27 - Capitolo 14.3

93 11 69
                                    

Erano più vicini di quanto pensasse, dopo tutto, perché ricordava dalla mappa che il mare non doveva essere molto distante dal tempio. Avevano camminato poco e in salita ed era ancora possibile sentire il verso dei gabbiani accompagnato dal suono delle onde che si frangevano contro una scogliera, proprio come accadeva quando passeggiava vicino Castelnovo. Era abituata a viaggiare e restare lontana da casa, ma le mancavano i corridoi del castello, l'odore della pietra e quello delle pergamene che le teneva compagnia nelle lunghe giornate di studio in biblioteca.

«Eccoci arrivati, visto che avevo ragione?» Raziel era davanti a tutto il gruppo, con un braccio alzato nella direzione del tempio.

La facciata era scolpita nella pietra bianca del costone roccioso che ne faceva da struttura. Aveva due alte colonne e un drago era inciso nella parte più alta. Non aveva idea di quanto grande fosse l'ambiente all'interno, perché non ci era mai stata. Invece l'esterno era circondato dalla vegetazione del luogo, tranne lo spazio davanti alla facciata e al quale si arrivava dal sentiero: era ricoperto di polvere bianca come la pietra di cui era costituito il tempio.

Astoria non riusciva a ingoiare e trovava difficile anche fare un respiro profondo, di cui però sentiva la necessità.

«Ehi, non ci starai ripensando, vero?» chiese Eric poggiandole una mano sulla spalla. «Perché abbiamo fatto tanta strada e ormai sono anche curioso di sapere come va a finire.»

Finalmente riuscì a inghiottire e a fare il profondo respiro che agognava. Certo che non ci avrebbe ripensato. Sarebbe andata fino in fondo. Per Sofia. E per il regno. Troppe persone dipendevano da quanto sarebbe accaduto una volta varcata quella soglia. «Andiamo.»

Avrebbe voluto prendere la mano di Sofia, che le si trovava di fianco. Allungò un po' le dita, ma non la trovò e non cercò di capire, voltandosi, se si fosse allontanata o semplicemente erano troppo distanti.

I passi cominciarono a echeggiare nella sala lastricata della stessa pietra di cui erano costituite le mura. C'erano dei bracieri accesi che illuminavano l'interno riempiendolo dell'odore forte del cisto.

Ci siamo.

Fermarono i propri passi solo in fondo alla sala, dove una tenda blù ondeggiava lenta, come sospinta da una brezza della quale, però, Astoria non avvertiva la presenza. Lanciò un'occhiata a Sofia, aveva lo sguardo fisso sulla stoffa che avevano davanti.

«Ora che si fa?» chiese Eric, e il suono della sua voce rimbalzò sulle pareti.

«Aspettiamo» sussurrò la principessa, passandogli una mano sul braccio.

La tenda si agitò di più e tra le sue pieghe comparve una donna. Portava un abito senza maniche, blù e lungo fino ai piedi scalzi. Anche i capelli erano lunghi, neri e lisci. Lei era giovane, troppo per essere un oracolo, almeno per quanto si aspettava Astoria, perché in realtà non ne aveva mai visto uno. Fino a quel momento non sapeva neanche che tipo di persona si sarebbe trovata davanti. Sempre che l'Oracolo fosse proprio lei.

La donna avanzò, senza produrre rumore, e si fermò a pochi passi da loro. Era alta. Li osservò, uno a uno, lasciando per ultimo Raziel. Incurvò le labbra verso il basso e disse: «Tra queste mura regnano la Luce e la pace. La guerra è terminata da molto tempo, perché sei qui?»

Questa non se l'aspettava. Si voltò verso il demone, che non stava sorridendo, ma si portò una mano al petto e fece un inchino. «Infatti non sono venuto per combattere, venerabile Elkhiffa. Attualmente svolgo il compito di semplice guardiano.»

Il cuore di Astoria si fermò. Quindi era vero. Raziel era fin troppo coinvolto nella faccenda e a giudicare dalle parole udite, forse non era stata una buona idea consultare l'Oracolo portandoselo dietro. Avvertì qualcuno stringerle la mano, era Sofia. Voleva tranquillizzarla, in fondo si trattava di lei, della sua vita, e le rivolse un sorriso, sperando di apparire più serena di quanto non fosse in realtà.

Rosso Sangue [COMPLETA]Where stories live. Discover now