II

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C.

Le prime luci della sera iniziano a illuminare timidamente la città, mentre i raggi del sole accarezzano per gli ultimi istanti i profili dei palazzi, le fronde piene degli alberi, il viso delle persone che camminano a passo svelto per tornare a casa dopo una giornata di mare. Stralci di vita indistinti che scorrono veloci attraverso i vetri della mia auto, così inafferrabili, così distanti da me.
Non riesco a provare altro che indifferenza per questo luogo che non mi appartiene più, un luogo ormai seppellito nei meandri più reconditi della mia anima.
Ammesso che io un'anima ce l'abbia.

«...e per soli 2.99 $ in più potrete ricevere in regalo il meraviglioso servizio da tè e il fantastico vassoio...»
'Possibile che in questa cazzo di radio passino solo pubblicità?! Una stramaledetta canzone ogni tanto non la mettono manco a pagarli!' sbraito tra me e me, pigiando in maniera forsennata il pulsante per spegnere quell'aggeggio infernale.

Osservo nello specchietto retrovisore la mia vena pulsare gonfia sul collo: sono furioso.
Da giorni non riesco a chiudere occhio, colmo come sono di rabbia, amarezza e risentimento, il tutto condito da una ragguardevole dose di caffeina. Non posso credere a tutto ciò che è successo nelle ultime 36 ore, non posso credere che lei lo abbia fatto, non di nuovo! Scuoto la testa lentamente, rassegnandomi a soccombere sotto il peso di questa situazione.

Decido di dare un'altra possibilità alla radio, sperando che possa zittire il mio cervello per qualche minuto. Canzoni vuote che richiamano l'estate continuano a susseguirsi una dopo l'altra...odio questo genere di musica, senza senso, senza scopo, se non quello di dare una scusa alle ragazze per muovere il culo in discoteca.
Eppure una volta ero io il primo ad ammirare quei culi.

Scaccio quel pensiero scomodo cercando di concentrarmi sul paesaggio che cambia velocemente man mano che macino chilomentri...gli ultimi tratti della città vengono inghiottiti da una vegetazione sempre più fitta, florida e di un verde brillante.

L'asfalto lascia il posto ad una stradina disseminata di buche che fanno sobbalzare l' auto, mentre sporadiche case di villeggiatura spuntano di tanto in tanto con i loro colori pastello e i loro porticati bianchi.
Ed ecco, all'improvviso lo vedo: intenso, inafferrabile, impossibile da catturare con gli occhi. Una distesa blu che muta colore col mutare del cielo si estende alla mia sinistra, torbida e dotata di vita propria, che muore con ogni onda che si infrange contro la sabbia dorata e rinasce dopo qualche secondo per poi morire ancora, in un circolo vizioso e infinito.

Il verde, le case, il mare...tipica cartolina di una giornata di fine agosto. Ma tutto ciò che riesco a pensare è che voglio andare via il prima possibile. Ancora dieci minuti in quest'auto e inizieró a dare di matto, mi sembra di guidare da giorni ma in realtà sono solo un paio d'ore. Il caldo torrido aumenta la mia insofferenza.

Sono sul punto di frenare, fare inversione e di andarmene da questo dannato inferno, quando finalmente vedo un cancello grigio antracite in lontananza, che si spalanca non appena mi avvicino con l'auto. Mi stavano aspettando.

«Buonasera Mr. Anderson» dice con un sorriso un uomo di mezza età in completo scuro aprendomi la porta dell'enorme villa.

«Buonasera Richard, sono contento di rivederti» rispondo e lo abbraccio con affetto.

«Posso prendere i suoi bagagli?» chiede l'uomo con un leggero imbarazzo e ricambiando a stento il mio gesto.

«Richard, mi conosci dai tempi in cui portavo il pannolino e ancora mi dai del lei e ti imbarazzi per un abbraccio?»

«Non sono imbarazzato, Mr. Anderson» risponde poco convinto.

«Certo, come quella volta che sei quasi svenuto perchè mia mamma ti ha salutato con un bacio sulla guancia» continuo io, ridendo al pensiero. Anche Richard sorride, non può negare che sia successo.

Ho così tanti bei ricordi legati a questa casa, o almeno li avevo. Sono momenti che appartengono ad un'altra vita, lontana anni luce, e il loro riaffiorare con prepotenza mi fa venire voglia di andarmene all'istante.

«Allora, i suoi bagagli signore?»

«Nessuna valigia, solo un borsone, non ho intenzione di restare per molto» dico, quasi bruscamente, mentre il sorriso mi muore sulle labbra.

«Quanto ha intenzione di fermarsi, se posso chiedere?» domanda Richard, agrottando le sopracciglia e rivolgendomi uno sguardo confuso.

«Riparto tra due giorni» sentenzio, con un tono che non ammette repliche.

I fiori non crescono al buio Onde histórias criam vida. Descubra agora