. O forse voleva soltanto affidarsi a qualcuno.

Annuì e il respiro cominciò a calmarsi, anche se i battiti del cuore sembravano più simili a un uccellino in gabbia che tentava di volare via, invano.

«Molto bene.» Astoria le teneva ancora il viso tra le mani ma aveva gli occhi chiusi. «Resta ferma così. Presto avvertirai la mia presenza nella tua mente. Devi restare calma e assecondare la direzione dei tuoi ricordi. Dimmi che hai capito ciò che ti ho detto.»

Inspirò. Se era riuscita a toccare quella pietra e a sopravvivere sarebbe riuscita anche a sopportare che qualcuno le frugasse nella mente.

«Sì, ho capito. Ma cosa potrebbe accadere se io...»

«Non sarà piacevole, ci sono già passata. Quindi assecondami. Chiudi gli occhi e concentrati. Eric, non permettere a nessuno di interrompermi. Ora comincio.»

Sofia ubbidì e avvertì subito la presenza dei pensieri della principessa. Erano affiancati ai suoi e la conducevano lungo un percorso obbligato, dal quale sapeva che non sarebbe riuscita a deviare. Rivide la pietra pulsare e sentì la mente di Astoria avvolgerla e poi rilasciarla, riuscendo così a tranquillizzarla. Rivide i dubbi che l'avevano attanagliata, gli occhi felini che la osservavano dalle travi di legno, il racconto sul suo ritrovamento fino al risveglio in quella stanza e l'incubo con cui tutto era cominciato. Dopo c'era il vuoto. Le due menti restarono sole.

Tenterò di scendere ancora più in profondità. Era il pensiero della principessa che la sfiorò come una leggera stretta di mano. La trasportò in diverse direzioni, senza uno schema preciso perché non c'erano punti di riferimento a guidarla.

«Sofia. Sofia. Puoi aprire gli occhi.» La voce era molto più forte, proveniva da dentro e da fuori della sua mente.

Si ritrovò nella stessa posizione di prima. Solo che Eric guardava la porta e aveva i pugni serrati.

Sofia deglutì e si rivolse di nuovo ad Astoria. «Cos'hai trovato?»

«Tu cos'hai visto?» chiese, invece di rispondere, sollevando le sopracciglia.

Sofia sospirò. Domande, dubbi, paure. Si affollavano tutti dentro di lei, sgomitando per prevaricare l'uno sull'altro.

«Ho rivisto tutto, a ritroso, fino all'incubo prima di risvegliarmi.»

Astoria scosse la testa e abbassò, per la prima volta, lo sguardo. Lo lasciò vagare sui semplici intrecci di cui era adornato il tessuto della coperta.

«Madre luminosa. Avrei giurato che qualcosa avrei trovato. Ma credo di dover ringraziare la Dea se ne siamo uscite entrambe illese. L'incantesimo che ho eseguito non è...»

La porta si aprì ed entrò un uomo robusto, dai capelli ricci, ancora scuri ma già striati dal tempo. Si fermò lasciando la porta aperta e chinò appena il capo.

«Vostra Altezza, sono qui su ordine del principe Alessandro.»

Astoria, ancora inginocchiata sul letto, le prese la mano e le si avvicinò. «Quell'uomo è Kareikos, non ti farà del male ma è stato incaricato di portarti da Areina, la maga di corte.»

Sofia scosse la testa. Si era appena abituata all'idea di restare con Astoria e già veniva affidata a estranei. «Non posso restare qui?»

«Non dipende da me, Sofia.» Le spalle della principessa s'incurvarono verso il basso, lo sguardo triste. «Mio padre e mio fratello si fidano di lei, non preoccuparti.»

Eccole. Le sue paure erano diventate realtà.

Rosso Sangue [COMPLETA]Where stories live. Discover now