1 · Craving

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Appena un passo oltre il cancello, alzò le braccia al cielo e urlò.

«Che rottura queste lezioni!»

«Abbassa la voce!»

«Taci Armin, tu non puoi capire.»

«C'ero anche io in aula con te, ricordi?»

«Certo, ma non eri in quella di ieri e non sarai in quella di domani!»

Il biondo alzò gli occhi al cielo, sistemandosi lo zaino sulle spalle. Di nuovo quella storia. Stanco di sentir ripetere sempre le stesse frasi, gli stessi discorsi e le stesse lamentele, rimase in silenzio, sperando che questo bastasse a calmare il suo amico, a scoraggiare la sua improbabile serie di proteste.

Non bastò.

«Tutto questo è solo un assurdo spreco del mio tempo! Voglio dire, ho quindici anni e non conosco ancora la mia dinamica, già è patetico così!»

«Non è patetico, Eren» Armin fece un tentativo di consolarlo.

L'altro proseguì, come se non avesse aperto bocca.

«Ma addirittura rigirare il coltello nella piaga, facendomi partecipare ai corsi informativi di tutte e tre?! Sarebbe molto più sensato farmeli saltare e poi assegnarmi ad uno solo!»

«Questi corsi sono di preparazione, Eren. Hai bisogno di sapere cosa accadrà al tuo corpo a seconda che tu sia un Alpha, un Beta o un Omega. E soprattutto, ti fa bene sapere cosa accadrà a quello degli altri. Per prepararti a qualsiasi eventualità.»

Armin aveva ripetuto quelle parole così tante volte che ormai suonavano meccaniche perfino nella sua testa. Eren, di nuovo, non diede alcun segno di averlo sentito.

«E per quante volte l'abbia detto ai miei genitori, non hanno mai voluto saperne di andare a parlare con la scuola e sostenere la mia idea!»

Armin accolse con gioia l'arrivo dell'incrocio che separava le loro strade. Diede un'amichevole botta sulla spalla al suo migliore amico ed imboccò la via di sinistra. Eren proseguì dritto.

Calciò tutti i sassi e le lattine che trovò sulla propria strada, maledicendosi. Non è che non si rendesse conto di essere noioso e ripetitivo. Lo sapeva, eccome, ma proprio non riusciva a tacere quando quel tasto veniva toccato. Essere l'unico ragazzo della sua classe, anzi del suo intero anno, a non aver ancora sviluppato una dinamica era una maledizione ed una benedizione insieme, c'erano pareri discordanti al riguardo. Sicuramente però, Eren se ne vergognava.

Tutti i bambini sognavano, da piccoli, di diventare forti Alpha, in grado di farsi rispettare e trovare il proprio mate, il compagno per la vita. L'anima gemella l'avrebbero definito i più romantici. In realtà Eren sapeva bene che c'era ben poco di spirituale, nel rapporto tra due mate. Era più che altro questione di chimica, ormoni, compatibilità ed altre parolone difficili da tenere a mente.

Suo padre era un medico. Un Alpha forte ed ammirato e non aveva mai fatto segreto ad Eren di tutte quelle cose da adulti che molti si ostinavano a nascondere, trattandoli come tabù.

«La sessualità» diceva sempre «è come una bomba. È inutile ignorare la miccia che si accorcia sempre di più, fino a farcela esplodere in mano. È molto più saggio seguirne il corso e fare in modo che esploda in sicurezza.»

Forse era un paragone un po' forte, ma Eren l'aveva sempre trovato calzante e Grisha aveva risposto ad ognuna delle sue domande con la cura e le informazioni che la mente di un bambino erano in grado di accettare ed elaborare, senza mai fargli assaggiare il sapore amaro del rifiuto e dell'ignoranza.

Da Grisha aveva imparato che il mondo era diviso in maschi e femmine, ma anche in Alpha, Beta e Omega. Aveva imparato che i Beta superavano di dieci a uno le altre due dinamiche e che esistevano maschi e femmine per ognuna, anche se i maschi Omega e le femmine Alpha erano piuttosto rari.

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