7 · ...and Beyond

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Arrivato in cima alla scalinata, Levi si fermò, aggrottando la fronte.

Le luci in casa erano accese e non avrebbero dovuto esserlo. Controllò l'ora, tanto per avere conferma di qualcosa di cui già era sicuro: non era in ritardo.

Aprì la porta ed i suoi polmoni vennero immediatamente invasi dal profumo di Eren, familiare e rassicurante. O lo sarebbe stato, se in quel momento tutto nella fragranza di quegli ormoni non avesse urlato quanto l'Omega fosse nervoso.

«Eren?» domandò, ma non ci fu alcuna risposta.

Liberatosi da giacca e valigetta, l'uomo si avventurò nella casa. Ogni stanza era buia tranne la camera da letto dalla quale, attraverso uno spiraglio della porta, fuoriusciva la luce tenue del lampadario. Quando vi entrò, trovò Eren sdraiato nel centro del loro letto, abbracciato al cuscino dell'Alpha, il viso affondato nella stoffa morbida. Levi annusò l'aria.

Non c'era alcuna traccia di dolore o debolezza, nel suo odore. Non era malato, quindi... doveva essere successo qualcosa che l'aveva convinto a non andare a lavorare.

Lasciò le scarpe sulla soglia e salì sul letto, con delicatezza. Gli occhi di Eren tuttavia si spalancarono subito ed il ragazzo si mise seduto, guardandolo con un misto di sorpresa e spavento.

«Quando sei-?!» si interruppe per cercare un orologio.

«Giusto ora.»

«Oh... Non ti ho sentito.»

«Dormivi?»

«Pensavo» rispose, sedendosi a gambe incrociate. Poi, guardandolo, sbuffò.

Qualcosa, forse l'istinto, forse il fatto che conosceva il suo compagno troppo bene, gli suggerì che quei pensieri sarebbero presto stati condivisi.

Si mise comodo, prima di slacciare la cravatta e abbandonarla dal lato vuoto del letto. Chiuse gli occhi, per riposarli qualche momento dopo ore ed ore passate a fissare lo schermo di un portatile.

«Ed ha a che fare con il fatto che non sei andato al lavoro?»

«No, con la visita che ho fatto oggi da mio padre.»

Levi riaprì gli occhi, cercando il suo sguardo.

«Ovvero...?»

«Non ho mai avuto più di una settimana di ritardo nel calore, Levi. Sono andato da papà, ha detto che è tutto a posto. Non sto male, non ho niente che non vada...»

«Beh, questo è fan-»

«Aspetto un bambino.»

Levi lo guardò in silenzio per una manciata di secondi, che sembrò infinita. E forse lo era davvero, poiché i due continuavano a guardarsi senza parlare, come congelati nel tempo.

«Aspettiamo, un bambino» decise di correggersi l'Omega, stringendosi le braccia davanti al petto. «I-Il concepimento è di luglio, dell'ultimo calore...»

Levi osservò in silenzio il viso del ragazzo, che ora aspettava una risposta, teso e preoccupato. Poi lo abbassò, osservandogli la pancia. Sotto la maglietta di scorgeva un leggero rigonfiamento, ma mai avrebbe pensato di attribuirlo ad una gravidanza. Aveva visto Hanji, solo un anno prima ed il modo in cui il suo corpo si era gonfiato senza alcun controllo fin dal secondo mese. Eren era al terzo.

«Sei sicuro?» chiese e quando tornò ad incrociare lo sguardo del suo compagno, notò un'espressione molto diversa.

Eren aveva perso ogni traccia di preoccupazione o timidezza, sostituendo entrambi i sentimenti con un irritato fastidio.

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