8. Sinonimi e contrari della parola odio.

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Non c'era mai stato così tanto silenzio tra Rose e Dominique Weasley come in quel preciso istante.

I corridoi che stavano percorrendo e che le avrebbero portate al portone d'ingresso sembravano non finire mai, ad entrambe pareva di star camminando da ore e non soltanto da qualche minuto.

Dominique contava mentalmente ogni singolo passo che faceva, evitando con tutta se stessa di permettere al proprio cervello di metabolizzare che cosa stesse realmente per accadere.
Rose d'altra parte non faceva altro che pensare, convincendosi ripetutamente che tutto ciò che stava facendo era solo nell'interesse di sua cugina: una volta conosciuto il vero Jace, e non quello spavaldo e irritante che Dom odiava, finalmente cambiato opinione su di lui: non che non lo stesse già facendo – pensò ancora la Grifondoro – dal momento che oramai non sembrava aver più voglia di staccargli la testa.

« Rosie, dì qualcosa ti prego. Altrimenti torno indietro, giuro. »

Fu la Corvonero a rompere quel silenzio terribilmente imbarazzante che si era creato tra loro, arrestandosi fermamente sul posto.
« Io, ecco... il rosso ti dona, Dom! »
Negli occhi della Grifondoro era inevitabile scorgere quanto fosse persa; non che non volesse andare effetivamente a questo pseudo appuntamento – certo, non che stesse proprio morendo dalla voglia di andarci – semplicemente non sapeva cosa dire.
E con la deludente risposta che diede, Dominique si rese conto che a non avere la più pallida idea di cosa stessero facendo erano in due.

A Rose non erano mai mancate le parole. Aveva sempre avuto qualcosa da dire, perfino quando il mal di gola le portava via l'ultimo filo di voce che le era rimasto.

Eppure uno stupido sabato pomeriggio l'aveva resa muta.
Dominique sospirò, il fatto che una delle persone più forti che conosceva stesse reagendo in quel modo non la rassicurava per niente.
Riprese a camminare timidamente affianco alla cugina, stringendosi dentro al mantello che si era messa prima in vista dell'uscita, in un disperato tentativo di confortarsi da sola.
Svoltarono l'angolo e questa volta fu Rose a fermarsi di colpo; la Corvonero seguì prontamente i suoi movimenti e le fu presto ben chiaro il motivo di quel gesto: proprio sotto i loro occhi si estendeva l'enorme scalinata d'ingresso del Castello e due figure impossibili da non riconoscere si ergevano con tutta fierezza davanti al Portone.

Convinte di non essere ancora state viste, rimasero ad osservarli immobili per qualche secondo: Jace Steel camminava nervosamente da una parte e dall'altra, battendo incessantemente una mano su una gamba e farneticando parole indefinite tra sé e sé; d'altro canto Scorpius Malfoy se ne stava poggiato contro un muro con le braccia incrociate al petto e l'espressione più corrucciata di sempre.

Rose si rese conto che quella era la prima volta che vedeva il biondo Serpeverde esprimere in viso qualcosa di altro rispetto ad una perfetta e odiosissima impassibilità e sicuramente rimase un po' troppo a lungo a stupirsi di quella scoperta, perché improvvisamente gli occhi grigi e scrutatori di Scorpius la stavano fissando dal basso della scalinata e tutto ciò che era dipinto sul suo volto poco prima era definitivamente scomparso.
La Grifondoro sussultò, era stata letteralmente beccata a fissare quello che tanto proclamava essere il suo peggior nemico, e dal suo stesso peggior nemico per giunta.

Scrollò le spalle, come a volersi rassicurare che ciò non significava assolutamente nulla, e allungò una mano per stringere quella di sua cugina Dominique, conscia che al momento fosse lei quella ad avere più bisogno di un minimo gesto di conforto; cominciò a scendere quei numerosi scalini che l'avrebbero portata dai due ragazzi, stampandosi in viso l'espressione che più gridava sicurezza che riuscisse ad avere al momento, portandosi dietro quasi fosse una bambina una Dom più che incerta.

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