60. Se saprai starmi vicino

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Luce

Il giorno successivo mi sveglio con il rumore della pioggia che batte contro il vetro della finestra. Fuori è già giorno, allora mi strofino gli occhi con le mani e mi prendo alcuni secondi per svegliarmi meglio. Mi volto alla ricerca di Sebastian, ma scopro che non c'è nessuno, dall'altra parte del letto. Non essendo la prima volta che succede, mi metto seduta con la schiena contro la testiera e mi guardo intorno. Noto subito qualcosa che attira la mia attenzione, tra le coperte. E' un fogliettino di carta, scritto a mano. Lo prendo in mano e lo leggo.

Sorrido leggendo queste parole ed esco dalla stanza alla ricerca di Sebastian

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Sorrido leggendo queste parole ed esco dalla stanza alla ricerca di Sebastian. Mi avvicino alla stanza degli ospiti — ovvero la mia — e inizio a sentire dei rumori. Penso che Sebastian sia in bagno, perché quando entro in camera, trovo la porta chiusa e sento che la doccia è accesa. Così mi corico sul letto, rileggendo quello che c'è scritto sul foglietto che ho ancora in mano.

Quando Sebastian esce, non nota subito la mia presenza. Nella stanza c'è ancora abbastanza buio, inoltre penso che lui mi creda ancora nell'altro letto, addormentata.

«Buongiorno Seb.» Dico io, mentre lui volta il viso nella mia direzione. Indosso ha il mio accappatoio, con il cappuccio sulla testa.

«Buongiorno Luce, ti è piaciuta la poesia?»

«Tantissimo, ma come mai che ti sei messo a scrivermi poesie? Ispirazioni mattutine?» Lui si siede vicino a me e io gli appoggio il viso alle ginocchia. L'accappatoio mi solletica le guance e qualche goccia di acqua mi cade in faccia.

«In verità, questa mattina stavo pensando a noi e mi è venuta in mente questa poesia. L'ho letta una volta da qualche parte, ma mi ricordavo solo alcuni versi, perciò l'ho cercata su Internet e l'ho scritta. Non volevo disturbarti, allora sono venuto qui a fare la doccia.»

Sebastian mette una mano tra i miei capelli e li accarezza, mentre io mi rilasso, sotto il suo tocco delicato. I capelli sono il mio punto debole e lui lo sa. Voglio dire, se qualcuno prende la spazzola e inizia a pettinarmi, rimango imbambolata come un gattino che fa le fusa, mentre gli fanno le coccole.

«Hai dormito bene?» Mi chiede Sebastian, non smettendo di massaggiarmi la testa. Io non capisco più niente, mi sto letteralmente sciogliendo tra le sue mani.

«Mhm, sì. Molto.» Parlo a monosillabi, perché sento i brividi sulla schiena; quasi come se un gigantesco pennello fatto di piume mi stesse sfiorando la pelle di tutto il corpo.

Vorrei stare così per tutto il giorno, ma purtroppo Sebastian mi dice che dobbiamo andare «Ho avvisato il mio pilota d'aereo che saremo là entro un'ora e mezza. Devo andare a Maranello per sistemare una cosa, però dopo potremo andare a casa fino a venerdì. Andiamo a casa, Luce?»

Io sorrido e sussurro «Sì, andiamo. Anche se mi piaceva lavorare qui.»

Sebastian mi prende il viso tra le mani e mi accarezza il mento «Ho già pesato a un'alternativa, tranquilla. Non ti dovrai preoccupare più di niente, non lascerò che qualcuno o qualcosa di più grande di noi ci separi di nuovo.»

Luce || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora